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Prelati casalesi (7)

Il cardinale Marco Antonio Bobba

Casato estremamente ampio quello dei Bobba, partito dalle colline di Lu Monferrato all’inizio del ‘300, per acquisire feudi in molte zone del Piemonte, profittando anche di buoni matrimoni.

Marco Antonio, futuro cardinale, nasce a Casale nei primi anni del ‘500. Il padre Alberto è ricordato come conte palatino, senatore a Torino, cavaliere aureato e governatore di Vercelli, ed ha buoni agganci con la Chiesa che lo ha insignito dello Speron d’oro; la madre Margarita è figlia unica del conte Ottaviano Bellone di Santa Maria ed ereditiera della sua linea. In famiglia, altri due fratelli e altrettante sorelle: Paolo Emilio capitano delle guardie e signore di Terruggia, Ascanio conte di Bussolino, Lucrezia consorte del conte Giacomo Bertodano, Ortensia consorte di Niccolò Aiazza senatore a Torino.

Cresce alla corte del duca Carlo III Savoia, si laurea in legge ed è tanto bravo da meritare nel 1553 il titolo di senatore nel Senato di Torino; morto Carlo, non ha difficoltà a diventare consigliere del successore Emanuele Filiberto, “testa di ferro”. Ormai quasi cinquantenne, inizia il cammino religioso e riceve gli ordini minori nel 1556. Nel frattempo è stato beneficato delle abbazie di Pinerolo (che lo porterà a dover affrontare il problema del movimento valdese), San Giusto di Susa e Caramagna.

Su indicazione ducale, il 14 giugno 1557 papa Paolo IV lo elegge come vescovo di Aosta, e il 25 agosto a Roma arriva la sacra ordinazione, presieduta dal cardinale Giovanni Angelo Medici, prossimo al soglio papale come Pio IV. Gli affari romani lo trattengono per qualche altro mese, quindi delega il vicario Bonifacio Bondonio a prendere possesso della diocesi, nella quale farà ingresso il 23 marzo dell’anno successivo. “Dal dí che fu eletto vescovo fu sempre affezionato alla sua chiesa, e riguardò con paterno amore i suoi diocesani, ai quali procurò in tutte le occasioni di fare ogni bene” si legge nella biografia di Carlo Tenivelli. Nonostante l’affezione alla sede valdostana, è ben più il tempo che trascorre a Roma in un continuo andirivieni, per compiti di governo affidatigli dalla Santa Sede (tra l’altro come ispettore alle acque, ai ponti e alle pubbliche strade). Tra le presenze al Concilio di Trento, iniziato nel 1561, troviamo “Marc’Antonio Bobba Vescovo d’Augusta in Piemonte Ambasciator del Duca di Savoia”, che evidentemente è riuscito a prevalere sulla nomina ufficiale del collega di Asti. In quella sede pronuncia tra l’altro una memorabile orazione, che nella corposa storia del concilio, scritta a metà ‘800 dal cardinale Sforza Pallavicino, viene elogiata per il pregio di aver evitato la rottura tra la Santa Sede e la Francia.

Nel concistoro del 12 marzo 1565 viene elevato alla porpora cardinalizia da Pio IV, e nel febbraio successivo è incardinato come titolare di San Silvestro in Capite. Nel 1568 rinuncia alla cattedra di Aosta - dove per via della diversa lingua è spesso ricordato come Marc-Antoine - e quattro anni dopo è trasferito alla diaconia di San Marcello al Corso. Scrive di lui Lorenzo Cardella nelle “Memorie storiche dei cardinali”, 1793: “Fu questo Porporato insigne oratore e poeta, e fornito di sublime e acuto ingegno, qual fece spiccare nella destrezza ammirabile con cui trattava gli affari, e nella giustezza e gravità onde esponeva sua sentenza; e quello che più rileva, univa in se gran rettitudine, costante pietà e consumata prudenza, singolarmente allor quando trattavasi di giudicare in affari ardui e spinosi”. Scienza e saggezza gli meriteranno anche l’incarico di ispettore “del Fiume, dei Porti e delle Strade pubbliche di Roma”

Il cammino terreno si conclude venerdì 18 marzo 1575. Ha “onorevole sepoltura” nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli alle Terme Diocleziane (ultimo progetto del genio di Michelangelo Buonarroti) dove ancora oggi è visibile il sacello, non lontano dal monumento di papa Pio IV, suo benefattore.

Alla figura del cardinale Il Monferrato del 20 ottobre 2011 ebbe a dedicare un “Viaggio d’autore” aereo (pilota Matteo Conti) a cura di Luigi Angelino e Dionigi Roggero con tappa al vescovado di Aosta dove si conserva in una grande sala un effige pittorica del cardinale luese.

aldo timossi – 7 continua