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Prelati monferrini (3)

di Aldo Timossi - Oberto dei conti di Cocconato

Nella cronotassi dei vescovi di Ivrea, all’anno 1209 appare un Oberto dei conti di Cocconato, nobile famiglia che altri prelati darà alla Chiesa, e che nei secoli successivi - come vedremo - sarà meglio conosciuta con il nome di Radicati. Arriva in diocesi in un secolo splendido per la Chiesa d'Ivrea. “Memorie storiche” edite nel 1881 non esitano a scrivere che “I Vescovi continuarono a godere i diritti ed i privilegi loro concessi dall’Impero, (…) erano tenuti in grande stima non solo dai Sommi Pontefici, ma eziandio dagl'Imperatori, dai Conti e dai Feudatari, si segnalavano per la eminente loro dottrina e santità” e spesso erano impegnati a “pacificare discordie e gare insorte tra Comuni e Comuni, tra Città e Città, cagionate la maggior parte da gelosie”. Purtroppo le cronache del tempo danno ampio spazio a feudi e privilegi, ben poco se non nulla alla santità!

In questo clima inizia l’episcopato di Oberto, che dal 1209 e per alcuni anni si firma solo come “eletto”, in attesa di consacrazione. E’ conosciuto e stimato negli ambienti che contano, tanto da essere invitato con altri vescovi e nobili piemontesi (tra questi il marchese monferrino Guglielmo VI) ad una Dieta convocata nel 1218 a Spira dall’imperatore Federico II. Buona occasione per avanzare in quella sede alcune lagnanze in merito a pregresse usurpazioni dei propri feudi da parte dei Biandrate; un diploma imperiale del 25 febbraio 1219 gli conferma il Contado d'Ivrea, con tutte le concessioni precedenti, di fatto “ordinando ai cittadini di cessare da alcune riscossioni in pregiudizio della Chiesa d'Ivrea”. Si è dunque di fronte ad un vescovo potente, attorniato da non pochi vassalli: una ricognizione fatta nel 1227 cita dieci feudi maggiori, e tra questi i territori del Marchese di Monferrato, quattro mezzani, nove minori. Di fatto una longa manus che si estende su ampie zone da Ivrea fino al Chivassese, Torinese, Vercellese.

Trascorrono anni durante i quali all’impegno pastorale deve sempre affiancarsi quello di feudatario. Così nel 1229, allorché si fa mediatore tra vassalli, castellani e cittadini di Ivrea, per appianare divergenze che rischiano di portare alla rivolta popolare. E nel 1238, quando Federico II, “dimentico di aver confermato al vescovo il dominio della città di Ivrea, firma un diploma di assegnazione ai Biandrate”!

Aggravato dalle fatiche più che dagli anni, dopo il 1239 Oberto chiede e ottiene un coadiutore, forse un avvicendamento. E’ la volta di monsignor Corrado di San Sebastiano, vescovo dal febbraio 1244 al 29 dicembre 1249, allorché cessa di vivere. Evento forse improvviso, tanto che Oberto, ancora in vita, per qualche mese parrebbe tornato sulla cattedra. Da precisare che su tale periodo le cronache non sono univoche. Seguendo talune fonti, Oberto avrebbe concluso la sua missione nel 1228, quando viene citato come vescovo un Jacopo, seguito nel 1237 da un Oberto II, e già nel 1242 da Corrado. In questi casi, lasciando agli storici ogni possibile approfondimento, seguiamo le date delle cronotassi di ciascuna diocesi. Per Ivrea la certezza è che dal 1250 sulla cattedra c’è monsignor Giovanni di Barone.

aldo timossi (3 – continua)

pubblicato in cartaceo venerdì 25 aprile