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In Tram da Casale ad Alessandria

di AldoTimossi - Inaugurazione il 1° agosto 1880 - Soppressione nel 1027

Se per collegare Casale a Vercelli con tramway, la difficoltà è di posare binari, comunque in pianura, ma con percorso serpeggiante, i problemi per arrivare ad Alessandria sono almeno due: intanto l’orografia, con l’ostacolo delle colline tra pianura casalese e alessandrina, eppoi l’orografia del territorio, con le colline tra le pianure alessandrina e casalese.

“Il Monferrato” segue la storia fin dall’inizio. Nell’agosto 1879 scrive di un incontro ad Alessandria di sindaci interessati alla costruzione del tramway Alessandria-San Salvatore-Mirabello-Occimiano-Casale, e conclude “facciamo voti che questa notizia si avveri, e che il nuovo progetto abbia presto la sua effettuazione”.

La proposta è di un binomio ormai noto nel settore, i signori Ercole Belloli e Domenico Bellisomi. Alessandria ha già dato l’assenso di massima, ma il giorno prima della riunione arriva una lettera con la quale il Municipio di Casale informa di “ritenere inopportuno prendervi parte”, poiché il Consiglio comunale, “occupandosi di due distinte domande per costruzioni di tramway, una per la linea Casale-San Salvatore-Alessandria, l’altra per Casale-Vignale-Montemagno, ha dato la preferenza a quest'ultima deliberando per essa il suo appoggio”. In effetti, le delibere del 1° agosto e 14 novembre vanno in tale direzione, e già si è decisa la ripartizione del contributo trentennale dovuto ai costruttori; si tratta di sostituire in parte il servizio di carrozze omnibus a cavalli, che all’epoca collega la città con Vignale, Montemagno, Campagna, Lu e Trino.

Di fronte alla decisione casalese, “i Sindaci di Occimiano, Giuseppe Gasparolo, e Mirabello, Vincenzo Rogna, credono che si possa deliberare di costruire il tramway fino ad Occimiano stesso; evvi poi a sperare che Casale si riduca a più equo consiglio”. La situazione è oggetto di schermaglie politiche, e anche il giornale si schiera, chiedendosi “che ne pensano i Casalesi dei moderati padri coscritti e di quelli specialmente che dicono di non aver altro di mira che il benessere commerciale ed industriale della città ed il pubblico interesse? Vedremo ora ciò che saprà fare la Società dei Commercianti a tal proposito”. “Il Monferrato” sostiene dunque, in modo convinto e continuo, la novità del tramway. Appena un anno prima, settembre 1878, ha ripetuto l’appello perché si pensi concretamente “al grande vantaggio che presenta la celere comunicazione col mezzo del tramway”, citando i lavori in corso per la Vercelli-Trino, e rilevando come “il commercio e le industrie casalesi potrebbero realmente fiorire e prosperare mentre il comodo transito farebbe sì, che ai nostri mercati ed alle fiere il concorso sarebbe assai maggiore dell’attuale”.

Il 5 gennaio ’80, colpo di scena. Il Consiglio comunale casalese - sindaco Alberto Piccaroli - prende atto che non ci sono più ostacoli ad intervenire per il collegamento con Alessandria. E’ accaduto che il precedente ostacolo, rappresentato dal rischio di un doppio intervento finanziario per il tratto fino a San Germano/bivio Camagna, di 6 chilometri, comune alle linee per il capoluogo e per Vignale, è stato eliminato dalla decisione dei proponenti la seconda linea, “signori Musso e Lavagno”, di accordarsi con la Belloli-Bellisomi. Unica ditta, unico contributo! Voce dissenziente durante la seduta, quella del deputato Giovanni Lanza: “il tramway per Alessandria non tornerà mai di grande utile al nostro comune”.

Finalmente hanno inizio i lavori. Con qualche perplessità - “Il Monferrato” scrive - sul fatto che la “bella ed elegante macchinetta” a vapore, in bella mostra sul tratto provvisorio di binari fuori di Porta Roma, presso l’omonimo albergo (il sito dell’odierno Comando Compagnia Carabinieri), con 24 cavalli a vapore, se può andar bene in piano, possa “vincere pendenze del 4,5% presso S. Salvatore, quella rimarchevole nell’abitato di Mirabello, non che quelle fortissime del 5,8-6,5% presso Castelletto Scazzoso”. Per gli esperti, di cavalli vapore ne servirebbero almeno il doppio.

E’ una primavera piovosa, ma i lavori procedono, quasi un miracolo che, tra la classica goccia e l’altra, traversine e rotaie progrediscano. Ad Occimiano, il sindaco Giuseppe Gasparolo vigila, e mentre aspetta il giorno dell’inaugurazione, si preoccupa della sua comunità, tra l’altro assicurando che per essere “troppo misero il locale delle scuole, queste verranno poste in altro più adatto, e che sarà maggiormente sviluppata l’istruzione elementare ai ragazzi”.

A Casale viene intanto deciso dove dovrà sorgere la stazione capolinea. Si parlava della piazza dei Platani, o piazza dei Mercati, dove sorge il Teatro Deambrogio (poco più di un baraccone!), tra quelle che la toponomastica del ‘900 individuerà come Piazza Statuto e via Gaspare Manara, quadrilatero dove nel 1920 suor Alfonsa Barbaglia inizierà l’opera di assistenza con la sua comunità di Domenicane.

Il Comune individua un sito poco distante, la piazza dell’Ospedale di Carità, poi Casa di Riposo (per la precisione come da cartolina della coll. Cravino, sul luogo dove poi troverà spazio la posta centrale, ndr). La linea costeggerà l’ospedale, quindi le carceri, proseguendo per il “viale dei castani” e il “gioco del pallone”, scavalcherà il canale Lanza con un ponte di legno – siamo nella zona di Porta Roma - per immettersi sulla strada rettilinea di San Germano.

Con rapidità sconosciuta in epoca contemporanea – c’era anche molta meno burocrazia! - a fine luglio la linea è ultimata e per domenica 1° agosto (1880. ndr) viene fissata l’inaugurazione. La Giunta di Casale affigge manifesti d’invito alla festa, poichè la “prima linea di Tramway sul nostro Circondario, fonte di ridenti speranze pel comune avvenire economico, ha pur anche il sommo vantaggio di rendere più stretti i vincoli di fratellanza che già ci legano colla illustre Città capoluogo della Provincia, e colle numerose popolazioni che ne sono beneficate”. Nel manifesto si cita in realtà la “linea del Tramway Casale-Alessandria-Sale”, poiché lo stesso giorno si taglia il nastro anche sulla tratta dal Capoluogo a Sale, paese natale del Bellisomi.

Salutati da popolazioni festanti nei paesi attraversati, nonostante che il meteo alterni sole e improvvisi temporali, i due treni di tre carrozze ciascuno, arrivano a Casale alle due e mezza del pomeriggio, stipati con più di 300 invitati. C’è addirittura il Ministro di Grazia e Giustizia, l’albese Tommaso Villa.

Un’ora di saluti, un brindisi, quindi si riparte per Alessandria – la stazione è in Corso Crimea, dove sorgerà il Palazzo Alti Comandi Militari, dal secondo dopoguerra Palazzo di Giustizia - con tappa ad Occimiano per scoprire la “lapide commemorativa del soggiorno colà fatto dal grande Re Vittorio Emanuele II, nel 1859”. 

Come “Il Monferrato” aveva paventato, nei saliscendi tra Mirabello e San Salvatore, per entrambi i convogli, “la piccola locomotiva riceve rinforzo da un’altra quivi preparata, di maggior forza e peso”! L’anonimo cronista annoterà che "le locomotive a vapore Kraus erano eleganti, silenziose e mansuete nel fermarsi", ma evidentemente impari allo sforzo da compiere!

L’orario provvisorio prevede tre corse giornaliere di andata e altrettante di ritorno, i 32 chilometri sono percorsi nel tempo di due ore e 37 minuti. Il viaggiatore che volesse proseguire per Sale, deve stanziare un’altra ora e tre quarti per coprire 24 chilometri! E ci sono di mezzo anche i tempi per le visite daziarie. Confronto impossibile ma solo per curiosità: oggi con l’Alta velocità, nello stesso tempo si percorrono i 700 chilometri da Roma a Torino, passando per Milano! 

I primi mesi di esercizio danno qualche problema poiché i lavori al capolinea di Casale vanno a rilento, i treni si attestano in periferia e i viaggiatori devono “scarpinare” fino in centro. “Se almeno si provvedessero sul luogo le carrozze necessarie pel trasporto in città domandandole in prestito” scrive il giornale.

Accadono anche i primi incidenti di percorso. All’inizio di ottobre, nelle vicinanze di San Salvatore un operaio cerca di salire sulla vettura in corsa, inciampa in un paracarro, finisce sotto la carrozza e ci rimette entrambe le gambe. Nel marzo dell’anno successivo, un carrettiere finisce sotto il tramway, tra San Germano e Occimiano, e ci lascia la vita. “Il Monferrato” raccomanda prudenza agli addetti: “Le cornette, specialmente la cornetta, deve essere suonata continuamente. Oh, un pò di fiato può ben valere la vita d’un uomo”. In città, i treni devono essere sempre preceduti da un cantoniere ma pare che l’obbligo sia poco rispettato.

Dopo quarant’anni di servizio, la tramvia a vapore inizia ad accusare i segni dell’età, “non risponde alle più discrete esigenze della popolazione, ne paralizza il movimento ed il traffico e costituisce anche un pericolo alla incolumità delle persone”, dicono i sindaci riuniti a Casale nel 1918, chiedendo la trasformazione con la trazione elettrica.

La sorte della tranvia è segnata. Al gestore, la “Società tramways a vapore della provincia di Alessandria”, capitale belga, il lavoro richiesto è troppo oneroso. Risulta che la tratta San Salvatore-Casale sia soppressa dall’aprile ’27, in realtà sul giornale del 5 marzo non appare già più l’orario delle corse, ed è il necrologio di quel servizio, anche se fa specie che nulla si legga nella cronaca (è il Ventennio, forse non si può scrivere delle “sconfitte”). Dal 1935 l’intera linea è disattivata.

 aldo timossi

FOTO. Orari del 1881 (coll. Cravino)