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"Il sogno di una storia di famiglia"

Il libro di Claudia De Benedetti

La Giornata europea della cultura ebraica è proseguita domenica pomeriggio nel Cortile delle Api, per un pomeriggio dedicato a il “Il sogno di una storia di famiglia", proiezione di fotografie inedite dal volume di Claudia De Benedetti dal titolo “Non fuorvierà, una storia di famiglia”. La stessa autrice insieme al suo editore Guido Guastalla ha commentato questa singolare galleria di antenati colorandoli di una serie di aneddoti, a volte divertenti a volte tragici. 

La famiglia in questione è quella della madre di Claudia: Isa Corinaldi De Benedetti (1936-2013) ultima rappresentante di 5 grandi famiglie ebraiche italiane. Dal Medioevo ad oggi vi troviamo i grandi mercati e armatori Trevese de Bonfili di Venezia, i banchieri Wollemborg di Padova e Pavia di Casale Monferrato, quei Corinaldi di origini toscane che ricevettero da Vittorio Emanuele II il titolo di conti per il loro contributo al Risorgimento. Un filo di DNA che Claudia De Benedetti dipana con maestria dando un nome,  un volto e una data a tante immagini (bellissime) e documenti fino a formare una significativa storia d'Italia, “Credo che gli Ebrei abbiano fatto molto per l'Italia e noi siamo fieri delle nostre radici” dice Guastalla ma c'è anche una riflessione amara: di come prima del 1938 gli Ebrei Italiani fossero pienamente inseriti nella vita sociale del paese. Un dato che rende ancora più odiose le leggi raziali che improvvisamente crearono una categoria di sottocittadini il prologo di una tempesta che avrebbe spazzato via uomini, immagini e documenti.  Anche per questo Claudia De Benedetti saluta tra il pubblico Sandra Bo la cui famiglia ha salvato la sua nascondendola a Stefani prima che riuscisse a riparare in Svizzera e addirittura custodendone tutti i beni in attesa del loro ritorno. 

Il motto che dà il titolo al libro, scelto da Michele Corinaldi al momento della sua elezione comitale infondo parla proprio di questa resistenza: “non fuorvierà” è una citazione da un versetto del Deuteronomio, in cui si chiede agli ebrei di non distaccarsi dalle regole della Legge. Per un’eminente famiglia ebraica riprenderlo nel momento in cui la nazione italiana in via di formazione la onorava con un titolo nobiliare significò l’impegno a non tradire la propria identità e la propria etica, a servire l’Italia in quanto ebrei. Un secolo e mezzo è passato da allora, con il trauma terribile della Shoah, ma quell’impegno non è cambiato.

a.a.

(foto Luigi Angelino, domenica del Cortile delle Api)