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Prelati monferrini di Aldo Timossi -67-

Vidone da Lomello vescovo a Savona, nella seconda metà del ‘200
Per qualche storico ha titolo di beato, una fonte lo cita come santo. In realtà Vidone da Lomello ha l’unico titolo di vescovo a Savona, nella seconda metà del ‘200. Per quei tempi, salvo rare eccezioni, le notizie sono scarse, rari i documenti dell’epoca, ciò che costringe ad essere talvolta imprecisi gli storici dei secoli successivi.
Vidone (o Vido, o Guidone come qui lo chiameremo) nasce a Lomello, si può ritenere intorno al 1130. E’ di stirpe nobile, andando a ritroso nelle generazioni, potrebbe avere come ascendente un Petrus judex domini regis, vissuto nel periodo 830-890. Di generazione in generazione, si arriva a un Lantelmo, che all’inizio del ‘200 è “conte di palazzo” alias conte palatino a Lomello. Personaggio di tutto rilievo, considerando che il titolo gli deriva dall’essere alla dirette dipendenze del “Palazzo”, cioè dell’imperatore, con grandi poteri. Si trova uno schema genealogico nel documentato studio monografico dello storico ligure Franco Ferretti (“Guido de Lomello Vescovo di Savona 1163-1184” in Atti e memorie della Società Savonese di Storia Patria, vol. 20 - 1986). Secondo quell’albero, Lantelmo ha due figli: Guido I e Guglielmo; da Guglielmo si diramano Ottone e Rufino, e da quest’ultimo Guidone, che ha due fratelli, Musso e Guifredo I.
Perché tanta nobiltà in un borgo apparentemente periferico e poco abitato, che comunque da il nome ad un’area storica, la Lümlìn’a, di oltre cinquanta comuni? Non si guardi ai soli duemila residenti di oggi. L’antica Laumellum era il centro politico e religioso del territorio, in posizione strategica in quanto - secondo l’”itinerarium burdigalense” redatto nel quarto secolo - “mansio” cioè luogo di sosta, non solo di cambio dei cavalli come per la “mutatio”, nel lungo viaggio da Burdigala, l'attuale Bordeaux, fino a Gerusalemme. Percorso ricalcato dal tratto della Via Romea Francigena che da Ticinum (Pavia) recava a Vercelli e ad Augusta Praetoria (Aosta), quindi ai passi del Grande e del Piccolo S. Bernardo. Visse il suo periodo di maggiore splendore al tempo della dominazione longobarda, trovandosi sulla strada che da Pavia, capitale del Regno, portava in Francia. Appena dopo l’anno Mille, Lomello diventa sede di contea e tra i segni di tanto rilievo si alzano, intorno al 1025/1040 le architetture della basilica di Santa Maria Maggiore - in questo 2025 oggetto di festeggiamenti per il millenario - centro religioso importante, tanto che nel 1107 papa Pasquale II autorizzerà il parroco a portare la mitria e il pastorale, e a conferire alcuni ordini minori.
Il futuro vescovo Guidone ha quindi origini auliche e, particolare non indifferente, cresce in un ambiente legato alla corte imperiale. Compie studi giuridici ma per quegli anni non ci sono notizie sicure.
Nella biografia pubblicata sul sito del Comune di Lomello si legge che “ricevette l’educazione dai monaci benedettini neri di San Michele di Lucedio” - da non confondere con la vicina abbazia di Santa Maria – “ma altri storici affermano che sia stato allevato dai canonici regolari di S. Agostino”, noti come Mortariensi perchè presenti nella vicina Mortara con la chiesa e il monastero di Santa Croce, nella zona dell’attuale stazione ferroviaria. Ottima scuola, se “ben presto rivelò di possedere tutte le doti necessarie al governo di una diocesi”.
La nomina episcopale lo raggiunge poco più che trentenne. Anche su come ciò avvenga, si naviga un poco nelle acque delle ipotesi. Il citato Ferretti esclude che Guidone fosse già inserito nell’ambito del clero diocesano savonese prima di divenirne vescovo: non si trova nessun prelato di tal nome nelle poche carte rimaste anteriori al 1170. Il suo predecessore si può presumere sia stato il vescovo Mainardo – pur se quale fonte cita un Aldizius o Idizio - del quale non si hanno notizie successive al 1160. Tra questo anno e il 18 novembre 1171, quando si trova menzione di “Guido vescovo savonese”, c’è un vuoto di notizie difficile da interpretare come sede vacante. L’ipotesi di Ferretti è molto netta. Essendo quel periodo ben noto per i pessimi rapporti tra l’imperatore Federico Barbarossa e la Chiesa di papa Alessandro III, “non meraviglierebbe una sostituzione in Savona del vescovo Mainardo, forse allontanato, forse deceduto, con Guido da Lomello”. Resterebbe il dubbio sulla data dell’elezione, tra il 1161 ed il 1164. “Sembra più probabile l'inverno 1163 quando Rainaldo di Dassel nominato arcicancelliere per l’Italia, ne resse il governo; egli “solertia eximia” impose alle città l’ossequio all’impero e depose alcuni vescovi ribelli a papa Vittore IV”, dalla Chiesa considerato antipapa, eletto dopo l’esilio volontario di Alessandro.
Decine di documenti attestano l’attività di Guidone, almeno fino al 1182. Si pone in tale periodo la partecipazione al III Concilio Lateranense nel marzo del 1179, durante il quale si distingue per equilibrio e preparazione giuridica, tanto da meritare grande stima e fiducia da parte di papa Alessandro III, tornato a Roma dopo la sconfitta del Barbarossa nella battaglia di Legnano del 1176. Particolare curioso: per pagare le spese di viaggio e permanenza a Roma del proprio vescovo durante i lavori conciliari, la chiesa savonese vende una casa alla periferia di Noli, per nove lire.
La data della morte di Guidone viene indicata in diverse fonti nel 1182/83, dando per scontato che, in assenza di notizie sulla sua attività in epoca successiva alla primavera 1182, il successore Ambrogio sia sulla cattedra vescovile già nel 1183. Studi più recenti indicano però L'elezione di Ambrogio nel mese di luglio/agosto 1185, decisa da Uberto Crivelli, arcivescovo della sede metropolitana di Milano - della quale Savona è suffraganea - appena insediato nel maggio precedente. Resta un vuoto di tre anni, difficile pensare ad una così lunga vacanza della sede, quindi forse dovuto ad assenza di Guidone per salute malferma o comunque impedimento fisico rispetto ad attività esterne.
La tradizione savonese ricorda Guido da Lomello come uomo di santa vita, tanto da esser definito santo.
Di fatto, in “Italia sacra” di Ferdinando Ughelli (1719), “Atti de’ santi” del canonico Piergiacinto Gallizia (1756) e “Series episcoporum” del Gams (1873), viene definito con il titolo di beato. Solo un vecchio “calendario istorico”, opera di Modesto Paroletti (1817-1818) lo cita addirittura come santo, fissandone la memoria il 29 aprile di ogni anno. Per la Chiesa, non c’è traccia di alcun processo per la beatificazione.
aldo timossi - 67
Foto: collegiata di Lomello