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Il giornale in classe

I ricordi di Aldo Timossi una legge prima in Italia

Sul giornale dello scorso 15 novembre, nella rubrichetta “Quarant’anni fa”, l'amico Luigi Angelino mi rammenta una vecchia iniziativa della Regione Piemonte: “La Regione porta le testate giornalistiche nelle scuole, Timossi e Salvio illustrano il progetto in un incontro indetto dal Comprensorio”.

Si trattava della legge cosiddetta “il giornale in classe”. Fa un certo effetto andare indietro di quarant’anni, è segno del tempo che passa, e non torna! In questo caso, il ricordo da un certo piacere, perché si riferisce a un momento della mia “vita” regionale, trascorsa con Roberto Salvio, giornalista alessandrino, vivace e saggio responsabile dell’allora Ufficio Stampa, in seguito divenuto Direzione Comunicazione.

La legge, prima in Italia, fu approvata il 12 luglio 1979 dal Consiglio regionale, dopo una vivace discussione. Il merito politico dell’iniziativa fu del compianto presidente Aldo Viglione, politico di grande energia e fantasia di governo. Anni prima aveva tra l’altro dato il via al “telefono verde”, campagna di promozione – ben ricorderanno i meno giovani - destinata a distribuire e far mettere a dimora, in tutto il Piemonte, molte migliaia di piantine, di essenze varie, presenti nei vivai forestali. Io stesso aiutai un concittadino moranese a ottenere qualche decina di noccioli, piantumati a lato dell’ex statale 31 bis, poco prima del paese, oggi ben cresciuti e, mi pare, semiabbandonati e improduttivi.

 Il nuovo provvedimento per la carta stampata, cui fu destinato il non indifferente budget di 600 milioni di lire, ebbe nel Parlamentino regionale, il favore di un ampio schieramento politico. Votarono contro solo i consiglieri di PRI e PSDI, sostenendo che “altre sono le cose necessarie alla scuola, quindi offrire giornali, è inutile e dispendioso”, Peraltro, settimane più tardi, quando – come vedremo – si registrò per l’iniziativa un amplissimo successo, il socialdemocratico Germano Benzi ne prese atto ed ebbe a dire che la legge aveva “vere possibilità di avvicinare la scuola alla vita di tutti noi”, pur con alcuni correttivi.

Efficace e profondo, nel ventaglio di opinioni, l’intervento dell’ex presidente Gianni Oberto: l’arrivo dei giornali nelle classi non provocherà sconvolgimenti, ma aiuterà la scuola che “si fa scuola di vita, della vita che si vive oggi, specie se si rifuggirà dalla tentazione di una monocultura, per restare sul piano del pluralismo che è, e deve sempre più essere, il fondamento democratico della vita politica e sociale”.

Aldo Viglione la definì un “valido strumento sia per favorire il rapporto cittadino-informazione, quindi la partecipazione del singolo alla vita civile, sia per rispondere alla domanda del mondo della scuola per un maggiore collegamento tra la prassi educativa normale e l’esperienza sociale”. Escluse potesse rappresentare un aiuto all’editoria, in realtà all’epoca il discorso fu affrontato. Per onestà, ora per allora (quasi una “sanatoria” intellettuale) si può ammettere che 600 milioni ebbero in qualche modo la veste di aiuto, ma ufficialmente si dovette smentire, perché le Regioni non avevano potere sul finanziamento all’editoria, e un qualche sospetto avrebbe potuto causare la bocciatura della legge da parte dell’attento Commissario del Governo!

Del resto, qualcosa di analogo, per “dare una mano”, si rivolse in quegli anni all’emittenza radiotelevisiva privata – avevamo in Piemonte ben 178 radio, 24 in provincia di Alessandria, e 33 televisioni, 4 nell’Alessandrino – con la distribuzione gratuita di notiziari, realizzati dai giornalisti della Regione, e distribuiti su video/audio cassetta. Quasi un “do ut des”, ti aiuto a fare informazione e al tempo stesso pubblicizzo le mie iniziative!

Purtroppo, per una legge approvata in piena estate, tempo di vacanze scolastiche, non ci fu molto tempo da dedicare alla divulgazione e al confronto Regione-Scuola. Entro fine ottobre le richieste di giornali, quotidiani e periodici, avrebbero dovuto arrivare agli uffici regionali, per consentire l’avvio dell’iniziativa già da fine novembre, evitando il rischio di perdere il finanziamento. Da qui, oltre alle rituali circolari a tutti gli istituti (scuole medie di I e II grado e professionali), anche il giro d’informazione a livello comprensoriale.

A consuntivo, il provvedimento consentì di coinvolgere il 90% degli istituti, mettendo a disposizione un pacchetto gratuito di quindicimila abbonamenti a quotidiani e quattordicimila a giornali di periodicità diversa. Una spesa di 580 milioni, destinando i residui 20 a finanziare attività culturali per sostenere l’utilizzo della carta stampata nell’attività didattica; assai vivace, in tale campo, l’Ufficio regionale comunicazioni sociali della Diocesi di Torino, che organizzò incontri in molte città.

A fare la parte del leone, tra i quotidiani, ovviamente le testate edite in Piemonte, anzitutto “La Stampa” e la “Gazzetta del Popolo” (cesserà le pubblicazioni il 31 dicembre 1983, dopo 135 anni di vita), rispettivamente con 4.597 e 3.159 copie. A seguire, “La Repubblica” con 1.459, “Avvenire” 1.170, “L’Unità” 1.159, “Corriere della Sera” 1.032. Presenti anche fogli come “L’Ora” e “Gazzetta del Mezzogiorno”, scelti verosimilmente in classi con una notevole presenza di figli d’immigrati dal Meridione.

Meno soddisfacente, rispetto allo spirito della legge, la distribuzione dei periodici. Ai primi posti, edizioni nazionali come “Famiglia Cristiana” con 1.224 copie, “Bolaffi arte” 412, “Radiocorriere” 593, “Jesus” 223. Penalizzati i periodici d’informazione locale. “Il Monferrato” ebbe 80 scelte (all’epoca aveva però solo due pagine dedicate alla cronaca extra Casale, e a differenza di oggi non allargava molto lo sguardo a zone più distanti, come Astigiano, Alessandrino, Lomellina), “La Vita Casalese” 53, preceduti da testate analoghe come “La Sesia” con 113 abbonamenti, “Il Biellese” 105, “La voce alessandrina” 95, “La Sentinella del Canavese” 89. 

Numeri quasi analoghi ottennero i giornali entrati per il secondo anno nelle scuole. Per inciso, “Il Monferrato” crebbe di 5 abbonamenti. Al primo posto tra i periodici, “Famiglia Cristiana” con 1.101 scelte, seguita da “Mondo Erre” (rivista mensile per i ragazzi dagli 11 ai 15 anni, prodotta e pubblicata dall'Editrice salesiana Elledici) con 1.037.

Le relazioni giunte a Torino da oltre 600 istituti, offrirono un quadro con luci e ombre. A scuole dove il giornale venne letto e commentato in classe, se ne affiancarono altre meno impegnate, che si limitarono a disporre i giornali in sala professori o bacheca. Accanto a presidi che con impegno diedero suggerimenti, altri si limitarono a informare in burocratese che i giornali erano regolarmente stati consegnati, come se il giornale fosse un armadietto da inventariare o una scatola di gessetti per lavagna!

Consigli e suggerimenti furono utili in quel secondo anno di applicazione della legge, quando il favore incontrato indusse la Giunta regionale - presieduta da Ezio Enrietti dopo il rinnovo elettorale – aumentò lo stanziamento a 750 milioni.  

Di certo, l’iniziativa, i cui padri possono ben essere individuati nel binomio Viglione-Salvio, ebbe a realizzare un ampio pluralismo, richiesto espressamente dal Ministero della Pubblica Istruzione, che aveva dato assenso di massima all’iniziativa, informandone tutti gli istituti.

Da parte della Regione, il giudizio fu indubbiamente positivo, espresso nell’ottobre ’79 sul periodico “Notizie” (stampato presso la “Diffusioni Grafiche” di Villanova): “L’impegno è di tutti, Regione e Scuola, senza dimenticare i giornali che devono sentirsi educatori, quindi migliorarsi pur senza perdere le proprie caratteristiche peculiari. Tutti insieme per nuove prospettive educative, in grado di muovere i giovani verso una strategia di costruzione democratica, civile e sociale”. E in proposito, lungi da moralismi, viene da riflettere che, se le nuove generazioni tenessero in mano qualche giornale in più e qualche smartphone in meno, se aprissero qualche pagina di giornale in più, e qualche videata di chat in meno, forse-forse vivrebbero e crescerebbero meglio. 

aldo timossi

Il ritaglio del Monferrato è del 1979, scrive di un incontro con Salvio e Timossi sui Giornali in classe.