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Armonie verdi. Paesaggi dalla Scapigliatura al Novecento

A Verbania, a un'ora d'auto da Casale

Verbania con l’autostrada dei Trafori è a un’ora d’auto da Casale. E a Verbania segnaliamo Il Museo del Paesaggio di Verbania che,  dopo la riapertura nel 2016 con la splendida mostra dedicata a Paolo Troubetzkoy ora visitabile in modo permanente al piano terra,  riapre la stagione primaverile con una incantevole mostra dedicata al paesaggio, "Armonie verdi. Paesaggi dalla Scapigliatura al Novecento".

 La mostra è  curata dalla storica dell’arte Elena Pontiggia e da Lucia Molino, responsabile della Collezione Cariplo 

Muove dai paesaggi di Daniele Ranzoni, maestro della Scapigliatura, di cui sono esposte tre opere tra cui lo Studio di paesaggio fluviale (1872), un acquerello colmo di luce, simile a un’apparizione. Seguono Lorenzo Gignous con lab  Veduta del Lago Maggiore(1885-1890); Mosé Bianchi, con Interno rustico(1889-1895); Federico Ashton con la spettacolare Cascata del Toce in Valle Formazza (1890), Carlo Cressini con il suggestivo Le gelide acque del lago di Märjelen (1908 ca) ; Francesco Gnecchi con Fondo Toce (Lago Maggiore) (1884).

Dalla fine dell’Ottocento al tempo di guerra a tener viva una pittura di paesaggio sono soprattutto i divisionisti. Ecco dunque Vittore Grubicy con l’elegiaco e commosso Cimitero di Ganna, 1894, Cesare Maggi con il lirico trittico Neve, 1908 e Nevicata, 1908 e 1911; Carlo Fornara con lo scenario campestre de I due noci, 1921, a cui si possono accostare Guido Cinotti e Clemente Pugliese Levi La sezione si conclude con i paesaggi brianzoli di Emilio Gola e le vedute di Pietro Fragiacomo (il cui Armonie verdi dà il titolo alla mostra) , Teodoro Wolf Ferrari, Antonio Pasinetti.

Al Novecento Italiano  è dedicata la seconda sezione della mostra. 

Sono qui esposte cinque opere di Mario Tozzi, emblematiche del passaggio dall’impressionismo ai valori classici: la poetica Casetta a Suna, oggi Verbania, del 1914; Cimitero di Suna e La passeggiata, luminose opere impressioniste del 1915; Neve a Lignorelles, 1921 e Paesaggio di Borgogna, 1922, entrambe ormai novecentiste, dipinte con forme più dense e volumi più definiti. Anche Anselmo Bucci con Il governo dei cavalli, 1916, documenta un momento di transizione.

Col Novecento Italiano infatti alla volatilità dei paesaggi precedenti subentrano opere caratterizzate da forza costruttiva e solidità, come Paesaggio, 1922, di Rosai: Ornavasso, 1923 e Guardando in alto, 1925, di Carpi; Pioppi, 1930, di Michele Cascella; Paesaggio invernale, 1930 e Piazza Santo Stefano a Milano del 1935, stilizzati e stupefatti paesaggi urbani di Penagini. Emblematico di questa sezione è Il lago, 1926, di Sironi, che non ha nulla di grazioso o di pittoresco: è il frammento di un mondo senza tempo, immobile, incastonato in una chiostra anch’essa immobile di montagne.

Di Tosi infine vediamo Cipresso a Zoagli, Le tre betulle, Fuori dallo studio, Ulivi a Montisola, Il piantone e Lago di Como, dipinti tra il 1923 e il 1940. Nel Novecento Italiano Tosi rappresenta l’ala più vicina alla tradizione lombarda ottocentesca. La sua pennellata fluida e pastosa si riallaccia a una scuola pittorica che dal Fontanesi e dal Piccio giunge alla Scapigliatura e a Gola. Con il Novecento Tosi condivide però il senso della sintesi e di una salda struttura architettonica, mutuata soprattutto da Cézanne.

Con gli anni Trenta le cose cambiano nuovamente, si abbandonano le forme volumetriche e la pittura torna a esprimere un senso di finitezza e precarietà. Lo si vede nel tremante Temporale (1933), di De Pisis; in Paesaggio di Lavagna (1934) di Lilloni, o in opere del secondo dopoguerra di Dudreville (Case a Feriolo, 1945) e Soffici (Veduta serale del poggio,1952).

 

Sede espositiva

Palazzo Viani Dugnani, Via Ruga 44 - Verbania

Orari di apertura

Da Martedì a Venerdì 10.00 – 18.00 Sabato Domenica e Festivi 10.00-19.00

Ingresso:

5,00 – Ridotto : 3,00

Tel. +39 0323 557116