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“Casà ‘d‘na vòta”

Calendario destinato a dare una mano al lavoro benemerito dell’ANFFAS

 

Ideato nel 1997 dal compianto maestro Teresio Malpassuto, anche per il nuovo anno arriva puntuale all’appuntamento, in edizione limitata, “Casà ‘d‘na vòta”, calendario che, nel segno della cultura e dell’amore per le tradizioni, ci offre Santi, fasi lunari, feste e proverbi.

Ma non solo. Per il 2026 presenta in ampia sintesi un aspetto importante di Casale nel corso dei secoli: la gloriosa storia militare, fatta di reparti, casermaggi, eventi, fatiche, non pochi sacrifici fino all’estremo, di una moltitudine di uomini in divisa.

Gli autori sono garanzia di precisione storica. Dionigi Roggero, già docente nel Liceo casalese, cultore e divulgatore della storia non solamente locale, autore di numerose pubblicazioni. Mario Cravino, anche lui il pallino per la ricerca storico-archivistica, ben noto collezionista di tante cose, dai francobolli alle cartoline (preziosissimo il suo archivio) alle monete e quant’altro.

Ovvio che la parte di almanacco sia la prima ad essere aggiornata e consultata. Figure di Santi, rigorosamente scritti in dialetto. Tanti nomi noti, qualche curiosità rara.

Tutti conosciamo sant’Ilari, san Giuan, san Duminich, sant’Antoni, e cosivvia. Più difficile trovare sui calendari tradizionali una santa Farailda, piuttosto che san Brènna (san Brandano?) o santa Attràcta! Sottovoce: spiace non trovare sant’Aldo, ma è ignorato dalla maggioranza dei calendari. Per ognuno, è riportata la protettoria. Chi difende i contadini, chi protegge i cuochi, chi gli scolari. E occorre invocare san Servàsi e santa Tilde quando si ha male alle ossa, o san Benun per far smettere di piovere, fino al noto sant’Antoni da Padova che “pin d’virtù, t’fa truvà lon ca t’ha perdù”!

Fitta di notizie e ricca di rare illustrazioni d’epoca (collezione Cravino), la parte riguardante la storia militare. Tralasciando le antiche storie di Longobardi e di lotte armate dopo il 1100 con le vicine comunità di Vercelli, Asti, Alessandria, ecco Casale che si difende da metà ‘300 con il castello dei Paleologi, e da fine ‘500 con la grande cittadella, voluta dal duca Vincenzo Gonzaga, capace di tenere in guarnigione 6/7mila uomini.

Destinata a durare per secoli, la vicenda del futuro reparto “11° Fanteria”, uno dei più antichi Reggimenti d’ Italia, sorto sulle basi del Reggimento du Cheynez creato nel 1619 da Carlo Emanuele I di Savoia. Dal 22 giugno 1664 diventa Reggimento di “Monferrato”. Unitamente ai reggimenti di Saluzzo e di Alessandria forma nel dicembre 1798 la 2^ Mezza Brigata di Linea che viene poi sciolta nell’aprile 1799. Si ricostituisce nel 1814 con il nome di Brigata di Monferrato, incorporando poi il Reggimento di Novara e il Battaglione di Casale. La Brigata viene sciolta con i moti del 1821, ma rinasce a fine anno come Brigata Casale.

Dopo successivi accorpamenti e divisioni, dal 1871 assume la denominazione di 11° Reggimento Fanteria “Casale”, tra l’altro protagonista di eroiche imprese durante la prima grande guerra: definiti i “gialli del Calvario”, appellativo riferito, da un lato, al colore delle mostrine cucite sulla divisa, dall'altro, all'eroismo dimostrato con la difesa del monte Calvario nell’autunno 1915. Sciolto nel 1943, l’11° è ricostituito nel 1958 come CAR - Centro Addestramento Reclute. Fine malinconica della storia il 22 gennaio 1999 con il silenzio fuori ordinanza che ne segna la cancellazione definitiva.

Da quel momento, Casale è meno affollata, un pochino più triste, senza l’animazione di quelle migliaia di giovani in divisa, che ogni anno occupavano le caserme e giravano allegri per le vie della città durante la libera uscita. Di quelle caserme, il calendario sintetizza la vicenda, fino ai giorni nostri, quando del cosiddetto “casermone” intitolato a Nino Bixio ciclicamente si dice essere destinato a questa piuttosto che a quella funzione; intanto resta abbandonato, ma sempre nel cuore di tante giovani (allora) reclute, che si mantengono in contatto con un gruppo social Facebook e spesso sono in visita alla loro ex caserma. Altrettanto ammalorate le casermette “Adolfo Mazza”, al Valentino, sorte nel 1941, abbandonate dal 1990.

Di altri edifici militari “Casà ‘d‘na vòta” racconta le vicende, alcune poco note. La “Carlo Alberto” di via Leardi, ora usufruita dalla Guardia di Finanza; la “Vittorio Emanuele II”, nota come “Baronino" nella piazza omonima, restaurata dalla Regione (arch. Cesare Volpiano, ndr), già convento dei santi Marco e Bartolomeo; la “De Cristoforis”, che oggi è sede del Commissariato di P.S.; la “Solaro” sul Lungo Po, già sede - non potrebbe essere altrimenti, vista la vicinanza del fiume – del Genio pontieri (ma pure carcere, ndr). Per tutte, immagini da cartoline e fotografie d’epoca.

Per gli amanti di vita e “miracoli” di personaggi noti, gli autori del calendario hanno estratto dalla cronache non pochi nomi, visti in giro per la città, allora sconosciuti ma destinati a diventare famosi.

Ecco le immagini in divisa di Pietro Nenni, Adriano Celentano, Peter Van Wood, Memo Remigi; degli scrittori Tomasi di Lampedusa e Bonaviri, più volte candidato al Nobel, col quale grazie ad Angelino e poi Romanelli si era creato un "ponte" verso Casale.

Con san Silvester, "prutetur di sternighin" (i selciatori, sapevate?) chiude un pregevole lavoro, compiuto con impegno e destinato ai Casalesi e Monferrini che apprezzano le proprie vicende passate, già un poco conosciute (ma un ripasso fa sempre bene) o con la curiosità di conoscerle.

Un regalo utile, quasi da collezione. E, cosa non indifferente, destinato a dare una mano al lavoro che l’ANFFAS di Casale mette in campo dal 1968 per dare risposte adeguate ai bisogni sociali e affettivi delle persone in difficoltà.

aldo timossi