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Colombotto Rosso al Castello

Retrospettiva a cura di Milena Zanellati - Maestose e coinvolgenti le grandi chine su fondo oro

E' stata inaugurata venerdì nelle sale Chagall al Castello di Casale la mostra retrospettiva dedicata al grande maestro piemontese Enrico Colombotto Rosso, dal titolo “ Il rosso e l’oro: i colori del vino nell’arte di Colombotto Rosso “.

La mostra allestita in collaborazione con il comune di Pontestura è una raccolta di una ventina di opere che fanno parte della collezione museale donata dall’artista al paese nel 2003.

La vernice è stata presentata dalla curatrice Milena Zanellati e dall’assessore alla cultura Gigliola Fracchia, che hanno ricordato l’importanza del grande maestro nel panorama artistico nazionale definito dalla critica uno dei più grandi surrealisti del secondo 900.

Tra i presenti anche l’assessore all’agricoltura Daniela Sapio, l’artista casalese Laura Rossi che espose con lui in alcune mostre storiche di surrealisti a Casale negli Anni Sessanta, Piergiorgio Panelli amico del maestro e primo curatore della collezione museale di Pontestura, il sindaco di Casale Federico Riboldi, il sindaco di Pontestura Franco Berra, il vice sindaco Massimo Coppo, Giuliana Bussola, critica d’arte. 

Tra le opere esposte troviamo l’olio “Le calle “ del 1987 metafora perfetta della sua ricerca onirica che scava nel mistero insoluto fra le dimensioni assolute vita e morte, luce e buio. Nel raffinato allestimento delle sale ci troviamo di fronte a capolavori dalla grande intensità Come "L'uomo seduto sui teschi “ del 1997 che racconta l’introspezione e la fragilità umana di fronte alle sofferenze assurde come la guerra , un opera che racconta il Novecento ma anche il nostro quotidiano.

Citazione per la dolcezza della “Figura con farfalla” dove il prestigioso segno del maestro con un voluto rosso sanguigno ci racconta il dialogo profondo con la bellezza,dove nella sua metamorfosi primordiale regala ai suoi esseri perfetti androgeni l’eternità la simbiosi con le anime animalesche con i quali si confrontano e compenetrano in una mimesi idillica in un abbraccio di forme e di sogno speranza di una rinascita che passa anche dal cromatismo rosso, metafora di una nuova vita di una nuova terra fertile che possa cantare la purezza vera di un uomo nuovo, un uomo che amava la sfida della verità del tempo e sino all’ultimo la cercava nella bellezza della sua arte, paradossalmente buia ma luminosa di vita, urlata a volte in un linguaggio alchemico ma anche alla ricerca come negli antichi egizi della verità perfetta dell’anima infinita.

Maestose e coinvolgenti le grandi chine su fondo oro dove dentro una metamorfosi quantistica di enigmatica spazialità troviamo la viscerale immagine dell’anima umana, descritta quasi in un testamento ancestrale della creatività del maestro Enrico Colombotto Rosso. Nell'opera dell'artista lo spazio della vita deforma ma a volte addolcisce i segni del tempo che vengono raccolti con percezione straordinaria plasmando i corpi sino a spogliarli della loro superficialità, penetrati nelle loro debolezze. E' un grido di dolore che implode sino ad una scarnificazione che si trasfigura in sensibilità lirica assoluta. Una liricità riconosciuta in una produzione pittorica raffinata e unica, lasciando una traccia importante nella storia dell’arte, riconosciuta da critici del calibro di Giovanni Testori, Marco Rosci, Janus, Vittorio Sgarbi, ma soprattutto da chi ama il segno della verità mai scontata ma sempre libera di cercare nuova bellezza.

Sino al 25 settembre sabato e domenica 10/13 -15/19.

Piergiorgio Panelli

FOTO. Brindisi inaugurale al Castello (f. Luigi Angelino)