Notizia »

La battaglia della Maura

I ricordi di Timossi, consigliere comunale a Morano

C’era una volta, al Valentino di Casale, un distributore di carburanti, gestito da Secondo Mametro, piccolo imprenditore nato nel 1917 in quel di Mombello, borgata Casalino. Alpino nella Divisione Julia, durante la seconda grande guerra ha combattuto ed è stato ferito in Albania. Tornato a Casale, si è messo nel commercio, pur con qualche difficoltà economica iniziale. Crea dal nulla la “SICOM”, prende in gestione il distributore carburanti del Valentino. Prodotti della californiana “Caltex” (matrimonio tra Chevron e Texaco) per automezzi e per riscaldamento. 

Nel giro di pochi anni, lo spazio in città si fa stretto. Mametro consulta l’elenco del comuni cosiddetti depressi, dove la legge 635/1957 accorda l'esenzione decennale dalle imposte sul reddito a favore delle nuove piccole imprese. Intorno a Casale, i paesi che vantano (è il caso di dirlo, pur trattandosi di vantare una negatività, ma foriera di vantaggi) il titolo di depresso, ci sono Giarole, Occimiano, Ozzano, Pontestura, San Giorgio, Terruggia, Coniolo. Per costruire cisterne servono terreni in piano. La scelta cade su Coniolo, zona in realtà su sponda sinistra del Po, da cui il comune è diviso (scherzi del fiume, che anticamente scorreva più a nord, verso Balzola e la “costa” del Torrione). 

Tra la statale 31 bis e la grande cascina Ghiaio (oggi Florida), sorgono le prime cisterne della nuova SICOM. Da lì partono i camion di rifornimento con la scritta “CALorTEX”, olio combustibile fluido per un “calore che rende”! Nel 1965 inizia la trasformazione dei semilavorati (il “tappato”, petrolio greggio dal quale è già stata estratta la benzina). Si preannunciano i tempi della guerra tra Arabi e Israeliani, ,la “guerra del Sinai” con  epicentro nel giugno ‘67. La proprietà, sentito odore di difficoltà nei rifornimenti, ha studiato un piano di battaglia, iniziando l’importazione diretta dal Venezuela. La SICOM – che nei suoi serbatoi ha una capienza di 25 milioni di chili - può garantire rifornimenti a tutta la clientela, privati e aziende, oltre a qualche comune come Casale e Morano Po. Distribuisce anche carburanti con l’insegna “Conoco”.

Sui giornali appaiono intanto i primi allarmi per il possibile inquinamento di aria e acque, dovuti alla lavorazione dell’”oro nero”. Il riferimento è al ventilato insediamento nel Casalese di una grande raffineria della ligure ERG- Edoardo Raffinerie Garrone. Potrebbe rappresentare occasione di sviluppo, e così può comprendersi una qualche simpatia di parte dell’opinione pubblica. Le reazioni contrarie non si fanno attendere, tra gli altri se ne fa portavoce il dottor Secondo Guaschino, primario all’ospedale Santo Spirito. Lancia l’allarme, che “Il Monferrato” riporta: “Una raffineria nella piana casalese aggraverà l’inquinamento dell’aria”. Si rizzano le orecchie anche del ”gruppo ecologico” di Casale, guidato dal segretario Luigi Prevignano, e della vivace “Associazione difesa della natura”, presieduta da Elio Carlo Ferrero.

La ERG resterà uno sogno o un incubo. Intanto, a Coniolo, Mametro coltiva progetti di ampliamento. Il clima di sempre maggior sensibilità, nell’opinione pubblica, per i temi della tutela ambientale, potrebbe/dovrebbe consigliare cautela, ma l’azienda chimico-petrolifera, che nel frattempo prende il nome di “Maura spa” (dal nome della figlia Maurizia), non ha timore di far sapere che l’impianto esistente è solo “parte” degli obiettivi, e che “nel prossimo futuro l’ampliamento assumerà proporzioni sempre maggiori”!

In realtà, tra la gente della zona si levano le prime voci allarmate. A Casale Popolo lamentano la puzza di gas, “certo non paragonabile a quello che si sentiva anni addietro per la Montecatini”. Qualche agricoltore dice che nei prati, anche il foraggio destinato al bestiame sia impregnato di “cattivo odore simile a zolfo”.  

In effetti, cercando nel corposo Archivio on line, troviamo il 23 giugno 1973 “Il Monferrato” con la notizia che alla “Maura” nascerà una  raffineria da un milione di tonnellate all’anno di petrolio greggio, passando da 65 a 150 dipendenti.  La proprietà – forte di un’autorizzazione ministeriale datata gennaio ’73 e valida due anni - assicura che sarà “una delle più pulite d’Italia, elimineremo qualsiasi possibilità d’inquinamento”. Al tempo stesso, per evitare il via-vai quotidiano di 400-500 autocisterne, chiede ai comuni l’autorizzazione per posare 1800 metri di oleodotto, collegato alla “pipeline” della SNAM che da Genova e Ferrera Erbognone raggiunge la raffineria BP (oggi deposito ENI) di Volpiano.

Col senno di poi, una richiesta quasi “provocatoria”, destinata ad accendere le polveri per bruciare il futuro dell’impresa. Se ne occupa l’assessore casalese Mario Oddone, delegato anche dai Comuni di Balzola, Morano e Coniolo. E’ affiancato dal professor GiovanBattista Saracco, del Politecnico di Torino. La prima reazione è di diffidenza: se la quantità lavorata è verificabile contando le cisterne, chi potrà garantire quanto greggio passerà attraverso quel tubo da 16 pollici? In base ai primi dati, Casale e Balzola si orientano comunque per un parere positivo, e Coniolo delibera in modo interlocutorio. Morano è un osso duro, gli amministratori affidano una loro consulenza al professor Guido Manzone, secondo il quale “la raffineria, allo stato attuale, è una delle peggiori in rapporto ad eventuali inquinamenti”. Coinvolgono anche il professor Carlo Mortarino, anche lui docente al Politecnico torinese, noto perché, in tempi nei quali ancora pochi parlano di ecologia, segnala situazioni di carattere ambientale a rischio. Per Morano, nonostante forti pressioni da parte della SNAM, il parere – che, caso raro, vede spaccata la maggioranza - è negativo, e peserà come un macigno sul futuro.

Poche settimane più tardi, revocate precedenti decisioni, all’unanimità i Comuni deliberano il “no”, dovuto anche a due fatti nuovi. Intanto l’aver saputo che, senza nulla lasciar trapelare, e mentre si realizza l’ampliamento al milione di tonnellate, la “Maura” ha inoltrato domanda per elevare la lavorazione a tre  milioni. Inoltre, l’aver accertato che per rifornire un impianto di tale portata, basterebbero un centinaio di cisterne al giorno, non le 400-500 dichiarate dalla proprietà, ciò che avrebbe potuto rappresentare un grosso problema di viabilità sulla statale 31 bis.

Anche da Roma arrivano notizie confortanti per le comunità locali, molto meno per l’azienda. Si discute di razionalizzare il settore della raffinazione, tutelando meglio l’aspetto ambientale. Dunque s’intende sospendere le licenze di raffinazione non ancora utilizzate o in via di concessione. Sarebbe il caso dei tre milioni della “Maura”, e potrebbe rientrare nel blocco anche la licenza per un milione. Mametro resta comunque ottimista e va avanti, garantisce che nel futuro non ci sarà inquinamento. Intervistato dal giornale, usa una metafora: “Ho creato la Maura e la tratto come una figlia, se fa i capricci la rimetto a zero”. Sulla prospettiva di un “no” al potenziamento, appare tranquillo: “Un milione di tonnellate non significa stare al disotto della convenienza economica, abbiamo basi familiari, io lavoro dodici ore al giorno e son qui anche la domenica, mia moglie (Ester Ambre, n.d.a.) lavora nove-dieci ore, se però tre milioni debbono venire, benvenuti”!

Nel sono in corso i lavori di ampliamento per il milione, da concludersi entro un anno, pena la decadenza dell’autorizzazione. Da questo momento, inizia una lunga controversia tra la proprietà e le amministrazioni pubbliche, difficile da ricostruire anche a posteriori. Dalla Regione Piemonte arriva intanto un primo parere negativo sul progetto dei tre milioni. L’allora assessore alla programmazione, Claudio Simonelli, motiva la decisione: ci sono grosse perplessità sulle misure antinquinamento, e comunque una raffineria di tale portata non può essere soggetta solo ai permessi edilizi del Comune di Coniolo, bensì inquadrata in un piano territoriale. Si susseguono le riunioni e, a farla breve, mentre si discute, alla “Maura” sorgono nuove opere. In più di una occasione, sono tirati in ballo i posti di lavoro: se non si amplia bisogna licenziare parte del personale, la metà dei 79 a libro paga, minaccia la proprietà, inasprendo in tal modo i rapporti tra maestranze e popolazioni locali.

La sospensione dei lavori arriva nel novembre ’74. Il sindaco di Coniolo, Giuseppe Leporati, uomo buono, semplice, cordiale, è deciso a non farsi prendere per il naso. In realtà lo stesso Mametro ammette che alcuni nuovi serbatoi, indicati come rientranti nei vecchi permessi per l’ampliamento a 300mila tonnellate, potranno servire per l’ormai noto milione, ciò che il Comune non aveva autorizzato. Il Tribunale Amministrativo darà ragione a Leporati, quindi partiranno le diffide a demolire la ventina di serbatoi privi di licenza, o pagare una multa pari al loro valore, stimato in ben tre miliardi di lire. Per la “Maura” inizia un lungo, tormentato percorso di chiusura, segnato da rinnovate richieste di ampliamento seguite da altrettanti pareri negativi dei Comuni. Quindi arrivano la proposta all’Agip di fare dell’impianto un semplice deposito sussidiario di Sannazzaro dei Burgundi, il concordato preventivo nel marzo ’79, la vendita parziale ad una società petrolifera americana, il fallimento nel giugno ’84, la vendita all’asta a fine anni Ottanta. Per un certo periodo alcuni serbatoi ospiteranno materiali petroliferi inquinanti, prelevati dalla “Ecosystem” dei Guarnero di Pontestura, dove rischiavano di inquinare il terreno. 

Nel 1990 si parlerà di demolire tutto, e realizzare un megaimpianto di stoccaggio e di recupero di rifiuti industriali speciali, il cosiddetto “piano Antares”, che vedrà il brutto coinvolgimento della Provincia di Alessandria. Un anno dopo, l’area viene fatta rientrare nei confini del Parco del Po, e il senatore Riccardo Triglia, sindaco all’epoca di Coniolo, commenta: “la raffineria arrugginisca in pace”! 

Il fondatore Secondo Mametro, coinvolto in una annosa serie di guai giudiziari, anche legati in qualche modo al grande “scandalo petroli” degli anni Ottanta, muore nell’ottobre ’99. L’anno dopo, iniziano le procedure perché della “Maura” venga cancellata ogni traccia. Qualcuno ipotizza si possa realizzare in quel sito un grande centro commerciale, tipo outlet, con annesso parco giochi. Un sogno rimasto tale, e oggi il sito è deserto, tra il grande insediamento IBL (ex Bonzano legnami) e la moderna palazzina della pelletteria Escudama. 

aldo timossi

NOTA. Il ritaglio è del 1973