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Gallerie d'arte e mostre

La ricerca di Aldo Timossi

Aldo Timossi sta conducendo da qualche tempo una apprezzata ricerca su vari aspetti della storia monferrina attraverso il prezioso archivio online del Monferrato. Dopo essersi occupato di Crea, della San Giuseppe, delle caserme, poi delle fonti, oggi riparte con l'arte. È rimasto lui stesso sorpreso dal numero di gallerie e mostre; questo l'inizio dell'articolo che comparirà venerdì; la foto è stata scattata a palazzo Langosco, nel salone d'entrata, siamo nel 1973, debutta il gruppo La Sfera.

....Al tempo in cui Stefano Guazzo scrive, il Marchesato monferrino e quindi Casale sono dei Gonzaga di Mantova, noti anche per l’attenzione nel promuovere la vita artistica e culturale. Due secoli e mezzo più avanti, pur senza la spinta e il favore gonzaghesco, nasce nell’antica capitale un’altra accademia, la Filarmonica, per “procurare la lettura di libri e giornali, coltivare il gusto della musica, promuovere intrattenimenti e dare opera efficace per la diffusione della cultura”. All’inizio, anzitutto gabinetto di lettura per giornali e riviste, serate musicali, veglie danzanti, conferenze, per pochi eletti “del patriziato e della borghesia”. Se ne duole Il Monferrato del 14 dicembre 1872, lanciando alle associazioni casalesi l’appello a una maggior apertura: “Il letterato legga le sue opere, il musico eseguisca i suoi concerti, il pittore esponga i suoi acquarelli, le sue tele”. 

Passerà ancora molto tempo, prima che si possa ritenere la Filarmonica come battistrada delle future, molteplici iniziative e gallerie d’arte della Città. Leggiamo nel maggio 1929 che “stasera verrà inaugurata presso l’Accademia Filarmonica una mostra personale delle opere del noto pittore Giuseppe Sacheri”. Quindi, nel giugno ’35, “inaugurata, nelle sale della Filarmonica, una mostra di cinque pittori: il conte Gregorio Calvi di Bergolo, Sandro Fè d’Ostiani, Antonio Testa, Piero Solavaggione e Sergio Maffei”. Tre anni dopo, presidente il professor Luigi Gabotto, in Accademia sono presentate opere di Leonardo Bistolfi e “tele del Guala secondo un disegno lungamente accarezzato dal camerata Vittorio Tornielli”. C’è spazio anche per qualcosa di nuovo, se il giornale del 24 settembre 1949 pubblica un’ironica noterella: “Un noto Geometra andò alla Filarmonica a visitare una mostra di pittura: e questa - disse, avvicinando la testa ad una cornice - sarebbe una di quelle mostruose caricature che qualche pittore chiama arte moderna? No caro - ribattè un amico - quello è uno specchio”!

Le mostre prendono quota negli anni Cinquanta. E’ il 1953, Palazzo Vitta ospita la prima rassegna di pittura e scultura “Premio Città di Casale”, con cinque premi-acquisto per complessive 285mila lire. Si ripete l’anno dopo, con un concorso per opere ispirate alla Resistenza, aggiungendo una sezione per la fotografia in bianco/nero. Sul tema “I fiori nell’arte”, la Filarmonica ospita nel giugno ’58, in accordo con il Piemonte Artistico e Culturale, “un notevole gruppo di artisti ligi alla vecchia pratica pittorica ed un esiguo numero di giovani che cercano del nuovo”. A “Casale vecchia e nuova” devono ispirarsi le opere presentate a Palazzo Vitta (locali della Biblioteca) nel giugno ’62, mentre due anni dopo sarà ancora la Filarmonica ad ospitare la pittrice torinese Carmelina Piccolis. 

Con l’ambiguo titolino “dame gratis”, sul giornale del 2 ottobre ’65 si annuncia che “nei giorni 3-4-5 p.v., avrà luogo a Ticineto Po, in occasione della Festa Patronale, una Mostra di Pittura e scultura nei saloni del Palazzo Civico”. Dell’edizione ’67 è madrina d’eccezione l’ex attrice Marisa Allasio, consorte dal ’58 del conte Pierfrancesco Calvi di Bergolo (abitano, con i figli Carlo Giorgio Dmitri e Anda Federica Angelica Maria, nel vicino castello di Pomaro, Comune dove regge l’Assessorato alle Finanze). Fra i 37 pittori: gli acquesi Didi Arata ed Elio Moretti, i casalesi Gianni Rustico, Pietro Amisano, Laura Rossi, Mario Bargero. In mostra anche i “ferri” di Pietro Beccuti, gli sbalzi di Spartaco Martini, le fusioni di Luigi Bagna. Sul versante opposto del comprensorio, per la festa patronale di Trino prende avvio anche una rassegna regionale di pittura e attività artistiche. Avrà lunga vita. Nel 2011 è aperta l’ala restaurata di Palazzo Paleologo, destinata a mostre e spazi museali.

A Casale, passato qual meteora, nel 1961/62, “Il Sagittario” di via Mameli, il dicembre ’66 vede nascere l’associazione culturale “Il Cenacolo”. Soci fondatori: Gino Cappa (presidente), Gino Bagna, Sergio Trabellio, Pasquale Barberis, Giuseppe Mazzoleni, Gianni Rustico, Romano Demichelis, Romano Scagliotti, Evasio Argellini, Gian  Franco  Bonaria. Trova spazio nella Galleria Santa Rosa, via Morini angolo via Cavour, e più tardi si sposterà in via Roma. Si tratta di sale messe a disposizione dal proprietario Gianni Francia, che già stanno ospitando mostre, grazie all’iniziativa del solo Cappa, iniziata in febbraio con un’eccezionale collettiva: De Pisis, Casorati, Sironi, Spazzapan, Colombotto Rosso, Mus. Tra le prime personali del neonato “Cenacolo”, quelle di Alberto Casarotti, Peter Spada, Aldo Mari. Fa notizia una singolare rassegna di “sette giovani e magnifiche ragazze - scrive Il Monferrato - che esporranno per la prima volta le loro opere; si tratta di Lucia Caprioglio, Gabriella Rivalta, Magda Piazzano, Simona Negri, Silvana Barberis e Giusi Nervo”. Rinasce in questo clima un quartetto d’archi, diretto dal violinista avvocato Vittorio Boverio, con gli appassionati Leporati, Loqui e Scarrone. Iniziano i “Giovedì del Cenacolo”, per “fare chiacchierate su motivi di cultura e di arte”, si esce all’esterno per farsi conoscere (il gemellaggio con il Circolo di Biella, un’originale presenza in carro allegorico Giove/Muse per il Carnevale ’69). Si chiude nell’ottobre ’70. Gino Cappa commenta amareggiato: “Sarebbe stato necessario poter tenere duro ancora per qualche anno per sprovincializzare una città ancora attratta da interessi che non sono prettamente culturali; la cosiddetta società bene è rimasta, per la maggior parte, indifferente”.

Per iniziativa che scompare, un’altra emerge. In via Duomo 10, apre la “S. Evasio”, curata dal pittore Mario Tassisto. Tra le prime presenze, quelle dello scenografo astigiano Eugenio Guglielminetti e una collettiva di primo piano con Mino Maccari, Bernard Buffet, Ezio Gribaudo, Afro Quaglia. Le ultime personali, nel 1972/73, con Amelia Platone, Giuseppe Barbano, lo stesso Tassisto, le porcellane di Lilly Salvaneschi Miroglio. Chiude la galleria, resta l’attività commerciale “Pezzana ars”.

Nasce, nel 1973, il gruppo “La Sfera”. Sette artisti di tendenze diverse: Ugo Dusio, Laura Rossi, Cesare Ghirardi, Pier Domenico Giani, Gigi Marini (lo ricordo, baffo semispiovente, nei giorni passati in tipografia ad impaginare questo giornale)......