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Festa delle lampade-Chanukkah

Domenica 14 dicembre, nel Complesso Ebraico

Domenica 14 dicembre, nel Complesso Ebraico di vicolo Salomone Olper si rinnova, come accade da oltre trent’anni, un appuntamento di intensa suggestione: l’ingresso di una nuova opera nel Museo dei Lumi e la condivisione corale di un momento dedicato alla luce e alla speranza. Chanukkah, a Casale Monferrato, è da sempre un incontro tra arte e spiritualità, una celebrazione in cui la festa si apre alla città e al mondo, accogliendo ogni anno un artista di rilievo internazionale chiamato a realizzare una Chanukkiah destinata alla collezione del Museo e a presentare una mostra personale. L’edizione 2025 vede protagonista Ruth Beraha, artista italiana che vive e lavora a Bologna e che porta con sé una biografia espositiva ricca di premi, residenze e riconoscimenti in Italia e all’estero.

La nuova Chanukkiah sarà la 258ª lampada della collezione custodita dalla Fondazione Casale Ebraica Ets, un vero scrigno culturale che espone a rotazione le opere nei locali ipogei del complesso e che negli anni ha stretto relazioni e prestiti con istituzioni museali di prestigio. Tutto nasce dalla festa di Chanukkah, che ricorda la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme nel 164 (a.e.v. )dopo l’occupazione ellenistica, quando un miracolo rese sufficiente una minima quantità d’olio per mantenere accesa la Luce Perpetua durante gli otto giorni della cerimonia.

Da qui l’origine della Chanukkiah, lampada a otto braccia più lo shammash, simbolo di una luce che si trasmette e si moltiplica. A Casale questa lampada è diventata, dal 1992, una forma d’arte plurale grazie all’intuizione di Elio Carmi, Emanuele Luzzati, Antonio Recalcati e Aldo Mondino, che concepirono un museo dedicato alle Chanukkiot d’autore. Una visione che nel tempo ha trasformato la piccola Comunità Ebraica piemontese in un punto di riferimento culturale, con opere esposte anche in mostre internazionali di grande rilievo.

Accanto alla dimensione artistica, Chanukkah a Casale si caratterizza per un forte slancio ecumenico. Nella prima domenica della festa — che nel 2025 coincide con la vigilia — autorità civili e rappresentanti religiosi di diverse confessioni si riuniscono nel Cortile delle Api per accendere insieme i lumi, in un gesto simbolico che da anni unisce la Diocesi di Casale, le Comunità Islamiche, le Chiese Ortodosse, Avventiste, e perfino realtà buddhiste. Le molte lampade che si accendono contemporaneamente trasformano il cortile in un messaggio vivente di amicizia, spiritualità condivisa e fiducia nel valore universale della luce.

Il programma del 14 dicembre si aprirà alle ore 16.30, con l’inaugurazione, in Sala Carmi, della mostra personale di Ruth Beraha, I remember firelight and you remember smoke, visitabile gratuitamente fino al 18 gennaio 2026. Qui sarà presentata anche la Chanukkiah destinata al Museo dei Lumi. A seguire, nel cortile, si svolgerà l'accensione dei lumi alla presenza delle autorità e dei rappresentanti delle diverse fedi, con la lettura delle benedizioni. Come da tradizione, il momento culminante sarà l’invasione gioiosa dei bambini, invitati ad accendere i numerosi candelabri predisposti per la festa mentre gustano i tradizionali dolci fritti.

Le celebrazioni offriranno anche l’occasione per presentare nuovi arrivi e rientri nella collezione. La speciale accensione delle autorità avverrà sulla lampada recentemente donata da Stella Bolaffi alla Fondazione Comunità di Casale, in memoria del padre Giulio e del fratello Alberto.

Il percorso museale, riallestito per l’occasione, accoglierà inoltre la lampada in bronzo donata da Osanna Visconti di Modrone, l’opera inedita di Mauro Galfrè — artista molto legato alla città (v. spiegazione finale) — e la Chanukkiah offerta anni fa dal regista Franco Gervasio, ora visibile dopo un accurato restauro.

Accanto a queste, si potranno ammirare anche le lampade di Stefano Tonti e Ivaldo Carelli, acquisite nel 2024, e l’artefatto concepito e donato da una giovane casalese, Benedetta Pasino, che ha voluto dedicare alla Comunità un’opera originale nata da un percorso personale. Nel percorso sarà inoltre esposta la Chanukkiah dell’artista francese Arman, riconoscibile dal suo iconico ventaglio di violini: un pezzo particolarmente raro, la cui gemella — una delle sole cinque presenti, oltre a quella casalese — è attualmente ospitata al Jewish Museum di New York.

Ruth Beraha – l’artista, la mostra, la chanukkiah

Ruth Beraha, nata a Milano e attiva a Bologna, ha esposto negli ultimi anni in istituzioni come la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, la Mimosa House di Londra, il MUFOCO di Cinisello Balsamo, le Gallerie delle Prigioni di Treviso, il Museo della Città di Livorno, la Biennale Arte in Memoria di Roma, il MAMbo di Bologna, il Museo Ca’ Rezzonico di Venezia e il Pirelli HangarBicocca di Milano. Nel 2020 ha vinto il New York Prize, è stata Associate Research Scholar alla Columbia University e Artist in Residence all’ISCP di Brooklyn e al MAMbo, oltre a numerose residenze nazionali e internazionali, tra cui Living Room in Valle Grana (2025) e la Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia.

La mostra

Nella mostra casalese, l’artista affronta il tema dell’iconoclastia — fondamento della tradizione ebraica sancito dal Secondo Comandamento — come spazio di tensione creativa. In assenza dell’immagine si apre un territorio fertile di immaginazione, ambiguità e completamento mentale, un dialogo costante tra ciò che vediamo e ciò che immaginiamo. Tre animali ne diventano protagonisti: un’aquila in bronzo dorato (Bird, 2025), colta nell’istante dello schianto con la testa conficcata nel proprio plinto; un ragno nero che emerge da un crescendo sonoro evocativo di un incendio; e una marmotta in terracotta (Fuffy (stuck in the middle with you), 2025), che invita lo spettatore ad aggirarla per scoprirne il volto, salvo respingerlo con un’espressione inattesa. Sono immagini “auto sabotanti”, instabili, che non si lasciano possedere e chiedono un gesto fisico e mentale di completamento.

La chanukkia

La chanukkiah realizzata per Casale, intitolata I remember firelight and you remember smoke — citazione da una canzone di Molly Drake — ruota attorno all’ambiguità della percezione: lo stesso momento può essere ricordo di luce per qualcuno e di fumo per qualcun altro. Beraha racconta come la sua formazione in una famiglia ebraica l’abbia esposta fin da bambina alla tensione tra attrazione per le immagini e cultura iconoclasta, una contraddizione che sostiene e alimenta il suo lavoro. Accettare di creare un oggetto ebraico come una Chanukkiah ha significato per lei confrontarsi direttamente con questa ambivalenza. Nel suo percorso la dimensione sonora svolge spesso un ruolo chiave, perché il suono — più ancora dell’immagine — attiva l’immaginario personale di ciascuno, generando visioni uniche, intime, non possedute da nessuno: un’assenza che diventa potenza creativa.

 

DOMENICA 14 DICEMBRE 2025 - 24 KISLÈV 5786

FESTA DI CHANUKKAH

Ore 16,30 INAUGURAZIONE MOSTRA PERSONALE

I REMEMBER FIRELIGHT AND YOU REMEMBER SMOKE

di Ruth Beraha

e presentazione della nuova lampada di Chanukkah

realizzata per il Museo dei Lumi.

(visitabile fino al 18 Gennaio 2026)

a seguire

ACCENSIONE DEL 1° LUME

alla presenza dei Rappresentanti delle varie religioni monoteiste presenti sul territorio e delle Autorità Civili e accensione della lampada di Chanukkah donata da Stella Bolaffi in ricordo del papà Giulio e del fratello Alberto.

MAURO GALFRE' SPIEGA  “Gli spiriti non dimenticano” (foto)

 

L’idea della mia Chanukkah “Gli spiriti non dimenticano” (materiali usati: legno traforato e dipinto, metallo, pietre) mi è venuta all’inizio del 2025 mentre preparavo la mostra sulla storia degli Indiani d’America che poi ho allestito al castello del Monferrato lo scorso settembre. Rileggendo le cruente pagine dello sterminio avvenuto nell’800, ad opera dell’esercito USA, dei popoli nativi nordamericani i cui superstiti furono poi confinati nelle riserve, in realtà veri e propri campi di concentramento, mi è venuto spontaneo pensare che questo tristissimo destino è per molti versi, anche se con modalità e motivazioni diverse, paragonabile allo sterminio nazista degli ebrei.

Sono inorridito dal gravissimo e vile atto terroristico del 7 ottobre 2024 messo in atto da Hamas contro il popolo di Israele, ma sono anche consapevole della risposta spropositata del governo di Netanyahu (le cui scelte non sono peraltro condivise da un alto numero di ebrei) che ancora fatica a mettere fine allo scellerato sterminio quotidiano del popolo palestinese.

Ma con la mia opera l’ intenzione è quella di onorare la memoria dell’olocausto del popolo ebraico che generò più di sei milioni di morti e che molte persone, in un preoccupante, crescente e inconcepibile antisemitismo, tendono a dimenticare, minimizzare e a volte perfino a negare. Come poco d'altronde viene ricordato quello dei nativi americani. In 500 anni scomparvero dagli 80 ai 100 milioni di nativi, per via delle malattie e dell’alcool portati dai bianchi e infine delle cruente guerre indiane e della deportazione.

Nella mia lampada ho unito quindi dei simboli tipici dei due popoli, alcuni anche simili e vicini come significato. Ci sono nove penne, che ricordano i tipici copricapi indiani, a far da corona ai nove lumi della tradizione ebraica. Sopra le penne campeggia la scritta: Mitakuye Oyasin che in lingua Sioux Lakota significa: “Tutto è connesso, o siamo un tutt’uno “, La stessa scritta in ebraico: Hakol Mechover, figura in basso nell’opera. Nella “(b)arca dell’alleanza”, sotto i lumi, al centro c’è la stella di David che, un po’ più appiattita, è simile al simbolo indiano della stella, come significati simili alle due culture hanno anche l’aquila, la tartaruga, il sole, la ruota della vita. Infine, dentro lo scavo della base a sinistra, ci sono alcuni sassolini raccolti in un viaggio americano sul terreno della riserva Navajo in Arizona. A destra invece altri sassolini raccolti sul terreno del cimitero ebraico di Casale. Il tutto tenendo viva la memoria e ravvivando in noi la fiamma della PACE tra i popoli a cui la lampada è dedicata.

Mauro Galfrè