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«Carlo d’Austria. Uomo di fede e di pace»

Convegno a Torino protagonista lo storico Coaloa insieme al nipote dell'ultimo imperatore, l'arciduca Martino

Il 1° aprile 1922, cento anni fa, moriva in esilio, nell’isola di Madera, l’ultimo imperatore e re dell’Austria-Ungheria, Carlo d’Asburgo. Aveva 34 anni. Lasciava la moglie Zita e sette figli, l’ottava figlia, Elisabetta, nascerà dopo la morte del papà, il 31 maggio 1922.

Il 3 ottobre 2004, l’imperatore è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo

II. Il processo di canonizzione è  in corso. Lo ricorda lo storico casalese  Roberto Coaloa, autore di una fortunata biografia: Carlo d’Asburgo, l’ultimo imperatore (Genova, Il Canneto, 2012), ora esaurita e in attesa di una nuovissima edizione.

Coaloa sarà protagonista, insieme al nipote dell’ultimo imperatore, l’Arciduca Martino d’Austria-Este (figlio del terzogenito di Carlo e Zita, Roberto d’Austria-Este), di un convegno a Torino, sabato 26 marzo, alle ore 9.30, dal titolo «Carlo d’Austria. Uomo di fede e di pace». L’incontro, organizzato da Alleanza Cattolica e dal Centro Culturale Piergiorgio Frassati, si svolge presso l’Istituto Valsalice in Viale Thovez, 37.

Il 1° aprile, Coaloa sarà in pellegrinaggio a Madera, dove Carlo d’Asburgo è sepolto a Funchal, e poi protagonista in altri incontri, come quello di Trieste, sabato 14 maggio, dal titolo «Carlo I d’Austria e i papi del XX secolo ad oggi difensori della pace».

Ospitiamo qui un intervento del nostro collaboratore Roberto Coaloa sul centenario della morte dell’ultimo imperatore.



IL CENTENARIO DELLA MORTE DEL BEATO CARLO D’ASBURGO 1922-2022



Nel 2004, domenica 3 ottobre, in San Pietro, l’ultimo Imperatore d’Austria e re d’Ungheria, Carlo d’Asburgo, è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II (che il 27 aprile 2014, insieme a papa Giovanni XXIII, è stato proclamato santo da papa Francesco).

L’Arciduca Rodolfo, sesto figlio del Beato Carlo e della Serva di Dio Zita, nel 2008, mi raccontò - da me intervistato nella sua dimora di Bruxelles per il libro dedicato a suo padre - un delizioso aneddoto. Anni prima, lui e sua madre Zita, furono ospiti di papa Giovanni Paolo II, che svelò l’origine del suo nome: Karol (Carlo).

«Sapete perché sono stato battezzato con il nome di Karol? Perché mio padre aveva una grande ammirazione per l’Imperatore Carlo d’Asburgo di cui era soldato».

La famiglia Wojtyla del futuro santo papa era originaria di Wadowice, che dal 1772 al 1918 era all'interno dei confini dell’Austria-Ungheria, impero della dinastia Asburgo.

Ricordiamo anche che il secondo nome del papa polacco - Józef - a sua volta si riferiva al vecchio imperatore, zio di Carlo, Francesco Giuseppe.

Il padre di Papa Giovanni Paolo II, Karol Wojtyla (1879-1941) era un soldato, sottufficiale dell’esercito austro-ungarico e capitano delle forze armate polacche e omonimo di Karol Józef, papa nel 1978.

Perché l’arciduca, e poi imperatore Carlo, nato il 17 agosto 1887, meritava di essere incluso tra i beati?

Perché fu l’unico Capo di Stato durante la Grande guerra a seguire l’appello di papa Benedetto XV: fermare l’inutile strage. Durante la cerimonia di beatificazione papa Giovanni Paolo II disse che la principale preoccupazione di Carlo era stata quella di seguire la vocazione del cristiano alla santità anche nella sua azione politica, in particolare nella qualità di paladino dell’assistenza sociale, e per questo avrebbe dovuto essere «un esempio per noi tutti, soprattutto per quelli che oggi hanno in Europa la responsabilità politica».

Prima che l’arciduca Carlo diventasse l’ultima testa coronata della dinastia asburgica, l’elenco dei pretendenti al trono lo inseriva agli ultimi posti, anticipato dal padre e soprattutto dai numerosi zii, considerando anche il fatto che il regno di Francesco Giuseppe fu molto lungo: dal 1848 al 1916. Da Mayerling a Sarajevo, scomparvero i pretendenti al trono: Rodolfo, unico figlio maschio di Francesco Giuseppe e della leggendaria Sissi, morì il 30 gennaio 1889 a Mayerling (in circostanze ancora misteriose), lo zio di Carlo, l’Arciduca Francesco Ferdinando, fu assassinato il 28 giugno 1914 a Sarajevo.

Nel 1887, quando nacque Carlo, il trono era assai lontano. Risulta sorprendente, quindi, che durante l’incontro della futura moglie di Carlo, la principessa Zita, con Papa Pio X, oggi santo, il pontefice profetizzò che l’Arciduca Carlo sarebbe succeduto al fratello di suo nonno.

L’Arciduca Carlo e Zita si sposarono il 21 ottobre 1911 e nel 1915, proprio nella tormenta della Grande guerra, su iniziativa del futuro imperatore austriaco e re d’Ungheria, fecero un pellegrinaggio al più grande santuario dell’Austria a Mariazell. Carlo era un grande devoto della Madre di Dio.

Nel novembre 1916 terminò il regno di Francesco Giuseppe e Carlo prese il potere.

La campagna verso la santità del giovane imperatore, che morì in esilio a Madera a soli trentaquattro anni, iniziò nel 1949, quando si iniziarono a raccogliere le testimonianze della sua santità. Il 21 dicembre 2003 la Chiesa cattolica riconobbe il miracolo accaduto a una suora brasiliana malata di una forma debilitante di vene varicose. La storia vale la pena d’essere raccontata.

La suora Maria Zyta Gradowska era di origine polacca. Nata nel 1894, all’età di venticinque anni entrò a far parte della Congregazione delle Suore della Carità. Presto divenne missionaria in Brasile. Nel corso del tempo, la sua salute peggiorò, tanto da non potersi più alzare dal letto. Una suora le consigliò di pregare per intercessione del Servo di Dio Carlo d’Asburgo. Una mattina, la sorella Gradowska si alzò come se niente fosse e andò semplicemente in cappella per la preghiera. Non solo il dolore lancinante era scomparso, ma anche le ferite erano completamente sparite. La suora aveva lo stesso nome della moglie di Carlo, Zita. Visse fino a novantacinque anni, come la moglie di Carlo.

Un nome che è un destino nel processo arrivato alla beatificazione dell’ultimo Imperatore, tanto che Giovanni Paolo II scelse la data del 21 ottobre (quella del matrimonio di Carlo e Zita e non come di solito accade con quella della morte) per la ricorrenza liturgica.

La Chiesa, ora, indaga su altri miracoli avvenuti negli Stati Uniti d’America. Chi scrive, nel 2017, è stato in udienza da papa Francesco, molto curioso sul ruolo dell’ultimo Imperatore come promotore di pace durante un conflitto mondiale. Il processo di canonizzazione procede in queste ore buie della storia europea.

Il 28 giugno 1919, con il Trattato di Versailles, la Francia non solo colpiva il nemico tedesco, ma preservava il proprio impero e le colonie. Mentre gli Stati Uniti portavano avanti l’autodeterminazione etnica o nazionale, Francia e Regno Unito volevano mantenere i loro preziosi e redditizi imperi. Però, distruggendo di fatto l’assetto secolare dell’Europa centrale, i “Quattro grandi” vincitori a Versailles, crearono una vera e propria zona incognita. Il principio della riorganizzazione, su base etnica, della carta d’Europa, accolto dal trattato in base ai Quattordici punti di Woodrow Wilson, paradossalmente – secondo lo storico Eric Hobsbawm – fornì un pretesto alle successive pulizie etniche e, addirittura, alla Shoah.

Questi pochi cenni, a mio modesto avviso, possono già incuriosire lo studioso e lo storico, mostrando inoltre l’importanza di andare a rivisitare la storia dell’Impero Asburgico, che fu soprattutto un Impero europeo, che cercò non la guerra ma la pace nella sue secolare esistenza.

Oggi, ritornare sulla storia dell’Impero d’Austria-Ungheria e sulle sue figure storiche, da Franz Ferdinand a Francesco Giuseppe fino a Carlo, significa comprendere i problemi dell’Europa di oggi, nati proprio dall’incredibile confusione che seguì la pace sbagliata di Versailles, che eliminò dalla carta d’Europa delle antiche strutture sovranazionali che garantivano la pace tra popoli assai diversi.

La Francia e il Regno Unito commisero degli errori. Ma anche la nuova Russia sovietica ne commise. Prima della pace di Versailles ci fu quella di Brest-Litovsk. Una pace dalle conseguenze atroci per milioni di uomini. Ovviamente, se si fosse evitata la Rivoluzione russa, non ci sarebbe stata un’atroce guerra civile in Russia, i milioni di morti per fame in Ucraina e una perpetua situazione di violenza nei Paesi dell’Est europeo. Anche in questa area geografica l’Imperatore Carlo aveva fatto delle osservazioni profonde, lungimiranti e ovviamente, anche in questo caso, fu inascoltato.

Il 1917, anno della Rivoluzione, fu un tempo d’occasioni mancate per la pace. La Rivoluzione, non auspicata da Carlo d’Asburgo, accelerò e innescò un tempo di nuove violenze. La pace di Brest-Litovsk anziché portare la pace segnò l’inizio di inaudite violenze sulle popolazioni civili. Nel 1918 iniziarono i massacri in Ucraina. Dapprima nell’aprile 1918 si scontrarono gli squadroni di ulani polacchi contro gruppi improvvisati di contadini ucraini, attrezzati però di mitragliatrici e di lancia mine. Poi le violenze si allargarono a macchia d’olio, colpendo anziani, donne e bambini.

r.c.

FOTO. Coaloa consegna al Pontefice il suo libro sul beato Carlo I d'Asburgo (Persenbeug, 17 agosto 1887Funchal, 1º aprile 1922)

Roberto Coaloa