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Banche a Casale (3)

di Aldo Timossi - Le figure di Brusasca e di Camillo Venesio

L’ultimo decennio dell’800 vede nascere anche nel Casalese piccole realtà destinate al credito per aiutare l’economia agricola e i ceti contadini, messi in crisi dalla dirompente rivoluzione industriale. E’ il momento d’oro delle casse rurali.

Lo stimolo nasce dall’enciclica Rerum Novarum del 1891, con la quale Papa Leone XIII esortava i cattolici ad intraprendere iniziative concrete in campo economico per stimolare lo sviluppo dei ceti rurali e del proletariato urbano: “la Chiesa concorre direttamente al bene dei proletari col creare e promuovere quanto può conferire al loro sollievo…”.

Si tratta quasi sempre di realtà d’ispirazione cristiana, e tra le oltre 900 a livello nazionale, il Monferrato non fa eccezione. Un lungo elenco: Cassa rurale di prestiti di Cantavenna, della Società San Vincenzo di Casorzo. della Società Sant’Eusebio di Camagna, di Calliano e di Montemagno, della Società dei Santi Vittore e Corona di Grazzano Monferrato, Castel San Pietro e Mirabello. Tutte con parecchie centinaia di soci: la sola Cassa di Mirabello ne conta ben 478. Esempio chiaro di nascita all’ombra dei campanili, la Cassa di prestito di San Valerio a Lu Monferrato, la cui storia è narrata in un volumetto di Guido Tizzani che titola simpaticamente “La banca dei preti”, essendoci tra i soci fondatori i tre parroci del paese.

Le rurali andranno quasi tutte in liquidazione entro il 1930, vuoi per difficoltà intrinseche, vuoi per l’azione del regime fascista, che cerca di sradicare il movimento cooperativo per assumerne il controllo, senza trascurare la grande depressione del 1929. Sarà un tracollo che “scaricherà sui risparmiatori depositanti pesantissime e dolorosissime perdite”.

Parimenti legato in qualche modo alla dottrina sociale della Chiesa, con una pennellata politica del nascente (1919) Partito Popolare, il Credito Agricolo Provinciale, fondato all’inizio del 1921, capitale sociale due milioni di lire. alla presidenza, il deputato Giovanni Brusasca di Cantarana (piccolo paese dell'astigiano, 1872-1948), già sindaco di Gabiano, il cui figlio Giuseppe (futuro parlamentare) sarà direttore del periodico “Il domani”, espressione del partito cattolico. Sede ad Alessandria ma molti interessi nel Casalese, filiali a Casale, Rosignano, Calliano, Cocconato, Grazzano. I primi tempi sono felici. Scrive nel Novembre 1922 “La vita commerciale” di Roma: “La situazione dei conti al 30 settembre scorso pone nel dovuto rilievo il florido andamento dell’Istituto e l’opera fattiva e sagace dei suoi amministratori. Essi seguendo una savia politica bancaria hanno continuato ad investire il capitale sociale e quello non indifferente affidatogli dalla clientela in operazioni che permettessero di poterlo sempre liquidare e realizzare prontamente”.

Nel Marzo ’25, l’Assemblea dei soci prende atto di un “meraviglioso incremento dei depositi” quindi della banca nel suo insieme, e addirittura aumenta a cinque milioni il capitale sociale. Seguono mesi tempestosi, specie per il coinvolgimento nel default della Federazione Agraria Casalese, fondata dallo stesso Giovanni Brusasca, rispetto alla quale vanta grossi crediti, e che nel ’27 registra un passivo di oltre 26 milioni, a fronte di appena 3 in attivo! Finisce con il tracollo della FAC anche l’esperienza del credito rurale. Dal punto di vista sociale - riprendiamo da Carlo Beltrame – il Casalese “fu sconvolto da polverizzazioni di risparmi che, nel ricordo dei nostri vecchi, furono oltremodo traumatiche e rovinose”. Basti pensare che i creditori della FAC - filiali ad Acqui, Alessandria, Asti, Moncalvo, Nizza, Ovada, Trino - avranno in pagamento solo il 15% dei denari investiti.

Aldilà delle rilevanti realtà fin qui descritte, Casale registra, tra le due grandi guerre, la presenza di istituti minori, come la Banca piccolo credito casalese (ufficio in via Biblioteca-piazza Calabiana); la società Banca di Casale - Giacomo Luria & C, dal 1924 con uffici in via Roma 25; il Banco Cambio Armando Fiz, privato, ufficio in Via Roma. Nei dintorni, il caso di Moncalvo, con due istituti, la Banca Agricola Commerciale, presidente Giovanni Buronzo, (andrà in concordato preventivo, tra le due guerre, liquidatore la Cassa Risparmio Asti) e la Banca di Sconto Moncalvese, fondata nel Luglio 1895.

Di maggior spessore la Banca Cooperativa Agricoltori Monferrini, costituita nell’Agosto 1921 con uffici in via Paleologi 4. A dispetto dai tempi iniziali, che la vedono orgogliosa di essere “prettamente locale”, dopo qualche anno può vantare salde radici tra gli agricoltori monferrini, come rileva durante l’assemblea del ’28, il presidente Enrico Prato, già al vertice del Comitato Agrario nonché storico sindaco, poi podestà, di Terruggia dal 1895! Si aprono una succursale a Moncalvo, ed agenzie ad Altavilla, Cellamonte, Ottiglio, Tonco, Villadeati; recapiti a Casorzo, Franchini di Altavilla, Frassinello. Tra gli amministratori il deputato Arturo Marescalchi, Sottosegretario dal 1929 al ’35 nel governo Mussolini, e Vittorio Dardano che sarà primo sindaco di Casale dopo la Liberazione.

Nel 1927 la banca appare tra i fondatori dell’Istituto federale di credito agrario del Piemonte. A dispetto di recenti entusiasmi, alla sogli degli anni ‘30 registra un certo “affaticamento” e una sensibile riduzione di attività. Un decreto dell’Aprile 1931 autorizza La Banca nazionale dell’agricoltura a “prenderne il seguito degli affari”, in sostanza ad assorbirla.

Sul finire degli anni ‘30 non viene più segnalata a Casale alcuna banca locale. La novità arriva nel 1947, grazie all’iniziativa di Camillo Venesio. E’ un esperto di credito, ha iniziato la carriera nei primi anni ‘20 , responsabile dell’Ufficio ispettorato della Banca Agricola Italiana, quello che nel ’22 ha incorporato l’Agricola Industriale casalese. Nel Dicembre 1930 è Amministratore Delegato della torinese Banca Anonima di Credito, che inizia un periodo di sviluppo intenso e di successi. A fine anni ‘30, la famiglia Venesio (genitori e suoceri compresi) diventa la principale azionista. E’ il 1947 allorché – scrive ancora Beltrame – “corona il sogno della propria vita, fondando a Casale, nella sua terra e nella città di cui sarà amministratore comunale dal ‘51, una banca popolare cooperativa, la Banca di Casale e del Monferrato”. Una curiosa pubblicità sull’allora “Gazzetta del Monferrato” sottolinea le radici locali dell’Istituto; si legge che “al casaleis che asrispeta, ‘servis a la Banca ‘d Casà e dal Munfrà – Via Roma 14-16”, il Casalese che si rispetti si serve della…!

A succedere a Camillo è il figlio Vittorio che, nel 1978, si occupa dell’unificazione tra i due Istituti, Banca di Casale e Banca Anonima di Credito, diventandone il nuovo Amministratore Delegato. Gli succede nell’83 il figlio Camillo junior. Verso la fine degli anni ’90, dopo una lunga fase espansiva, Banca Anonima di Credito assume l’attuale denominazione di Banca del Piemonte. Sotto la sua guida cresce e si diffonde capillarmente sul territorio, grazie al digital banking e alle numerose filiali nelle principali località piemontesi, ad oggi una quarantina, con 500 dipendenti. Con l’ingresso della quarta generazione, Banca del Piemonte amplia il proprio network anche oltre i confini piemontesi: nella primavera del 2015 apre una nuova filiale a Milano.

aldo timossi (3 - fine)

FOTO. Manchette pubblicitaria del settembre 1948