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  • 7 anni fa
  • Casale Monferrato

Gabriella Caramore su un grande biblista

Cantiere Speranza

Si è tenuta venerdì, nell’ambito del programma di Cantiere Speranza, la conferenza di Gabriella Caramore su “Leggere la Bibbia con Paolo De Benedetti”. La giornalista della fortunata trasmissione radiofonica “Uomini e Profeti”, come ha ricordato in apertura Riccardo Calvo, ha accettato con gentilezza l’invito per il legame profondo di amicizia con il grande biblista, più volte presente come relatore nella nostra città.

Delle numerose occasioni di incontro alla radio e nelle case editrici con il grande teologo scomparso un anno fa ma vivo nella memoria, resta il ricordo, ha detto Gabriella Caramore, della voce sottile, esile e silente che incarnava il suo modo d’essere con qualche lacrima sul dolore di coloro che non hanno voce e parola. La forza debole del suo pensiero non sistematico è il frutto di una doppia manualità intrecciata: una afferrante il magna della tradizione e l’altra liberatrice di cuore e mente dai lacci. E poi la sapienza socratica che insegna a dire non so, la predilezione per le lingue orientali grazie al presidente del tribunale di Asti e la grande passione per la Bibbia, ereditata dalla madre cattolica e studiata da “marrano”, come ripeteva in omaggio agli ebrei convertiti. E ancora il recupero della figura di Gesù in rapporto alla cultura ebraica, la dimensione della sottrazione di Dio per lasciare spazio all’uomo e il settantunesimo senso, quello soggettivo che ciascuno ha la responsabilità di trovare al di là dei settanta significati della Torah. Infine la sottile ironia della lettera di ringraziamento, letta da Gabriella Caramore, scritta per ringraziare gli amici del numero monografico della rivista “Humanitas” a lui dedicato nel 2006, in occasione dell’ottantesimo compleanno. Un grande Maestro con tanti discepoli che fanno della sua parola un patrimonio, per il vicepresidente della comunità ebraica Elio Carmi. Un bel ricordo del grande teologo secondo il vescovo Gianni Sacchi che citando Isaia ha detto che Dio non dimentica i suoi figli, avendo scritto i suoi nomi sul palmo della mano, mentre il sindaco Titti Palazzetti ha apprezzato le riflessioni profonde e importanti emerse nella conferenza, utili soprattutto di fronte alle scelte edonistiche riduttive della conoscenza, che nasce dal dolore.

Dionigi Roggero