Notizia »
Con gli Archibugieri di Monferrato
Moncalvo domenica ha ospitato l’evento “Rivivere la vita piemontese del XVIII secolo”, organizzato dall’Associazione Aleramo Onlus.
Un’insolita giornata per apprezzare scene di vita piemontese del XVIII secolo interpretate dall’Associazione Archibugieri di Monferrato i quali, per l’occasione, hanno altresì animato alcune delle opere del pittore Pietro Domenico Olivero. In particolare sono state ricreate scene di accampamento estrapolate da un estratto dell’opera omnia del maestro della pittura bambocciante allestita presso il museo civico, in cui è emerso uno spaccato poetico della prima metà del Settecento. A Olivero è infatti riconosciuta la capacità di aver saputo interpretare con fedeltà l’immagine della società torinese dell'epoca, delineandone, con grazia malinconica e pensosa, ma anche con partecipe e umana trepidazione, le folle e i luoghi della Torino settecentesca, per conservane l’immagine nel tempo. Gli abiti, i colori e gli oggetti catturati nei dipinti di Olivero sono infatti prezioso scrigno da cui attingere informazioni per le ricostruzioni storiche e culturali dell’allora società. Il pomeriggio è poi proseguito con la presentazione libraria “Donne in Guerra, mogli, compagne e femme de plasir” di Alessia Giorda e Francesco Ganora edito da Ananke, per concludersi con Vine d’Honeur a cura della Tenuta La Fiammenga di Cioccaro di Penango.
Del ruolo delle donne più o meno dietro alle quinte ne ha così parlato la Giorda, ripercorrendone, nei secoli, ruoli, immagini e caratteristiche con moderazione dal parte della presidente della Aleramo Onlus Rita Maria Mottola. “Sebbene di donne poco se ne sia parlato nella storia” ha esordito la Mottola, “consultando gli atti notarili ci sorprende invece notare in quante occasioni le donne costituivano società in partecipazione già dal medioevo”. In alcune iconografie poi, le si ritrovano al seguito di soldati ed eserciti come vivandiere o lavandaie. E’ il caso della scultura sulla tomba di Francesco I di Francia, in cui sono incluse le donne nella scena riportata della conquista di Melegnano. Fossero dunque vivandiere, lavandaie, combattenti, mogli o femme de plasir, le donne furono sempre molto presenti al seguito degli eserciti in guerra. E, tra loro, anche le femme de plasir: “la prostituzione la si poteva considerare, essendo una valvola di sfogo per liberare le pulsioni naturali di così tanti uomini, anche una garanzia di incolumità sia per le donne “oneste” più o meno giovani che abitavano nei dintorni del campo, sia per quella dei tanti ragazzi che seguivano l’esercito e su cui poteva spostarsi l’interesse di molti soldati che vivevano in tale promiscuità” precisa il testo. “Nel 1465 una compagnia di arcieri montati agli ordini del capitano Mignon fu accompagnata nel suo attraversamento di Parigi da otto prostitute, chiamate filles de joi, che avevano al loro seguito anche un padre confessionale,. Nel 1473 un’ordinanza militare borgognona proibiva ai soldati di portarsi dietro le proprie donne, ma permetteva ad una compagnia di 500 uomini di avere a disposizione almeno 30 prostitute”.
Gli alti ufficiali si dimostrarono tolleranti anche nel XVI e XVII secolo, regolamentando ulteriormente il numero di quelle che venivano chiamate donne pubbliche o donne in comune. Fossero dunque femme de plasir, mogli, vivandiere, lavandaie o crocerossine, talvolta combattenti, le donne costituirono sempre un’importante spina dorsale e punto di riferimento al seguito degli eserciti.
Chiara Cane