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Templari in Monferrato (2)
Di Aldo Timossi - Livorno Ferraris - Il Duomo di Casale
Se, caso unico in Italia, la frazione casalese della Madonna contiene nel toponimo il “Tempio”, guardando al Vercellese - e senza arrivare fino al capoluogo, dove i Templari avevano sede della precettoria nella zona dell’attuale Piazza Camana, e chiesa in San Jacopo di Albareto; al templare laico Guala I Bicchieri, padre dell’omonimo Cardinale, si deve la fondazione dell’ospedale - nel non distante territorio di Livorno Ferraris, ecco la ben conservata “ecclesia sancte Marie de Exana”, ora della Madonna d’Isana, il solo esempio di costruzione originale nell’ambito delle mansioni templari, benché “rozzamente” rimaneggiata nel tempo.
Oggetto di un “Viaggio d’autore a...” qui pubblicato il 17 luglio 2009, la domus d’Isana (un’ipotesi che si cita per cronaca, collega il nome a Iside, immaginando un preesistente culto femminile; altri ricordano l’idronimo “isa” nel senso di acqua veloce, ma nel sito non ci sono canali particolarmente rapidi, e peraltro esiste anche un significato di “luminosa” di derivazione celtica) dipendeva dal priorato templare di San Giacomo di Vercelli; sorgeva in posizione strategica, sull’antica via Liburnasca, assai frequentata da pellegrini e mercanti poiché metteva in comunicazione Torino e quindi il passo del Moncenisio con Vercelli, città attraversata dalla via Francigena. Oggi è all’interno di un grosso cascinale, sulla provinciale per Trino.
Non c’è documentazione storica sull’origine, ma l’epoca probabile è la prima metà del XII secolo, e si pensa ad un legame con la mansio dei templari, presente nel luogo e ricordata per la prima volta nel documento del 29 agosto 1208 relativo ad appezzamenti in prossimità di Santa Maria del Tempio, portati in dote da una monaca al convento di Rocca delle Donne di Camino. A conferma dell’origine, sulla cuspide del tetto campeggia, così come in cima al campanile, la tipica croce templare a coda di rondine.
Anche per Isana c’è ricchezza di curiosità. Il blog on-line del “Gruppo di Studi e Ricerche sui Templari in Monferrato” ne riprende un paio. Può avere valenza storica, la testimonianza secondo la quale nel 1944/45, una pattuglia dell’occupante tedesco sarebbe qui arrivata, alla ricerca di un qualche oggetto sacro della Cristianità, “forse lo stesso Gral” dalle cento, vantate ubicazioni. Più leggendaria, la storia delle “tre stelle sorelle”, le Madonne di Isana (c’è una statua nella chiesetta), Crea ed Oropa, che la vigilia della festa dell’Assunta, a mezzanotte, si vedono apparire e poi affievolirsi nel cielo in sembianze di stella, quasi a celebrare l’Assunzione di Maria. Tra storia e fantasia, la supposizione che in questa mansione templare abbia sostato Filippo Augusto, re di Francia, di ritorno dalla crociata in Terra Santa a fine 1191.
Non solo la Vergine Maria collega Vercellese e Monferrato. Isana e il Duomo di Casale avrebbero in comune una compagnia di costruttori, verosimilmente monferrini, di emanazione templare! Ebbero a trattarne ripetutamente su queste pagine il professor Olimpio Musso, e Gabriella Fogli (all’epoca Gran Balivo per l’Italia Settentrionale, Priore di Piemonte dell’ordine di Malta), partendo da sopralluoghi in Cattedrale e dal prezioso volume “il Duomo di Casale Monferrato” di Attilio Castelli e Dionigi Roggero.
In sostanza, per la Fogli una sorta di confraternita di costruttori del Monferrato avrebbe agito nelle due chiese, per ordine e indicazioni precise dell’Ordine del Tempio, che a Casale aveva la “casa grande”; alcuni fregi e la stessa architettura del nartece, l’atrio, paiono “derivare da esempi Armeni o Islamici”. Non senza un certo ardimento, Musso in più articoli aggiunge particolari: i mosaici in stile militaresco del Duomo sono “poco confacenti a un luogo di culto, ma se sono stati davvero i Templari a ricostruire il Duomo dopo la distruzione violenta del 1215 si spiega tutto”; in una statua dell’ambulacro riconosce “un templare in abito da guerra”, forse per il monumento funebre di frate Usepio, precettore di Casale nel 1268 – 1271, non già il re Liutprando che sarebbe privo di scettro e corona; uno dei mosaici non effigia “san Vas”, Sant’Evasio, bensì “san Var”, San Varo, soldato romano e martire orientale, che quindi “rappresenterebbe l’Ordine templare” (curiosità: una Cappella di San Varo esiste nella Cattedrale ortodossa dell’Arcangelo a Mosca).
Tornando… in strada, da Livorno Ferraris verso i colli monferrini, ecco Trino. Qui, la fondazione del vecchio “ospedale degl’infermi”, ora Infermeria Sant’Antonio Abate, si fa tradizionalmente risalire al secolo XIV, per l’unificazione di due ospedali preesistenti, San Lorenzo dei Lebbrosi e San Giacomo dei Pellegrini. Quel “pellegrini” ha sentore di Templari, e Aldo Di Ricaldone conferma, scrivendo che “le origini si allacciano all’attività degli ordini militari-ospedalieri in Italia occidentale tra il XII e il XV secolo”. Affermazione giustificata anche dalla constatazione che si è a pochi chilometri da Morano sul Po, possesso da sempre dei Marchesi di Monferrato, che lo concessero all’Ordine del Tempio intorno al 1177/1182, togliendolo alla Canonica di Vezzolano.
Nel territorio moranese esistono ben tre presenze che ricordano quel periodo. Intanto la chiesetta della Madonna Consolata o del Ceppo (si narra che la statua della Vergine sia stata trovata da un contadino sopra il ceppo di un albero reciso), a fianco della strada per Due Sture. Da una lapide posta sopra l’ingresso, risulterebbe costruita nel 1277 da “Guillelminus de Careto precettore di Morano”.
Forse legata ad un ospedale templare, sotto i portici del palazzo municipale c’è da tempo immemore la "preia dal medich" o "pietra del dottor Vanni", un grosso macigno in granito rozzamente squadrato in forma rettangolare. Potrebbe essere un reperto unico di quell’ospizio, che comunque - “preja” a parte - esisteva a ovest del paese, come scrive lo storico Aldo Settia: non è chiaro se l’ospedale di Morano “sia da identificare con l’ospedale “qui dicitur Dei Casium” per il quale il marchese Guglielmo V ottenne la protezione di papa Alessandro III insieme con l’ospedale di Felizzano anch’esso da lui fondato; l’identificazione sembra tuttavia possibile poiché, oltre a Morano e a Felizzano, non si conoscono altri enti ospedalieri” creati da quel marchese.
Il terzo riferimento all’epoca templare potrebbe essere a pochi chilometri dal centro storico, Torrione di Costanzana, un tempo conosciuta come Planca o Planchetta/Piancheta, zona di confine da sempre fra Monferrato e Vercellese. Perché il “potrebbe”? Nel 1309 - ebbe a scrivere il professor Luigi Avonto - due parti di Planchetta divennero proprietà dell’Abbazia di Sant’Andrea, una della mansione gerosolimitana di Morano ed una del conte Antonio Langosco. In quel periodo, le cose si stavano mettendo male per i Templari, ormai lontani dalle battaglie crociate, partiti poveri e umili e ora accusati di eccessiva ricchezza e orgoglio. Alfine saranno processati, giustiziati, privati dei beni in favore dei Gerosolimitani. Dunque l’atto del 1309 tratta di un possesso (la parte di Torrione adibita a fortezza) che comunque avrebbe potuto finire ai cavalieri del Tempio, se non fossero stati in via di eliminazione!
aldo timossi - 2 -
FOTO. Madonna d’Isana a Livorno Ferraris (f. Angelino da Viaggio d'autore)