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“Ritratto di famiglia”

Retrospettiva di Mazzoli a Moncalvo presso il Museo civico

E' stata inaugurata sabato a Moncalvo presso il Museo civico la mostra dedicato al maestro casalese Gino Mazzoli dal titolo “Ritratto di famiglia”.

La mostra curata dall’associazione A.L.E.R.A.M.O. con la direzione scientifica di Alberto Cottino è stata presentata da Maria Rita Mottola, con interventi del sindaco di Moncalvo Christian Orecchia, della critica d’arte Giuliana Romano Bussola che ha sviluppato molto bene la figura artistica di Mazzoli, dello storico Alessandro Allemano che ha contestualizzato il periodo del ventennio fascista dove il maestro casalese ha operato come valente ritrattista, poi l’artista Letizia Huancahuari c ha sviluppato il tema dell’autoritratto nella storia dell’arte.

Il percorso della mostra ben sviluppato in un studiato e coinvolgente allestimento, palesa la grande qualità del maestro novecentista  Mazzoli allievo di Giacomo Grosso all’Accademia Albertina di Torino.

Proprio dal grande maestro Grosso apprende la capacità di interpretare il ritratto e la figura umana lo dimostra il grande ritratto giovanile ad Adele Pallavicini del 1921 seppur fedele della scuola del Grosso rimane denso di una sensibilità propria. Mazzoli ebbe una capacità ed un interpretazione del ritratto e della figura che lo portarono giovanissimo nel 1924 ad allestire la sua prima personale a Roma dove suscitò un enorme successo e divenne richiesto dalla borghesia e dai committenti più importanti di quel periodo storico, come il re Vittorio Emanuele III e la regina Elena, Benito Mussolini, Galeazzo Ciano e molti altri.

La poesia della sua pittura la incontriamo soprattutto in questa mostra nei ritratti della moglie e modella Tilde in “Tilde con orecchino di perla” del 45, Mazzoli illumina di una luce infinita il bel viso della sua innamorata compagna , regalandole un paragone idillico con il simbolo della perfezione e purezza della perla , dell’innocenza e dell’umiltà, dimostrando anche la sua cultura estetica nella storia dell’arte pensando in qualche modo a Jan Vermeer ed al simbolo della perla.

Ma forse ammirando l’opera “ Figura di donna seduta” come scrive la critica Giuliano Romano Bussola troviamo una cromaticità che ricorda Rembrandt nelle sue atmosfere calde e dense di luce al punto da inspessire l’epidermide cromatica illuminata , ed anche il nostro Mazzoli forse ama quella pittura armonica ed avvolgente.

Una pittura la sua sorretta da un segno perfetto e dolcissimo lo dimostrano i bozzetti a matita, che la figlia Mirella conserva con amore e sono proprio i suoi ritratti di bimba dove con un gesto dolcissimo ma egregio che ricorda il Morbelli , ferma il tempo nel '47 e studia le linee del volto di Mirella bimba sino a regalarle nel 49 un ritratto stupendo giocato sullo sguardo illuminato di gioia e dalla sua incontenibile e vivace capigliatura .

Si susseguono le scene famigliari nelle tele di Mazzoli sempre con una ricerca estetica particolare come in “Tilde e Mirella “ del 53 dove le figure sono unite da un voluto armonioso cromatismo rosa dei vestiti metafora di purezza e poesia . Tra la soggettistica di Mazzoli evidenziamo anche quella della natura morta o composizione dove l’artista esperimenta il suo amore per l’essenziale, la semplicità, lo notiamo in “natura morta con mele” ma ancora di più in “natura morta con uova “ del '45 dove l’uovo simbolo di vita viene illuminato lasciando un fondo ambrato quasi Morandiano di importante ricerca pittorica.

Naturalmente belli anche i paesaggi specialmente quelli monferrini che volutamente li creava essenziali ed armonizzati in quel vedere l’estetica in una maniera poetica e colta ma rispettosa per la realtà. Nella mostra in qualche modo completa è esposto anche un gesso del 30 un ritratto a testimoniare anche un primo interesse giovanile per la scultura , forse per il padre scalpellino, forse perché casalese quindi influenzato dal Bistolfi, però fu proprio con l’incontro con il maestro Grosso che il giovane talento Casalese trovò gli strumenti giusti per comunicare una sensibilità straordinaria che lo portò a riconoscimenti di livello nazionale. Sarebbe interessante storicizzare e regalare a questo periodo novecentesco una giusta collocazione museale anche perché in particolare modo nella prima parte del secolo oltre a Gino Mazzoli lavorarono nel territorio Monferrino in un clima post-Bistolfiano anche Nino Campese, Micheletti, Capra e molti altri maestri degni di una importante storicizzazione la quale se passasse troppo tempo ne subirebbero i materiali e le opere a nostro parere degni di essere ammirati e studiati dal pubblico e dal mondo dell’arte.

La mostra è visitabile sino al 2 giugno orari sabato e domenica 10/18,00.

 

Piergiorgio Panelli

FOTO. La presentazione