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Coldiretti: le previsioni dei tecnici sulla vendemmia

Un’annata di buona/ottima qualità

Si partirà ai primi di settembre con Chardonnay e Pinot Nero, e ancora prima se queste uve sono destinate a diventare base spumante, si proseguirà poi con le uve Moscato, Cortese, Timorasso, Arneis e successivamente Dolcetto, Nebbiolo, Grignolino e Barbera.

“Si attende comunque un’annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta sarà influenzato molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo. Anche quest’anno, come già accaduto in passato la differenza la farà chi ha fatto un buon lavoro in vigneto – ha affermato Alberto Pansecchi, tecnico vitivinicolo di Coldiretti Alessandria -. Rispetto al 2020 possiamo ipotizzare, a livello provinciale, un -10% di produzione, anche se al momento non è ancora possibile fare previsioni per il grado zuccherino. Un dato contraddistinto dal segno meno che accomuna tutta la produzione italiana, come confermano le zone del Sud dove la vendemmia è già partita”.

“Dove non sono arrivate grandine e maltempo le viti non sono in sofferenza ma le prossime settimane saranno fondamentali per confermare le previsioni – ha aggiunto il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. E’ quindi una vendemmia che potremmo azzardare a definire di qualità quella che inizierà a breve nei vigneti alessandrini: le operazioni di raccolta scatteranno entro la prima decina di settembre anche per quanto riguarda le varietà precoci e le uve destinate alla spumantizzazione che stanno ora entrando nel vivo per raggiungere il clou dalla seconda metà di settembre”.

Nonostante il calo a livello nazionale l’Italia quest’anno è il primo produttore mondiale di vino mentre per il secondo posto si prospetta una sfida tra Francia e Spagna che hanno subito un contenimento dei raccolti, anche se più marcato per i cugini d’Oltralpe.

L’elemento che caratterizza maggiormente la nuova stagione del vino è l’attenzione verso la sostenibilità ambientale, le politiche di marketing, anche attraverso l’utilizzo dei social, e il rapporto con i consumatori, con i giovani vignaioli che prendono in mano le redini delle aziende imprimendo una svolta innovatrice.

Una presenza che ha di fatto rivoluzionato il lavoro in campagna dove il 70% delle imprese giovani opera in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione e vendita aziendale del vino all’enoturismo fino alla vinoterapia. Un’opportunità resa possibile dalla legge di orientamento per l’agricoltura (la legge 228/2001), fortemente sostenuta da Coldiretti che ha rivoluzionato il lavoro nelle campagne allargando i confini dell’imprenditorialità agricola e aprendo a nuove opportunità occupazionali.

“Il sistema vitivinicolo, nonostante il difficile periodo del lockdown che ha messo a dura prova l’intero settore, ne esce con una visione complessiva nuova e propositiva mentre è ancora ferma al palo la vicenda-voucher un problema che diventa prioritario in tempo di vendemmia, per snellire la burocrazia per garantire nuovi posti di lavoro – ha sottolineato il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo –. E’ fondamentale per le imprese ridurre i costi e assicurare al settore uno strumento che semplifichi, sia agile e flessibile, rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e sia capace di garantire forme di integrazione del reddito alle categorie più deboli in un momento in cui ne hanno particolarmente bisogno”.

La provincia alessandrina vanta 12 Doc e 7 Docg: la produzione tricolore può contare su 607 varietà iscritte al registro viti, il doppio rispetto ai francesi, con le bottiglie Made in Italy destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia.

“A preoccupare sono anche le nuove politiche europee come la proposta di mettere etichette allarmistiche sulle bottiglie per scoraggiare il consumo o anche il via libera dell’Unione Europea a nuove pratiche enologiche come la dealcolazione parziale e totale che rappresenta un grosso rischio ed un precedente pericolosissimo permettendo di chiamare ancora vino un prodotto in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di un trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino. Particolarmente grave è la decisione di considerare i vini de-alcolati e parzialmente de-alcolati come prodotti vitivinicoli e di consentire tale pratica anche per i vini a denominazione di origine protetta o indicazione geografica protetta”, hanno concluso Bianco e Rampazzo.