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Prelati monferrini (4)

Federico del Monferrato, monsignore e vescovo, figlio di Guglielmo il Vecchio (ricerca di Aldo Timossi)


Sarà per via del cognome aulico, Paleologo, sarà per essere figlio di marchese famoso, Guglielmo V del Monferrato, o sarà per sue intrinseche doti. Sta di fatto che Federico del Monferrato, monsignore e vescovo a fine ‘200, è citato in molte cronache dei secoli scorsi.

Nella cronotassi della diocesi di Alba - una delle più antiche, primo pastore San Dionisio o Dionigi nel 350 – 355 - è inserito come “vescovo menzionato nel 1180 circa”, tra un Ottone (almeno fino al 1177) e un Bonifacio (prima del 1185).

Il padre Guglielmo, conosciuto anche come “il Vecchio”, è marchese monferrino per lungo tempo, dal 1137 al 1191. Dal matrimonio con Giuditta di Babenberg, figlia di Leopoldo III, margravio d’Austria (proclamato santo nel 1485), nascono cinque figli maschi e tre femmine, forse una quarta definita come “N.N.”.

Due fratelli, Corrado e Bonifacio, si occupano del governo marchionale; un terzo, Ranieri, viene accasato a Costantinopoli con Maria, figlia di Manuele Comneno, imperatore d’Oriente; Guglielmo detto Lungaspada ha un buon matrimonio con la principessa Sibilla di Gerusalemme.

A Federico, per vocazione o per scelta famigliare tocca la carriera religiosa. La prima notizia su di lui si trova negli “Annales cremonenses”, redatti a fine ‘200 da Sicardo vescovo di Cremona. Non deve stupire che si citi la famiglia di Guglielmo il Vecchio tra eventi cremonesi; Sicardo ha partecipato alla Crociata del 1201-1204 guidata da Bonifacio, fratello di Federico! Ricorda che “Fredericus clericali cingulo militabat”, vestiva l’abito religioso, e aggiunge che ha fatto più grande la sua famiglia, arrivando all’ordine episcopale, pur se avrebbe preferito qualcosa di più “marziale”.

Dunque è certo che sia vescovo. Dove e quando? Un testo importante come “Italia sacra”, opera di Ferdinando Ughelli a metà ‘600, facendo la lista dei pastori albesi lo ignora, passando da un Bonifacio del 1188, a un Gerardo, quindi Ogerio e Bonifacio II. Il trinese Andrea Irico, autore a metà ‘700 del “Rerum patriae”, fa cenno di Federico come vescovo, aggiungendo però “putamus post Gerardum”, crediamo dopo Gerardo ((menzionato nel 1191). Le “series episcoporum” di Pio Gams (1873), citano un “Fredericus” dal 1193 al 1197.

Ancora due conferme di Federico vescovo, nella seconda metà dell’800. Il “Dizionario corografico” di Guglielmo Stefani cita “Federico entrato negli ordini sacri, che divenne vescovo d’Alba”; trattando della famiglia di Guglielmo il Vecchio, Cornelio Desimoni esclude un’ipotesi che lo vorrebbe confondere con il cardinale Ottone di Monferrato o da Tonengo (V. Monferrato 12 aprile), quindi propende per l’ipotesi di vescovo albese. Qualche argomento in più, ne “Gli antichi vescovi d’Italia” di Fedele Savio, 1898: “Se veramente Federico fu vescovo d’Alba, sembra che si debba collocarsi qui verso l’anno 1180, in cui suo fratello Ranieri diventava a Costantinopoli sposo di Maria (…), non prima di Ottone, poiché sarebbe stato troppo giovane, non dopo Bonifacio poiché avrebbe avuto un episcopato troppo breve”. Sarebbe, forse, la conferma della cronotassi: episcopato di 5-6 anni, tra il 1178/80 e il 1184.

Per questo giovane vescovo monferrino, oggetto di tante ipotesi che rischiano di confondere chi legge (e chi scrive), vale forse il giudizio dato da Leopoldo Usseglio nella sua opera (1926) che tratta dei Marchesi di Monferrato in Italia e Oriente: aspettiamo “che meglio ci illumini l’avvenire”!

Aldo Timossi (4 continua)