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Giornata Europea della Cultura Ebraica

Per la Comunità di Casale Monferrato la Giornata Europea della Cultura Ebraica è sempre un appuntamento tra i più significativi del suo ricco cartellone culturale: già nel 1999 fu tra la prime realtà italiane ad aderire alla prima edizione europea, e ogni anno continua a celebrarla con un ricco calendario di eventi. L’edizione del 2023 che ha avuto come tema “La bellezza” e ha visto ben tre giorni di attività fuori e dentro al complesso ebraico.

Due sono stati gli eventi principali della giornata del 10 settembre dopo l’inaugurazione ufficiale alle 10.30 con i saluti delle autorità e istituzioni del territorio. Il primo saluti è stato di Elio Carmi, Presidente della Comunità Ebraica di Casale Monferrato, sulle le peculiarità che la giornata assume in questo piccolo angolo del Piemonte. “Tra poco sarà l’anno 5784 del calendario ebraico, 5784 anni di resilienza e capacità di adattarsi a tempi. Come si declina questa caratteristica con Il tema della bellezza? Perché la bellezza non ha a che vedere solo con l’estetica, è il modo in cui l’uomo risponde alla bruttezza. Le foreste bruciano, i terremoti, come quello che ha colpito il Marocco, devastano interi paesi, ma l’uomo, ricostruisce e la natura rifiorisce sulle ceneri. La Comunità Ebraica è riuscita a costruire tante opere belle, rispondendo alle crisi. In questa giornata c’è chi celebra bellezza della diversità, del cibo, della musica, a Casale celebriamo anche la bellezza dell’orgoglio che consente di far fiorire e convivere con culture diverse”. Proprio l’orgoglio è stato al centro delle parole del vicesindaco di Casale, Emanuele Capra: “Pochi giorni fa avevo paragonato la Comunità Ebraica a una piccola perla da scoprire, ma forse è più giusto dire che è uno scrigno, capace di raccogliere la grande tenacia di questa città in un patrimonio perfettamente integrato nell’arte e cultura casalese”. Dichiarazioni a cui si associa Roberto Gabey Presidente della Fondazione Casale Ebraica, mentre Adriana Ottolenghi, vicepresidente della Comunità, ricorda un aneddoto a tema: “Tempo fa ho incontrato l’ingegner Viterbi di San Diego, California, mi fece i complimenti per le attività culturali, disse ‘ne fate più voi che le nostre 650 famiglie’”. Alla cerimonia hanno espresso la loro vicinanza alla Comunità anche l’ispettore Enrico Torre della Polizia di Stato, in rappresentanza del Commissariato di Casale, il Maresciallo Roberto Piras, dell’Arma dei Carabinieri della Compagnia di Casale, Vittorio Pugno Comandante della Polizia Municipale e Gigi Buson rappresentante dell’ANPI casalese.

Passano pochi minuti e si arriva al punto centrale della Giornata l’inaugurazione della mostra Israele arte e vita – Omaggio a Menashe Kadishman, artista israeliano”. La Sala Carmi diventa il punto focale dei colori delle pecore che hanno caratterizzato la produzione di questo artista. Ognuna diversa dall’altra, qualcuna con fiori sul capo, tutte dotate di occhi umani a rappresentare la pecora sacrificata da Abramo al posto del figlio Isacco e, al contempo gli ebrei morti come pecore al macello nella Shoah. La Mostra casalese presenta anche alcune Shalechet (Foglie cadute): i volti umani realizzati in ferro al centro di una celeberrima installazione realizzata da Kadishman per il Museo Ebraico di Berlino che rende evidente il concetto di identità calpestate nella Shoah.

Ad illustrare le opere Ermanno Tedeschi, curatore e organizzatore dell’evento attraverso l’associazione Acribia, ma anche amico personale di Kadishman che traccia un ritratto dove tanti aneddoti biografici personali restituiscono il profilo di un artista libero, anticonformista e geniale. “Dobbiamo ringraziare Tedeschi perché ci ha offerto almeno diversi strumenti di comprensione di Kadishman il tempo e il colore - continua Daria Carmi, Curatrice del Museo dei Lumi – infatti questa mostra racconta un lavoro molto coerente nel tempo e ci consente di osservare 20 anni di sviluppo creativo, anche nel colore, altro elemento fondante del suo lavoro”.

 

Nel pomeriggio un divertente fuoriprogramma: in una domenica con più di un migliaio di visitatori che hanno avuto accesso alla sinagoga e ai musei di vicolo Salomone Olper, in un nutrito gruppo di turisti israeliani è spuntata una chitarra e tutti i presenti si sono ritrovati a cantare Hava Nagila.

Alle 16 anche la Comunità di Casale ha ospitato la presentazione del volume Italia Ebraica. Storie Ritrovate - Scritti in onore di Daniela Di Castro z.l.” (Artemide Edizioni) che illustra il viaggio iniziato nel 2019 tra i musei e i luoghi della cultura ebraica italiana, attraverso una riflessione a più voci sul patrimonio materiale e immateriale ebraico in Italia. Claudia De Benedetti, direttore del Museo di Arte Ebraica di Casale, ha spiegato il contributo fornito dalla cultura casalese all’opera. “Questo è un lavoro collettivo e corale in cui tutti i musei hanno narrato una componente del proprio patrimonio storico. Con poche eccezioni tra cui Casale che ha scelto di parlare dell’esperienza contemporanea, il Museo dei Lumi, attraverso un saggio di Daria Carmi dal titolo “Esiste un arte ebraica?”. Ma è bene ricordare che il primo volume, nel 2019, era dedicato a Vivian Mann, studiosa americana che visitando il museo di Casale aveva ritenuto che la piccola Meghillat (Rotolo che racconta la storia della regina Esther) fosse il pezzo più prezioso delle nostre collezioni. Mentre questo secondo volume è dedicato a Daniela di Castro, pioniera della cultura museale ebraica italiana che tra i tanti meriti ha avuto quello di diffondere l’attuale metodo di schedatura”.

Lo scritto di Daria Carmi parte invece da quella che dichiara essere “una domanda che ho ereditato”. La stessa che Elio Carmi, Aldo Mondino, Paolo Levi, Antonio Recalcati ed Emanuele Luzzati si posero nel 1992 e da cui scaturì proprio la collezione dei Lumi di Chanukkah che oggi conta 253 opere di artisti contemporanei, ma al contempo il suo contributo è anche una riflessione sulla stessa definizione di arte e sul rapporto che istauriamo con la bellezza.

L’intervento di Daria Carmi e Claudia Debenedetti si conclude con un’anticipazione di un prossimo incontro di eccezionale importanza per il complesso ebraico. Grazie a un progetto finanziato dal PNRR il museo farà un altro passo avanti per essere veramente accessibile a tutti, con strumenti propri per accompagnare le persone con disabilità anche sensoriale. Per realizzarlo la Comunità Casalese ha dovuto letteralmente “inventare” insieme a professionisti del settore un vocabolario di 50 gesti capaci di raccontare l’arte ebraica nell’alfabeto dei segni, un progetto che sarà presentato il 12 ottobre e che si presta ad essere condiviso universalmente.

a.a.

FOTO. Inaugurazione retrospettiva Omaggio a Menashe Kadishman