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La stagione concertistica dell'Accademia Filarmonica

Gran pubblico domenica per gli svizzeri Quatuor Ernest

Un ottimo concerto ha inaugurato domenica pomeriggio la stagione concertistica dell'Accademia Filarmonica di Palazzo Treville in via Mameli a Casale Monferrato.

Un evento non insolito per la città dato che si ripete dal 1827 e basterebbe questa data a evidenziare il patrimonio culturale che rappresenta la musica nel Monferrato. Tuttavia questa specifica inaugurazione contiene al suo interno tante premesse che il critico musicale deve fare un passo indietro a favore del cronista e raccontare cosa ci ha portato qui, a parte le note.  

In effetti per usare le parole della presidente dell'Accademia Serena Monina "Quest' anno abbiamo rimescolato un po' le carte".  Per continuare la metafora abbiamo un doppio,se non un triplo, mazziere in una bella sinergia.

La stagione 2018 vede la collaborazione delll'associazione Idea  Valcerrina, ovvero Giampaolo  Bardazza che con la moglie è un infaticabile direttore artistico da 19 anni di "Armonie in Valcerrina" ed è coadiuvato in questa operazione che parte da via Mameli da Alice Bovone.

La nuova "Formula Filarmonica" riprende quella della manifestazione itinerante valcerrinese, con sette appuntamenti tra primavera e autunno, di cui il primo e l'ultimo a Palazzo Treville e gli altri in altri suggestivi luoghi del Monferrato.

L'Accademia per la presente stagione musicale, come spiega poi Bardazza, si avvale ulteriormente della associazione "Le Dimore del Quartetto", emanazione dell'altrettanto storica Società del Quartetto di Milano (fondata però "solo" nel 1845, vinciamo noi) che si occupa di organizzare concerti a giovani musicisti sulla soglia della fama internazionale in residenze storiche. Ed ecco quindi materializzarsi questi 4 pluripremiati Svizzeri (Quatuor Ernest) tra i 12 Cesari della splendida sala da musica casalese.

Insomma tanti attori coinvolti, ma in grado di coordinarsi senza sovrapporsi, un modello di gestione auspicabile in un Monferrato ricco di società musicali, ma spesso in aperta concorrenza l'una con l'altra e forse anche per questo l'Assessore alla cultura Daria Carmi ha scelto questa sede per lanciare l'idea di candidare Casale nelle "Città Creative dell'Unesco per il settore Musica". Le risorse non mancano (e contenitori favolosi pure, ndr). 

E veniamo alla musica suonata: un "quartetto d'archi" è un po' l'equivalente nella musica da camera di una squadra olimpica di specialtà: o si è affiatati, intuitivi, pronti a credere in un progetto comune che potrebbe durare decenni, o meglio lasciare perdere. Questi ragazzi danno l'idea di crederci, almeno nel modo in cui si lanciano gli sguardi e i sorrisi insieme agli attacchi. E poi hanno un gusto delizioso per scegliere i programmi (del resto si chiamano Ernest, in omaggio a un esteta come Oscar Wilde). Haydn il "quartetto in re minore op 76, n 2" scelto come apertura potrebbe essere un antipasto "per scaldarsi". In realtà questi lavori di Haydn sono interessanti da leggere come un elemento di raccondo tra lo stile galante e la densita del quartetto beethoveniano (siamo nel 1797). 

Densità ottenuta, non con i temi, che in Haydn come Bethoven sono di una semplicità quasi ingenua, ma dall'intersezione dei piani sonori. In questo caso tutto è costruito su un banalissimo intervallo di quinta, capace di assumere toni "pastorali" nel minuetto, o diventare un pilastro per il contrappunto. Ma per rendere tutto questo, senza trasformarlo in un intrattenimento per il pranzo di un nobile austriaco, ci vuole un notevole controllo della dinamica, le entrate devono sentirsi, il tema circolare da uno strumento all'altro. Con loro funziona. 

Il pubblico rimane letteralmente ammaliato, dall'elegia "I Crisantemi" scritta da Puccini nel 1890 per la morte di Amedeo di Savoia. Pezzo sì triste, decadente (in senso musicale), ma impregnato soprattutto della cantabilità delle melodie pucciniane che sfumano l'una nell'altra. Viene da immaginarsi un universo parallelo dove il giovane Puccini, dopo il mezzo passo falso di Edgar, si butta nella musica orchestrale e surclassa Mahler. Anche se non è tanto Mahler il nome che viene in mente: quando pulsano violoncello e viola siamo vicini ai quartetti di Dvorak e la loro epica slava.

E' una sorpresa così piacevoleda far quasi passare in secondo piano il "Quartetto in re maggiore n.2"  di Borodin, che per contrasto risulta arzigogolato, almeno fino al Notturno...

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Alberto Angelino

La recensione completa sul mumero in edicola martedì 

Prossimo appuntamento sabato 28 al Castello di Uviglie con  il Quartetto Eos: Elia Chiesa, violino Giacomo Del Papa, violino Alessandro Acqui, viola Silvia Ancarani, violoncello.

FOTO. Pubblico al concerto inaugurale al salone d'onore di palazzo Gozzani di Treville (f. Luigi Angelino)