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Stefano Scalise a Vignale
Monferrato Classic Festival
"Tutte le cose belle finiscono...". Così ha esordito domenica nella chiesa del convento di Vignale il sindaco Tina Corona ai saluti iniziali del Monferrato Classic Festival che concludeva il suo ciclo a Vignale. Al pianoforte il giovane Stefano Scalise. Continuando la tradizione di abbinare arte e musica ecco sulla balaustra una pregevole esposizione di vetri dell'artista casalese Laura Rossi (v. altro articolo di M. Pia Rossi)
Il sindaco ha anche proposto una bella idea per il prossimo anno, concerti itineranti alla scoperta dei luoghi storico-artistico del paese (palazzo Callori, castello, parrocchiale...). Tra i presenti anche il vice sindaco Roberto Corona.
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Il concerto di Stefano Scalise è una delicata opera di equilibrio. Certo le scenografiche volte gotiche della Chiesa dall'Addolorata di Vignale non sono il massimo per il smorzare il riverbero di un pianoforte. Poco pedale e tocco leggero sono d'obbligo, ma oltre a tener conto dell'ambiente il pianista 18enne dimostra una sensibilità matura nell'eseguire un programma che mostra l'evoluzione di due secoli di usica. Mozart con la sonata K 283 in sol maggiore e ancora di più la sonata in La maggiore di Domenico Scarlatti sono deliziose per la loro cantabilità. Semplici certo, ma Scalise riesce a dare spessore a ogni nota dell'andante mozartiano.
Per contrasto non cade nel lezioso sul primo tempo della sonata n 18 op 31 di Beethoven. Tutte quelle acciaccature e tutte quelle graziose notine staccate con cui il tema si palesa sono insidiose, non tanto per la tecnica, ma per la prassi esecutiva. Una sonata che ha sempre diviso la critica: "ma come è possibile è stata scritta nel 1802 il periodo più cupo per il compositore e il tono è così leggero?" Non è detto: se si caricano meno gli abbellimenti e si accentua la breve introduzione lenta come fa Scalise ritroviamo il Beethoven della Patetica. Infine conclude con il Carnevale di Vienna di Schumann in cui i fuochi d'artificio del pianismo romantico cominciano a essere ben visibili. Anche in questo caso buona tecnica e interpretazione misurata sono apprezzate: è un'opera ricca di straordinarie idee musicali, fin troppe, ma Scalise riesce sempre a esporle chiaramente senza perdere il filo del discorso.
Peccato solo che -a mio avviso-l'acustica non sia davvero clemente con questo genere di musica (mentre non c'erano stati problemi al concerto del quartetto, ndr), il ritorno aPalazzo Callori sotto questo punto di vista sarebbe sicuramente apprezzato. (a.a., f. ellea)