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Byron e Vidua

Venerdì 19 aprile Ravenna ricorda il bicentenario della morte del poeta inglese Lord Byron.

Dal 1819, infatti, George Gordon Noel Byron, sesto barone di Byron, dopo un periodo avventuroso a Venezia, visse a Ravenna alcuni anni, corrisposto dall’amore di Teresa Gamba, diciottenne, sposata al più anziano conte Guiccioli. Byron aveva allora trent’anni. Era famoso come poeta, scrittore e pensatore dalle idee politiche radicali. A Ravenna, con il fratello e il padre di Teresa, i Conti Pietro e Ruggiero Gamba, Byron prese contatti con la Carboneria e scrisse i canti del Don Juan, The Two Foscari, The Prophecy of Dante e altri scritti che svelano l’odio del poeta inglese nei confronti della tirannia, che nella Penisola trovava espressione nello Stato Pontificio e nell’Impero d’Austria.

A Teresa, Byron fu legato fino ai tempi della spedizione in Grecia. L’ultima sua lettera a Teresa è datata 17 marzo 1824, un mese prima di morire. Rimasero nelle mani di Teresa Guiccioli alcuni manoscritti di Byron, oggi conservati alla Pierpont Morgan Library di New York.

Chi scrive ama Byron, la sua formidabile opera poetica (considerata da Freud un toccasana dello spirito), la sua vita avventurosa da eterno ribelle. Era un eccentrico e, spesso, un dandy esibizionista (ovviamente di gran classe). In Italia, prima del noviziato politico a Ravenna, rubò, all’Ambrosiana, una ciocca di capelli di Lucrezia Borgia. A Milano frequentò alla Scala alcuni patrioti italiani, tra i quali Ludovico di Breme, Silvio Pellico (che fu il suo traduttore italiano) e Carlo Vidua. Era un grande avventuriero, a volte un po’ goffo: a Venezia si fece soffiare la “fidanzata” da Arthur Schopenhauer, che vinse una leggendaria gara di nuoto sul Canal Grande.

Eppure c'è una bella e grande intransigenza nel tracciare il proprio destino che rende Lord Byron alla leggenda. Nato a Londra un anno prima della Rivoluzione francese, il 22 gennaio 1788, e morto in Grecia a Missolungi, il 19 aprile 1824, dove si trovava per combattere con i greci per la libertà, negata al popolo greco dall’Impero Ottomano, Lord Byron, poeta e cittadino del mondo, per tutta la vita ha disprezzato il rischio con una costanza tale da diventare l’incarnazione del ribelle romantico.

Già nel 1988, bicentenario della nascita di Byron, Ravenna ospitò la più grande mostra in Europa assieme a quella del Victoria Albert Museum di Londra sul poeta. A trentasei anni di distanza, ed in occasione questa volta del bicentenario della morte di Byron, ancora Ravenna mantiene con Londra un forte legame, rimanendo un punto di riferimento importante a livello internazionale per le celebrazioni sul poeta, con la presentazione ufficiale del Museo Byron a Palazzo Guiccioli, in via Cavour, dove il Lord inglese trascorse le sue belle giornate con l’amante Teresa Gamba. Il Palazzo ha alle spalle un lungo restauro, opera della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.

Da oggi, Palazzo Guiccioli ospiterà, dunque, il Museo Byron, che la Fondazione sta realizzando nell’ala nobile e storica del Palazzo, proprio nelle stanze che furono abitate dal poeta, e la sede italiana della Byron Society, diffusa in oltre quaranta Paesi nel mondo.

Alle ore 21, nella Basilica di San Francesco, Byron e la sua attività poetica saranno affidate alla voce dell’attore Franco Nero. L’Associazione Culturale Italo-Britannica di Ravenna, inoltre, ha organizzato la conferenza pubblica su vita, amori, avventure di Lord Byron. L’incontro, patrocinato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, si terrà oggi, venerdì 19 aprile, alle 17.30 alla Sala Nullo Baldini, sede della Provincia di Ravenna, con ingresso in via Guaccimanni. Numerose le altre iniziative in programma, che spaziano dalle passeggiate sui luoghi di Byron a Ravenna, con una «Balade et Promenade Nocturne» del sottoscritto sulla tomba di Dante al tramonto, agli omaggi di diverse associazioni filoelleniche. Dal 2009, infatti, il 19 aprile (giorno della morte del filellenico Byron) è la giornata dedicata al filellenismo e alla solidarietà internazionale. Quest’anno, inoltre, nel bicentenario della sua morte, la Society for Hellenism and Philhellenism ha chiamato l’anno 2024 “Lord Byron Year”. Dal 1821, in tutta Europa e negli Stati Uniti d’America, l’eco della Rivoluzione greca si diffuse e crebbe, facendo nascere un movimento filellenico nell’opinione pubblica. Byron e Santorre di Santa Rosa promossero e portarono avanti l’insurrezione greca con tutti i loro mezzi, fino alla morte.

In questa storia, però, il viaggiatore Carlo Vidua precede di alcuni anni, nel 1821, Lord Byron (in Grecia nel 1824) e Santorre di Santa Rosa (in Grecia nel 1825) nel viaggio rischioso nella Rivoluzione greca contro la Sublime Porta.



CARLO VIDUA IN GRECIA PRIMA DI BYRON



Nel 1821, in Piemonte, si stanno svolgendo i moti (dove sono coinvolti gli amici del viaggiatore, da Santorre di Santa Rosa a Cesare Balbo). Nella primavera del 1821, Carlo Vidua si trova ad Atene, durante il bombardamento della flotta turca. Non è lì per caso, come potrebbero far pensare le lettere pubblicate (e censurate pesantemente nel Regno di Sardegna alla loro uscita) da Balbo nel 1834. Il suo interesse per la politica lo spinge in Grecia prima di Byron e dell’amico Santa Rosa (che quando arrivò ad Atene, nel gennaio 1825, ritrovando su una colonna del tempio di Teseo il nome di Vidua, vi scrisse accanto il proprio).

Il viaggio in Grecia di Vidua, durante la Rivoluzione greca, è importante per numerosi motivi. All’Accademia delle Scienze di Torino sono conservati numerosi documenti: dai taccuini, alle relazioni di viaggio. Addirittura, per colpa della censura piemontese, la Relazione del viaggio in Levante e in Grecia, già pronta per la stampa, dopo la morte del viaggiatore, non fu mai pubblicata. La copia unica di questo scritto, curato da Cesare Alfieri di Sostegno, si trova tuttora all’Accademia delle Scienze e si tratta di una prima bozza eseguita dall’editore torinese Pomba, lo stesso che stampò gli altri scritti postumi di Vidua, come le Lettere e il trattato Dello stato delle cognizioni in Italia. L’Accademia delle Scienze ha proposto un’edizione anastatica nel 2011 delle Relazioni.

Vidua, tra le altre cose, scrisse la storia di intere comunità della Grecia, che dopo la sua testimonianza furono annientate dall’esercito ottomano. Una rarità, una fonte di primaria importanza per la storia della Grecia. Le pagine del viaggiatore casalese e Conte di Conzano non sono solo un documento di importanza storica. Descrivono un Vidua filoellenico avant la lettre. Bisogna ricordare che non corrisponde a verità che gli “spiriti europei” nel 1821 fossero attenti alla rivoluzione della Grecia. Per esempio, Byron, proprio nel 1821, quando Vidua si trova al centro della Rivoluzione greca, trovò, quasi per caso, il suo tirocinio politico in Italia, in modo del tutto casuale e in un’occorrenza squisitamente sentimentale, nella Ravenna della Contessa Teresa Guiccioli. Quando i moti del 1821 interessarono con violenza quella città, la famiglia di Teresa fece conoscere a Byron le sette segrete. In questo modo, Byron cominciò a pensare a campi d’azione più vasti: come è noto lo ritroveremo anni dopo in Grecia, dove l’eccentrico Lord si era fatto fare apposta degli elmi omerici per la spedizione ellenica.

L’amico di Carlo Vidua, il Conte di Pomerolo e signore di Santa Rosa, Santorre Annibale Filippo Derossi, fu il protagonista degli sfortunati moti piemontesi del 1821. Esule maturerà il suo pensiero in Francia e Inghilterra, stringendo una forte amicizia a Parigi con Victor Cousin e nella Londra dell’esule Foscolo (dove visse nella casa del Conte Porro, che era stata già soggiorno di Foscolo, e dove conobbe Giovanni Berchet). A Londra, Santa Rosa deciderà la via fatale: anche lui come Byron troverà la morte in Grecia. Santa Rosa fu protagonista della difesa di Sfacteria, isola di fronte a Navarino, che iniziò il 5 maggio 1825. L’8 maggio morì, mentre molti erano scappati dall’attacco dell’esercito turco. Il 16 maggio, Giacinto Provana di Collegno, amico fraterno di Santa Rosa, ritornò nell’isola, nel frattempo riconquistata, per rintracciare il cadavere del piemontese, ma non riuscì a trovarlo. La morte di Santa Rosa fu vendicata dai greci e dai loro alleati quando, nei pressi dell’isola, il 20 ottobre 1827, una flotta inglese, francese e russa sbaragliò quella turca, rappresentata dalla flotta egiziana di Ibrahim Pascià.



INFINE. UNA PROPOSTA: BYRON E LA MUSICA, TRA VIDUA E SANTA ROSA



A Pesaro, nell’ambito della rassegna Uno alla volta, per carità! Storie di personaggi alla corte di Rossini, venerdì 19 aprile, alle ore 17.30, all’Auditorium di Palazzo Montani Antaldi, la Fondazione Rossini (in collaborazione con il progetto di formazione Crescendo per Rossini e il Rossini Opera Festival) presenta un incontro dedicato a Byron.

A duecento anni dalla prima esecuzione, l’11 giugno 1824, all’Almack’s Assembly Rooms di Londra, della cantata Il pianto delle muse in morte di Lord Byron, composta da Rossini dopo neppure due mesi dalla morte del poeta inglese, avvenuta proprio il 19 aprile dello stesso anno, a Pesaro si ricorda la figura di Byron e il suo mito.

La stessa cosa si può fare in altri centri legati, ad esempio, alla figura di Giuseppe Verdi, che utilizzò il Byron di The Two Foscari: an Historical Tragedy, come base per la sua opera I due Foscari.

Hector Berlioz si ispirò a Il pellegrinaggio del giovane Aroldo di Byron per la sua sinfonia in quattro parti Harold en Italie.

Una proposta, infine: perché non ricordare - a duecento anni dalla morte - la figura di Lord Byron nel Monferrato o a Torino?

Anche in musica. Perché i filoellenici Carlo Vidua e Santorre di Santa Rosa furono musicisti assai dotati. Suonavano insieme a Villa Vidua a Conzano oppure nella Torino dell’amico Cesare Balbo, sotto l’egida di Prospero Balbo, dove Luigi Provana e altri amici erano discreti concertisti. Vidua era un appassionato di Rossini, tanto da suonarlo al pianoforte in America e in Indonesia alla presenza delle massime autorità, in occasioni “private”, con i Presidenti americani o il Governatore olandese nelle Molucche, che nei loro scritti e memorie ci ricordano questo lato misconosciuto, ma affascinante, del grande viaggiatore d’inizio Ottocento. Vidua suonava anche il violino e il cembalo, componeva musica. Santa Rosa scrisse musica da camera e suonava la chitarra. Si potrebbero leggere le pagine, sconosciute al grande pubblico, di Vidua sulla Grecia, insieme alle poesie di Byron e alle composizioni di Santorre di Santa Rosa. Senza dimenticare il lato bibliofilo di Vidua, che in estremo Oriente leggeva le liriche di Byron, annotandole, o compulsava l’edizione francese della Rivoluzione in Piemontedell’amico di Savigliano.



Roberto Coaloa



Lo storico Roberto Coaloa è biografo di Carlo Vidua e, recentemente, ha dato alle stampe il saggio: Lord Byron, Santorre di Santa Rosa e Carlo Vidua nella Rivoluzione greca, in: “Il Mediterraneo dei Romantici”, a cura di Nicoletta Marini d’Armenia, Napoli, Guida, 2022, pp. 39-66. Dal dicembre 2022, Coaloa è cittadino onorario di Conzano: «per l’impareggiabile apporto alla conoscenza del conte Carlo Vidua di Conzano, archeologo, esploratore e letterato, con libri, articoli e conferenze. Ulteriore riconoscimento, poi, per il fondamentale contributo al percorso espositivo multimediale sui viaggi del conte conterraneo nell’avita dimora conzanese, divenuta museo».