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Retrospettiva su Albino Galvano a Conzano

Inaugurata sabato a Villa Vidua

Il maltempo non ha impedito sabato una buona partecipazione a Villa Vidua di Conzano alla inaugurazione della mostra retrospettiva su Albino Galvano. Dopo il saluto del sindaco Emanuele Demaria prolusione di Alessandra Ruffino.

Tra l'altro l’esposizione si pregia di alcuni prestiti di grande valore concessi dalla Regione Piemonte (tra cui un grande quadro del 1952 che abbellisce l'ufficio di presidenza).

«Con questa mostra e con il catalogo a essa correlato –commentano dal Comune conzanese – ci si propone di richiamare l’attenzione su una figura di artista che merita di esser apprezzata per l’autonomia di giudizio, per l’indipendenza della sua ricerca espressiva e per l’alto rigore (anche morale) dei suoi studi nel campo dell’estetica, della critica e della storia dell’arte».

 La mostra sarà visitabile nelle domeniche e giorni festivi dalle 15 alle 19 fino al 27 maggio. Altre visite su appuntamento (0142 925132).

LA CRITICA

La mostra è un omaggio ad uno dei grandi della vita artistica torinese, Italiana , ma anche Europea Albino Galvano.  Alessandra Ruffino ha sottolineato l ‘importanza della figura artistica ed intellettuale sia nell’ambito piemontese con i grandi collegamenti europei ma anche sul nostro territorio monferrino , vincendo premi pittorici come quello   a Casale Monferrato nel 1967 o le varie partecipazioni come giurato in altri premi negli anni 80 (aggiungiamo le personali alla Villata di Cerrina, ndr).

Molto curata e didattica la mostra si palesa come un viaggio nella cultura torinese ed europea del primo 900 quando il giovane Galvano filosofo e affascinato dall’arte sino a seguire i corsi di Casorati suo grande maestro e a tracciare disegni negli anni 40 di grande suggestione caratteriale, con costruzioni espressioniste come nei monotipi dei nudi femminili che evidenziano la importante ricerca segnica sino ad arrivare anche  ad anticipare una visione astratta in un carboncino del 1940.

Ma Galvano non è solo un pittore ma anche un ricercatore dell’estetica e dell’etica della parola fatta pensiero come studioso di Psicoanalisi, storia delle religioni, filosofia, storia dell’arte, in una dimensione avanguardistica completa a volte anche fraintesa , ma sottolineata da sei inviti alla Biennale di Venezia e da tantissime pubblicazioni  molte fondamentali per la storia dell’arte degli anni del dopoguerra nella storia dell’arte Italiana .

Sicuramente tra i suoi periodi più creativi troviamo la fase razionale astratta del MAC Movimento arte concreta che condivideva con l’amico Parisot, ricordiamo la rivista “I quattro soli” e creava un ponte con l’altro MaC milanese quello di Dorfles, Munari, Soldati ed altri.

Troviamo in mostra Composizione astratta del '50 e Memoriale di novembre del  '53 ora collezione regionale ma nel '67 uno dei vincitori del concorso d’arte di Casale Monferrato che dice molto della importante qualità della giuria vista l’importanza qualitativa dell’opera che racconta il silenzio di una severa e sensibile ricerca sulla forma e sulla luce .

Il percorso della mostra prosegue poi con gli anni Settanta quando l’artista e critico d’arte progettò una serie nuova, chiamata Nastri quasi un ritorno al liberty alla bellezza del movimento della forma della poesia come se un vento misterioso potesse muovere l’anima...

La ricerca prosegue con gli acquarelli della fine anni Settanta cosi fragilmente docili , solitari Iris che paiono essere attraversati dal segno del tempo dalla trasparenza dell’arte  quasi un ritorno all’origine del segno che è anche scrittura, con la quale ha sempre cercato di farci capire e capire lui stesso il mistero titanico dell’incontro fra parola e segno fra il vento della poesia e ricerca pragmatica della luminosità della bellezza. 

La bellezza come ricordo ci accompagna nel nostro viaggio sino negli ultimi lavori che raccontano  l’anima delle foglie  delle rocce, dove un artista che ha voluto e saputo raccontare il suo tempo , le sue emozioni, la sua spiritualità con l’estetica del suo pensiero che si trasformava di volta in volta in parola o segno cromatico in base alla parte emozionale alla quale lui interessava interagire per regalarci sempre la concretezza dell’anima .

Piergiorgio Panelli

 

Foto di  Luigi  Angelino alla inaugurazione