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Hans Liviabella solleva il “Carlo Bergonzi”

La sorprendete stagione concertistica dell’Accademia Filarmonica

 

E’ raro che in un concerto si veda applaudire uno strumento, oltre a chi lo suona. Ma succede anche questo nella sorprendete stagione concertistica dell’Accademia Filarmonica di Casale. E così, venerdì 31 ottobre, Hans Liviabella termina la sua straordinaria performance sollevando proprio il “Carlo Bergonzi” con cui si è esibito. Lo strumento, nato a Cremona circa due secoli fa, non può inchinarsi, ma dopotutto la sala è al completo anche per lui: per questo violino appartenuto alla collezione del conte Cozio di Salabue, nobile casalese che fu tra i primi a trasformare la liuteria in un materiale da collezione. Tutti ci ricordiamo della bella mostra del 2005 a Palazzo Sannazzaro, dedicata ai suoi strumenti, mostra di cui deriva quella in corso a Palazzo Madama a Torino. Da lì qualcuno lo ha prelevato dalla teca e consegnato nelle mani del concertista torinese, esibitosi per la prima volta alla Filarmonica in compagnia pianista Gianluca Angelillo.

Quindi doveroso il ringraziamento a Gianni Accornero da parte del duo, del direttore artistico Sergio Marcheggiani (ma anche da parte nostra) per aver dato vita a questo incredibile momento di filantropia musicale.

Liviabella, però, non nasconde che l’operazione ha presentato qualche rischio. Un violino tanto prezioso non viene prestato semplicemente lasciando in pegno un documento: ha potuto averlo tra le sue mani solo 24 ore prima della serata. Complimenti, chissà cosa sarebbe successo se avesse potuto studiarci una settimana. Certo il programma è pensato interamente per esaltare la grande cantabilità del Bergonzi che si presenta con un timbro pieno, soprattutto nel registro medio - grave. Questo non impedisce comunque a Liviabella di “tirare” passaggi virtuosistici sul registro acuto al limite dell’udibile. Quindi tanto talento, ma sempre al servizio dell’espressività, a cominciare dalla Sonata n 1 in la minore per violino e pianoforte di Lino Liviabella, nonno dell’interprete, dove c’è tutto il gusto del bel canto unito a rimembranze del rinascimento italiano, tipico dei compositori della generazione di Respighi che di Liviabella fu maestro. Davvero una scoperta interessante.

Seguono tre pezzi di Cajkovskij, che in tema di far cantare un violino la sapeva lunga, e un secondo tempo che passa veloce tra i temi popolari della Carmen, trasformati in una pirotecnica fantasia - concerto da Sarasate, o quelli di Porgy and Bess di Gershwin rimaneggiati da Frolov. E lasciateci spendere parole di elogio anche per l’ottimo Gianluca Angelillo che non rimane in secondo piano dimostrandosi, capace di orchestrare pezzi tanto impegnativi con 88 tasti. Bis con una sonatina sempre del Liviabella nato nel 1902 e meritata ovazione per umani e strumenti.

Alberto Angelino