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Aleramo e Adelasia al Castello

Tascabile del giornalista Carlo Cerrato

Aleramo e Adelasia. In una grande storia d’amore,  l’origine del Monferrato e di altri marchesati tra Piemonte e Liguria” di Matteo Bandello, è la seconda pubblicazione della collana “Zolle” edita  da Scritturapura a cura del giornalista Carlo Cerrato, presentato sabato scorso alla Manica Lunga del Castello dei Paleologi di Casale, nell'ambito di un incontro-tavolo di lavoro sul Progetto Itaca.

La presentazione del tascabile, fresco di stampa e tirato in 2500 copie, è stata dedicata al compianto Roberto Maestri, studioso appassionato della storia del Monferrato. Si tratta del testo originale tratto da una delle 187 novelle (186 pubblicate e 1 censurata) del Bandello, scritte nel Rinascimento, per una leggenda diversa dalla più nota del Carducci. A riscoprirla e riproporla è Cerrato il quale, di Bandello, ne ha apprezzato il profilo di grande umanista del Cinquecento. Perché Aleramo e Adelasia? “Perché sono stati storia e leggenda, memoria e letteratura, Rinascimento e patrimonio culturale immateriale”. Ma Aleramo visse nel X secolo, epoca “oscura” e assai povera di fonti. Tuttavia, su di lui, noto come uomo di azione e di potere, nei secoli lavorò la fantasia popolare, da cui nacquero le diverse leggende. Nella sua versione, Bandello, partendo dall’amore tra Aleramo e Adelasia, si concentra sulle origini del Monferrato di cui, i due amanti ne sono “solo” l’importante prefazione; di fatto, la storia, apre il suo primo capitolo con la valorosa figura di Guglielmo (primo genito dei due fuggitivi alemanni), giovinetto dai caratteri somatici assai simili a quelli dell’Imperatore Ottone II, padre di Aldelasia. Nella novella “non manca nulla, ci sono: amore e potere, nobiltà e poesia, azione e fantasia, storia, leggenda e protagonisti che affiorano dal mito”. Per amore, Adelasia, promessa al re d’Ongaria e Aleramo, figlio del duca di Sassonia, fuggiranno verso l’Italia, dove vivranno in povertà. Così pensò, prima della fuga, la 16enne Adelasia: “…se qui abitar non ci sarà concesso, il mondo è grande. Pur che io seco stia, io non potrò star se non bene”. Rifugiati in una grotta delle Langhe, Aleramo e Aldelasia lavoreranno e venderanno carbone vivendo di stenti fin quando, Guglielmo, si distinguerà per le abilità e il fervore guerriero. Non passeranno inosservate le sue caratteristiche somatiche tanto che, la sua grande somiglianza con l’Imperatore, porterà la famiglia a ritrovarsi e a riappacificarsi. Ottone II darà così ad ogni nipote (7 in tutto) un marchesato, con espresso volere che Aleramo e Adelasia restino signori e marchesi del tutto fin che vivranno. A Guglielmo andrà quello del Monferrato.

 Chiara Cane