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Morano, San Pietro, che la chiesa riapra

Da Agnani Aldo Timossi, moranese Doc

Non so quanto, e se, possa essere strano, apprezzare i pur pochi “gioielli” del proprio paese, quello dove sono le radici, trovandoti a vivere in luoghi, come Roma o la città papale di Anagni, dove ogni strada parla di storia, in ogni isolato ti imbatti in architetture dell’epoca antica, medievale, rinascimentale. Una ricchezza enorme di beni e reperti...

A me capita di apprezzare i pochi. E mi riferisco a Morano sul Po, dove nacqui a pochi passi dalla cappelletta di Sant’Antonio, al fondo del Viale Stazione.

Così, aprendo sul pc, puntuale appena dopo la mezzanotte di lunedì 31 ottobre, l’edizione on line de “Il Monferrato” – lo faccio sempre, anche ogni giovedì, fruendo di un servizio che merita la massima approvazione – è con viva sorpresa e gran piacere che ho visto, in prima pagina, la bella foto a colori del trittico “Madonna con Bambino e Santi”, all’interno della chiesa di San Pietro Martire. Grazie alla coppia Angelino-Roggero, che ha voluto ancora una volta tornare a Morano, per la puntata 632 dei loro “Viaggi d’autore”!

Il piacere non è solo quello, un poco campanilistico, di vedere un “pezzo” del proprio paese, un bene architettonico del quale andiamo giustamente fieri, da me fotografato dentro e fuori decine e decine di volte, come immortalo - con la fotocamera dello smarphone ormai è comodissimo - altri scorci di qualsivoglia pregio, che parlino del passato, come settimane fa ebbi a immortalare un vecchio paracarri in granito, lungo la strada per Due Sture! Il piacere è anche quello di ricordare momenti e persone del passato, che con quel bene hanno avuto a che fare.

San Pietro Martire mi ricorda subito una figura che definire amica è ancora poco. Il “Fredo”, Alfredo Ferrari, per il quale è venuta anzitempo la “sera” nell’ormai lontano 1996, robusto e instancabile motore della promozione di un paese immerso nelle risaie e in nuvole di “muschin”. Paese considerato, fino a mezzo secolo fa, discretamente grigio, per via dello “stabilimento” che diffondeva, su case e persone, polveri di cemento come fossero coriandoli!

Addirittura, un secolo e mezzo fa, girovagando per il Monferrato, il misuratore metrico Giuseppe Niccolini lo descrisse come “non il più bello dei paesi”, con le “vie discretamente sudice e tetre”. Citando, come esempio di buona manutenzione, il … Camposanto!

Dunque, Alfredo Ferrari, papà dell’attuale sindaco Luca – stessa buona stoffa del genitore – va ricordato anche per la vigorosa spinta che ebbe ad imprimere alla tutela di un pezzo di patrimonio, come la chiesa di San Pietro, che rischiava di andare in rovina. Negli anni Sessanta del secolo passato, ebbe ad essere tra gli artefici del giornaletto locale “’l Trapulin”, firmandosi come “Venator” e “Historicus”, nonchè fondatore della primigenia Pro Loco. Un decennio più tardi, con chi scrive e con Paolo Migliavacca (futuro sindaco “delle due alluvioni”!), si diede vita alla “Famija Muraneisa”, che tra gli scopi aveva appunto quello di valorizzare il tempio dedicato al martire Pietro da Verona.

Nel corso di oltre quarant’anni, quella fiammella è diventata fuoco, ha coinvolto altri attori, ha dato vita a tante iniziative, in primis la tradizionale Festa dei torcetti. Il primo restauro di alcuni affreschi, a cura dei Nicola di Aramengo, è servito a mantenerli in vita.

Purtroppo il tempio ha subito le offese, del tempo e degli umani. Volatilizzati arredi, dipinti, se non ricordo male anche l’antico tabellone in legno con i nomi degli offerenti benemeriti, il crocefisso dell’altar maggiore. L’umidità è stata fatale a pavimenti e intonaci. I colombi han fatto la loro parte, come ben si poteva osservare dalle tante carcasse sul pavimento, fino a qualche tempo fa!

Ora si sta ripartendo con il restauro, ed il sindaco Luca Ferrari è in prima linea, come ha dichiarato nella rubrichetta “Tre domande a…” sulla stessa pagina del giornale: “Un sogno nel cassetto: come stava a cuore a mio padre, Alfredo, il restauro finale e l’apertura di San Pietro coi suoi preziosissimi affreschi”.  Ovviamente il lavoro di recupero costa! La Diocesi di Casale ha inserito la chiesa tra i destinatari del fondo 8xmille, su istanza della Parrocchia proprietaria e, oso immaginare, con una onesta “spinta” da parte dell’economo diocesano, di origini moranesi, e dell’ex sindaco Paolo Migliavacca, tra l’altro Terziario domenicano (non era un segreto, vero?). Non ci sono cifre precise, che saranno definite all’inizio dei lavori. L’auspicio è che inizino quanto prima, perché quanto prima possano essere eliminate le transenne, ed il tempio riapra in tutta sicurezza ai Moranesi e a quanti vorranno gustarne la gran varietà di affreschi. E’ accaduto pochi mesi fa per un altro piccolo gioiello, la chiesetta della Consolata, la “Madunin’a”, sulla strada per Due Sture.

aldo timossi

Dall'archivio Timossi l'interno della chiesa (foto anni Ottanta)