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San Domenico è strapiena per i 550 anni della Diocesi

Un muro di 100 coristi (un "corone'' per il vescovo) davanti all’orchestra

San Domenico è strapiena, tutta occupata la navata centrale, nelle laterali i banchi e le sedie aggiunte non bastano. Ma anche l’affollamento della zona dell’altare è impressionante, un muro di 100 coristi davanti all’orchestra. “Un ‘corone’ così non ce l’ha neanche San Pietro - scherza il vescovo di Casale, monsignor Gianni Sacchi – sottolineando come la serata faccia “Finire in gloria” una settimana intensa di celebrazioni per i 550 anni della Diocesi: “Abbiamo bisogno della bella musica che ci porta all’autore del bello: Dio”

Viene da chiedersi quanta bella musica ci sia stata qui, dalla bolla di Sisto IV che il 18 aprile del 1474 faceva di Casale sede vescovile. Tanta, considerando che San Domenico era stata fondata solo due anni prima e che i nostri concittadini dovevano aver cara la sua bella acustica quanto noi.

Ma di certo in città non si è mai udita la Messa Solenne per l’incoronazione di Luigi XVIII di Cherubini in programma stassera, composta nel 1819, ma eseguita in prima assoluta solo nel 1987. In questo concerto di sabato 20 aprile, la curiosità è tutta per questa composizione corale, molto poco rappresentata e conosciuta soprattutto grazie all’affetto che le ha dimostrato Riccardo Muti. Non è che si voglia celebrare retroattivamente l’Ancien Régime, a portarla qui è una serie di fortunati eventi: il principale è il consueto arrivo biennale a Terruggia del “Singkreis Bethlehem & Thun” di Berna, diretti da Lucius Weber e ormai gemellati con il CasaleCoro guidato da Giulio Castagnoli. Dal 2010 a oggi questa è la settima volta che si esibiscono insieme. Mettici anche l’orchestra Berner Musikkollegium, diretta da Hervé Grélatt che propone la Quinta di Beethoven e nasce l’ispirazione per questa curiosa finestra sul primo ottocento, dove le opere dialogano meravigliosamente. Del resto Cherubini e Beethoven si conoscevano, si scrivevano e ammiravano, dunque, perché non farne un concerto che celebri l’amicizia. Debutto del programma a Terruggia il 19 aprile, poi questa occasione che l’appassionato Mons Sacchi non si è fatto scappare, e replica a Berna il 28 aprile.

Intanto si comincia con la Quinta, un’esecuzione notevole del Musikkollegium, il gruppo di appassionati svizzeri si mostra di livello superiore a molte orchestre sinfoniche di professionisti. Sezioni intonate e ben amalgamate e Grélatt che non si fa trasportare dalla retorica dell’incipit, equilibrando colori e dinamiche e rendendo deliziosi quei passaggi di raccordo tra legni e archi del secondo movimento. Particolare curioso: l’orchestra ospita due violoncelliste casalesi: Erika Patrucco e Elisa Raccozzi. Eccoci a Cherubini che, dopo l’ascolto di Beethoven, appare sotto una luce molto più mitteleuropea, c’è tanto della musica sacra di Haydn, Mozart nel dialogo tra le voci e l’orchestra e questo è senza dubbio un capolavoro al pari dei grandi del genere. Toccanti i momenti intimi, come nel malinconico Crucifixus che mette in evidenza le voci maschili, ma in generale ci troviamo di fronte a un’opera formidabile nell’organico come nell’impatto sonoro, dove basta un nulla per trasformare i tromboni in trombe del giudizio. Il “corone” dà il suo meglio nella solennità, piuttosto che nelle intricate parti contrappuntistiche, nei Gloria, o negli Osanna si è avvolti da un suono maestoso. Sembra che stiano incoronando il Padreterno e non un re di Francia dalla storia breve.

Applausi, standing ovation e immediata richiesta di bis per la degna celebrazione di una storia di 550 anni segnata in gran parte dalla musica.

Alberto Angelino