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La storia della giustizia a Casale (5)

di Aldo Timossi - Il Senato diventa Corte d'appello con un distretto di n milione di abitanti (un quarto in provincia di Pavia)
Superato nel 1861 il traguardo dell’Italia unita, per il Senato di Casale è tempo di cambiare etichetta, assumendo il nuovo ruolo di Corte d’Appello. Cambia poco, ma nel frattempo il Casalese ha perso anche lo status di Provincia, ormai compreso come Circondario in quella di Alessandria.
Senza perdersi d’animo, si supera indenni un momento problematico anche nel 1871, quando “Il Monferrato” scrive che, nella riforma dell’attività giudiziaria, è ipotizzata la soppressione di tutti quei tribunali che nella media dell’ultimo quinquennio non avessero giudicato più di 400 cause per anno, e lo stesso si propone per quelle Corti d’Appello per le quali la media non oltrepassasse le 900 cause. La proposta resta tale, e la Corte d’Appello di Casale prosegue la propria attività, “comprendendo nel distretto le Corti d’assise dei circoli di Casale-Voghera e Alessandria; la giurisdizione si estende sui tribunali circondariali di Acqui, Alessandria, Asti, Bobbio, Casale, Novi, Tortona, Vigevano, Voghera”. Ben oltre un milione di abitanti, per più di un quarto in provincia di Pavia. La locale tipografia Cassone pubblica tra l’altro volumi su “La giurisprudenza casalese”, con le collezioni delle sentenze.
Qualche incertezza nel 1890, quando viene disposta (legge 6702 del 30 Marzo) la soppressione di seicentocinquanta preture, che dal 1865 hanno sostituito le vecchie “giudicature”. Di fatto continueranno a sussistere nel numero originario in quanto all'abolizione di sedi pretorili viene fatta corrispondere la costituzione di sezioni presso le preture esistenti. La conferma, dalle tabelle pubblicate l’anno successivo. Nella giurisdizione del Tribunale di Casale operano i pretori di Casale I e Casale II, Gabiano, Mombello, Moncalvo, Montemagno, Montiglio, Occimiano, Pontestura, Vignale. In quella di Alessandria troviamo anche Valenza e San Salvatore. In quella di Asti, la sede di Cocconato. Al tribunale di Vigevano fanno capo, tra le altre: Garlasco, Mede, Mortara. A Vercelli troviamo anche Crescentino e Trino.
Lo storico locale Idro Grignolio, nelle pagine di “Un secolo di Monferrato” ci offre il sintetico quadro sociale e giudiziario cittadino, all’alba del ‘900: “Casale si presentava come una città operosa e ricca. La sua popolazione assommava a 20.000 abitanti nel concentrico urbano più oltre 2000 a Popolo, 1600 a S. Germano, 1500 a Terranova, oltre agli altri nuclei. Il Tribunale con Pretura e Procura con un foro di decine di avvocati lavorava a pieno ritmo. La Corte d'Appello era dotata di un Primo Presidente, un Presidente di sezione, 20 Consiglieri, 5 segretari o sostituti, un procuratore Generale e 8 Sostituti, 6 addetti alla segreteria, 10 procuratori e avvocati dei poveri; erano accreditati ben 26 avvocati”.
L’organico della Corte scenderà negli anni successivi, ma emergeranno grandi figure di vertice, come Luigi Beria d’Argentine, Primo presidente dal 1909 al 1917 prima di assumere analogo ruolo alla Cassazione di Palermo, e Mariano D’Amelio, che lascia Casale dopo tre anni di presidenza (1920-22) per l’alto incarico di Primo presidente alla Corte suprema di Cassazione. Ed è proprio in coincidenza con il congedo di D’Amelio che tornano brutte nubi sull’orizzonte della Corte d’Appello, già Senato.
L’avvento del fascismo non porta per Casale buone notizie. Di fronte alla sensazione che la Corte d’Appello sia a rischio, sul finire del 1922 “Il Monferrato” inizia una forte battaglia per la sua conservazione di una magistratura “che fu ed è fonte di grande vantaggio e di lustro per la cittadinanza, di invidia feroce da parte di altre città che - commercialmente più forti e sviluppate - vedono di malocchio di dover dipendere nella vita giudiziaria da Casale, inferiore ad esse per importanza industriale ma infinitamente superiore per quella magistratura che esse non hanno”.
A supporto, alcune considerazioni di buon senso. Intanto “su 24 città che hanno la Corte d’Appello, la nostra occupa il 13° posto nei riguardi del quantitativo di lavoro - lavoro enorme - che in essa si svolge: non si può quindi assolutamente sotto questo aspetto dire che appartenga a quella categoria di uffici da sopprimersi perché inutili”. Inoltre, se tutte le cause gestite da Casale si distribuissero tra Torino e Milano, quelle Corti avrebbero una “pletora enorme di lavoro, con cause che non arrivano mai alla fine e che durano anni e anni, poiché, dato il numero enorme delle liti e la pochezza del personale di magistratura e cancelleria, i turni di spedizione delle cause sono eterni, e il tutto reca disagio, disastro economico, morale e giuridico”. Infine, senza la Corte d’Appello, ci sarebbe da Casale un “esodo di tanti professionisti”, che essendo altrove vedrebbero “sgretolare” la loro clientela.
Sono mesi di intenso via-vai dal Casalese a Roma, senza differenze di colore politico, nel tentativo di scongiurare la cancellazione. Impegnatissimi tra gli altri il senatore della sinistra Augusto Battaglieri; i deputati Giovanni Brusasca (già vice-pretore a Gabiano, padre del futuro sottosegretario Giuseppe) dei Popolari, ed Ettore Mazzucco già fondatore del fascio cittadino; gli avvocati Giovanni Caire e Mario Cappa, assessori comunali. Il Ministro della Giustizia, Aldo Oviglio è irremovibile, il brutto destino è segnato.
La Gazzetta Ufficiale del 19 Aprile ’23 pubblica il regio decreto 601 che approva la legge sulla nuova circoscrizione giudiziaria del Regno. Soppresse le Corti di cassazione di Firenze, Napoli, Palermo e Torino; resta solo Roma.
Taglio drastico alle Corti d’Appello, per Casale è finita, confluisce su Torino, unica sede in Piemonte. Rimane il Tribunale, con più estesa giurisdizione: le Preture di Casale, Mede, Moncalvo, Mortara, Vignale; cancellate Mombello, Gabiano, Montemagno, Montiglio, Occimiano, Pontestura. La Pretura di Valenza ingloba quella di San Salvatore e si riferisce ad Alessandria. Resta sede pretorile Trino, inglobando Crescentino. Cocconato passa alla Pretura di Asti.
aldo timossi (5 – continua)
FOTO. Palazzo Langosco, sede del Senato poi Corte d'Appello