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Pionieri dell’egittologia

A Castellamonte con Coaloa per Antonio Lebolo - Acquisti di case a Casale

Un nuovo tassello arricchisce la memoria di Antonio Lebolo (1781-1830), pioniere dell’egittologia di Castellamonte. Lo scorso sabato   alla presenza delle autorità cittadine, è stata inaugurata una targa commemorativa collocata sulla facciata della casa natale in via Don Severino Bertola 6. La cerimonia si è aperta con lo svelamento dell’opera, con l’artista Luisa Martinotti, seguita dai saluti del sindaco Pasquale Mazza, dell’assessore alla cultura Claudio Bethaz e del presidente dell’associazione Terra Mia, Emilio Champagne. A dare spessore culturale alla giornata l’intervento del nostro apprezzato collaboratore e storico Roberto Coaloa, che grazie a inedite fonti storiche ha contribuito a gettare nuova luce sul personaggio Lebolo, che all’inizio dell’Ottocento contribuì alla formazione del Museo Egizio di Torino, con Bernardino Drovetti e Carlo Vidua. Non solo, dai documenti Lebolo risulta in altre maniere legato a Casale. Oltre al proficuo lavoro con Vidua in Egitto, Lebolo, infatti, conobbe il medico Pagliano e, tornato in Piemonte dall’Egitto, acquistò case e terreni dalla famiglia Morelli di Popolo.

 

Al British Museum di Londra e al Museo Egizio di Torino ci sono le più importanti collezioni di antichità egizie in Europa. Quella londinese fu realizzata dal veneto Giovanni Battista Belzoni, quella torinese dal piemontese Bernardino Drovetti. Belzoni e Drovetti compirono le preziose collezione egizie usando il lavoro di agenti speciali, spesso esuli dall’Europa, con un passato poco chiaro di soldati, ma divenuti veri e propri antiquari in Egitto. Nessuno, però, conosce chi operò quegli scavi, che resero possibili le straordinarie scoperte archeologiche che ora fanno bella figura a Londra e, soprattutto, a Torino.

Il nostro uomo, vero pioniere dell’egittologia insieme a Belzoni e Drovetti, è il piemontese Antonio Lebolo (suo il ritrovamento nella Valle dei Re di molte statue di Faraoni e del coperchio del sarcofago di Djehatymes, grande intendente del tempio di Amon, e di sua moglie). Era nato il 22 gennaio 1781 a Castellamonte, città del Canavese, oggi famosa per la lavorazione della ceramica e della produzione di stufe. La sua storia, grande e indimenticabile, è tuttavia sconosciuta. Sedicenne sposò Maria Marchetto (che morirà il 7 novembre 1821). Diciottenne si arruolò volontario nell’esercito napoleonico, che nel 1799 aveva invaso il Piemonte. È il momento decisivo. Lebolo conosce Drovetti, che dopo mille peripezie, dopo la Restaurazione, lo nomina suo braccio destro in Egitto. Drovetti era un ex soldato di Napoleone con un passato militare di tutto rispetto. Dopo la restaurazione dei Borboni in Francia conservò il titolo di console francese in Egitto; vestiva uniformi splendenti, portava trionfalmente basette e lunghi baffi, diffondeva un incontenibile senso di autorità che derivava dalla grandeur di cui era rappresentante ufficiale.

Lebolo, invece, come Belzoni, aveva una grande barba e vestiva alla maniera araba. Come Belzoni, Lebolo era un avventuriero di prima classe, avido di facili guadagni, visionario di future glorie. Dal mattino presto a notte fonda, Lebolo scavava nella Valle dei Re, nell’antica Tebe. Le sue scoperte furono eccezionali. In una tomba a pozzo a Qurna, Lebolo trovò numerose mummie, le migliori arrivarono a Torino con la collezione Drovetti, altre a Berlino e a Londra, altre ancore raggiunsero l’America. Drovetti prese il merito di queste imprese e conobbe in vita la fama, grazie anche a Chateaubriand, che lo immortalò nei suoi libri. Lebolo, invece, rimase nell’ombra: fece il lavoro sporco, protetto dal viceré ottomano, comandando duecento uomini, a volte trecento, armati di pistole e sciabole. Lebolo, dopo ogni avventura, si nascondeva poi nelle tombe della Valle dei Re, dove aveva accumulato ricchezze di ogni genere, suscitando l’ira del concorrente Belzoni.

Nel gennaio 1820, Lebolo, al Cairo, incontrò un viaggiatore piemontese, il conte Carlo Vidua, interessato all’egittologia. Lebolo, per un periodo, diventò l’uomo di fiducia del conte di Conzano, che riporta nei suoi taccuini una serie di aneddoti: «Medico Pagliano di Casale riceve da M. Drovetti mille tallari per spezieria. Quando partì 30 zecchini o luigi a lui, ed altrettanto al compagno per andar da Livorno a Casale, il passaggio per mare ad ambi pagato, ordine al suo provvigioniere di dar vino ad ambi, ed a Lebolo di pagar le provvigioni. Essi se le fecero costarono 960 piastre cioè 40 bottiglie rum, 200 polli, tante bottiglie di frutti all’acquaviva, di bomboni etc… Giunti a Livorno non scrissero neppure una lettera di ringraziamento».

Tra le rovine dell’antica Tebe, Vidua fu ospite, nel maggio 1820, nella “casa” del canavesano, non lontano dal Ramesseo. La “casa”, che altro non era che la tomba millenaria di un Faraone, è più volta menzionata negli appunti inediti di Vidua: «Lebolo mi accompagnò, mi condusse da per tutto, poi mi faceva pranzare nella sua casa, che è in mezzo ai monumenti, e mezza incastrata nelle tombe, tutta piena di mummie, di papiri, di statuette. Un basso-rilievo Egizio serviva di soffitto alla porta, si faceva fuoco con pezzi di casse delle mummie». Dalla “casa” di Lebolo era agevole l’esplorazione della necropoli adiacente, dove la presenza di Lebolo è attestata nella «Tomba dei Soter», da cui trasse parte dei coperchi ora a Torino degli originali possessori Thutmosi e Isi, vissuti nella XIX dinastia.

Tornato in Europa, Lebolo, oltre alle mummie, portò nel cospicuo bagaglio una nuova moglie, battezzata e sposata a Venezia (allora territorio asburgico) nel giugno 1824. Come si legge dal documento ufficiale del matrimonio, «Il Signor Antonio Lebolo, al presente domiciliato in Alessandria di Egitto» sposa una donna di colore, che la fonte storica nomina come «Anna Maria Darfour». È un uomo ricco e riesce a comprare, a Casale, case e terreni dalla famiglia Morelli di Popolo. Lebolo ritorna a Castellamonte. Per poco. Morirà nel suo paese il 19 febbraio 1830, ma la storia non è ancora finita. Il suo papiro di Hor, venduto in America, ebbe un impatto fondamentale sulla dottrina della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Ma questa è una vicenda straordinaria, legata al misterioso e magico personaggio Lebolo, che va raccontata nei dettagli in un apposito spazio.

Sabato scorso, a Castellamonte, chi scrive ha partecipato all’inaugurazione di una targa commemorativa presso la casa natale di Antonio Lebolo. Un bel momento, finalmente, per far conoscere al grande pubblico l’uomo di Castellamonte, coraggioso viaggiatore e archeologo, vero pioniere dell’egittologia.

Roberto Coaloa

FOTO. L'artista Luisa Martinotti e lo storico Roberto Coaloa davanti alla casa natale di Lebolo a Castellamonte.