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Aforismi strada facendo (due)

di Elio Gioanola -

Ho saltuariamente raccolto negli anni, lontani o vicini, un gruzzolo di frasi che mi sono sembrate interessanti, almeno per me, e approfitto dell’opportunità che questo giornale mi offre per affidarle anche  a qualche lettore generoso, come ho fatto alcuni mesi fa, pur sapendo bene come sia difficile essere originali in questo esercizio.

E’ infatti un campo minato, in cui si cammina tranquilli come ci si trovasse su un terreno privo di pericoli, senza quasi accorgersi di scambiare facilmente per chissà quale novità cose già dette, pronte a esplodere ad ogni passo sotto i piedi.  Dirò, per cominciare, che mi sono trovato più volte davanti al rifiuto di un mio libro da parte di chi speravo me lo potesse pubblicare; dopo avere smaltito la delusione e avere trovato alla fine chi me  lo pubblicò (destinato poi a farlo per tutti i numerosi lavori successivi) facevo questa riflessione: “Cos’è’ che non andava, il mio libro o i mancati editori?”; “Il cosiddetto  intellettuale è uno che orienta la propria attività in senso politico, non letterario”, “Cos’è un pazzo, se non uno che ha perso tutto, meno che la ragione?”; Dice Hans Castorp, il famoso personaggio di Thomas Mann: “Mi sono sottomesso al principio dell’irrazionale, cioè al principio geniale della malattia”; lo stesso autore, a cui devo molto della mia formazione e delle mie convinzioni: “La malattia (mentale) è quanto mai umana, perché essere uomo significa essere malato.  Nella malattia consiste la sua  nobiltà, in poche parole egli è tanto più uomo quanto più è malato. Il genio non è altro che malattia”; pensando alle tante persone di alta cultura che ho incontrato nella vita e nella mia professione mi è accaduto di pensare di loro: “Voi fate benissimo le curve, con stile impeccabile, io ho tirato dritto senza curarmi troppo di indicazioni e segnali stradali, ma in certe cose sono arrivato prima di voi”; “Non si fa per lo più quello di cui si è convinti, ma si diventa convinti di ciò che si è fatto”, “Si accumula per il domani e, quando il domani diventa oggi, non ha più senso quanto si è accumulato”; “Tardo di ingegno, lento di comprendonio, chiuso nel proprio guscio, inerte come un masso, senza memoria, fuori della storia, pieno di paturnie, mi dico spesso, con tratto muto, come hai potuto…”; Parafrasando una celebre frase: “Tutto ciò che dice la televisione è reale, tutto ciò che è reale lo dice la televisione”; “Ai tempi della mia giovinezza, molti dei preti con idee avanzate finirono per buttare la tonaca e sposarsi.

No so se siano stati felici e fortunati con quel cambio di stato, ma ho l’impressione, avendo auto modo di conoscerne più di uno, che abbiano fatto un salto dalla padella alla brace”; “Le cose ce l’ho in testa, ma per lo più non le trovo quando mi servirebbero. Mi tornano in mente quando non le cerco, ma allora non mi servono più”; “Tutto quello che di grande conosciamo, ce lo donano i nevrotici, gustiamo le loro opere ma ignoriamo quanto siano costate loro in insonnie, esaurimenti nervosi, e altri generi di sofferenza. In ogni caso il mio amico poeta Zanzotto, dichiaratosi malato per tutta la vita di un’infinità di malattie, campò sempre lamentandosi dei suoi guai fino a novant’anni”; Diceva Chesterton: “Quando gli uomini non credono più in Dio, non è che non credono più a nulla. Credono a tutto”; “E’ probabile che, come per tutto il tempo della modernità, essere una persona  pensante, equivaleva ad essere ateo, adesso cominci ad essere vero il contrario”; “Leggendo, insegnando, scrivendo su Leopardi mi sono convinto sempre più che molta, moltissima parte della critica lo ha costretto in una gabbia interpretativa troppo più  piccola di lui, ignorando la grandezza del suo pensiero per esaltare quella della sua poesia, come se si trattasse di due mondi diversi”; “Una volta facevo molte conserve, forse nella speranza di conservare me stesso”.

Elio Gioanola