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Memoria del 100° anniversario della fine della Grande Guerra

a Trino, di Bruno Ferrarotti

La comunità trinese ha degnamente celebrato la memoria del 100° anniversario della fine della Grande Guerra attraverso tre iniziative organizzate, in ordine cronologico, dall’AVGIA (26 ottobre), dalla banda musicale cittadina “Giuseppe Verdi” (4 novembre) e dall’Amministrazione Comunale (9 novembre).

A beneficio di coloro che fossero interessati a conoscere gli effetti drammatici e tragici che il I conflitto mondiale riverberò su Trino, cercherò di comporre un sintetico quadro storico-statistico rielaborato dal volume editato dal sottoscritto e dall’amico Franco Crosio dieci anni fa (“Trino negli anni della Prima Guerra Mondiale”, GsS, AgS, 2008).

I caduti trinesi della Grande Guerra furono 180. I loro nomi (ancora rivisitati e corretti nel 2012) sono elencati su una testimonianza lapidea posta all’ingresso del “Viale della Rimembranza”, adiacente alla chiesa della Madonna del Buon Consiglio (zona “Cappelletta”). 

Il “Viale della Rimembranza”, progettato per impiantare (su due filari) 180 alberi tanti quanti i caduti da onorare, venne inaugurato il 3 giugno 1923. 

Il 3 dicembre 1922 si era inaugurato, in piazza Borgonuovo (ora Martiri della Libertà), un monumento-obelisco in marmo (opera dell’architetto e scultore Luigi Gariboldi) costruito dalla “Cooperativa marmisti e scalpellini” di Vercelli, sempre in ricordo dei “gloriosi caduti 1915/18”.

Il primo caduto trinese fu Pietro Vallaro (di Giovanni), soldato del 114° Fanteria, morto il 27 maggio 1915 (tre giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia) ad Ala nel Trentino. Pietro Vallaro non era ancora ventenne essendo nato a Trino il 12 novembre 1895; era coetaneo del primo in assoluto tra i morti italiani della Grande Guerra, Riccardo di Giusto, soldato della 16a compagnia, battaglione Cividale dell’8° Reggimento Alpini, ucciso a Drenchia il 24 maggio 1915 (era nato a Udine il 15 novembre 1895).

Il dato relativo alla mortalità di Trino, cittadina che allora contava circa 12.000 abitanti, conferma l’affermazione dello storico Valerio Castronovo secondo cui durante la prima guerra mondiale “il salasso subito dal Piemonte fu di 15 caduti in media ogni 1.000 abitanti, a tacere dei feriti e dei dispersi”.

Dei 180 morti trinesi, la leva del 1891 è quella che ha dato il maggior numero di vittime: 17. Seguono quelle del 1894, 1895 e 1897 ciascuna con 14 vittime, quindi quelle del 1884, del 1890 e 1893 con 12. A seguire tutte le altre (è della classe 1860 il soldato morto più anziano: Ferdinando Brignone deceduto a Cervignano il 14 febbraio 1916). I “ragazzi del ‘99” (nati nel 1899) deceduti sono stati 4, 8 i morti della classe 1898.

La mortalità distribuita nei quattro anni di guerra è la seguente: anno 1915 (morti 27), 1916 (47), 1917 (58), 1918 (46), due soldati morirono nel 1919 per incidenti collaterali al conflitto.

Dei 180 Trinesi che perirono nella Grande Guerra 165 erano nati a Trino, gli altri in località limitrofe.

Il grado militare dei 180 caduti è perlopiù ascrivibile a quello di “soldato” (128), per gli altri gradi l’articolazione è la seguente: caporale (21), caporal maggiore (12), sergente (5), sottotenente (7), sottotenente medico (1), tenente (3), tenete colonnello (1), capitano (2).

A proposito dei feriti, il primo trinese coinvolto fu, secondo i dati pervenuti al locale “Ufficio Notizie”, Luigi Demaria (fu Salvatore), classe 1890, soldato del 25° Artiglieria – 4a compagnia, colpito nel luglio 1915 alla testa dallo scoppio di una mina.

Complessivamente i feriti furono 253, così distribuiti negli anni del conflitto: anno 1915 (feriti 33), 1916 (110), 1917 (82), 1918 (28).

I feriti trinesi del I conflitto mondiale, molti dei quali risultarono anche gravi (alcuni subirono delle amputazioni), furono poi sempre simbolicamente rappresentati nel dopoguerra (anche nella sua qualità di presidente onorario dell’“Associazione Combattenti”) da Eugenio Ronco (di Francesco), soldato del 204° Reggimento Fanteria, classe 1896 (decorato di medaglia di bronzo al valor militare) che venne colpito alla tempia sul fronte albanese il 7 luglio 1918 rimanendo cieco per tutta la vita.

L’incidenza della Grande Guerra sulla intitolazione delle vie di Trino fu notevole. Su 145, tra vie e piazze cittadine, ben 28 (circa il 20%) furono dedicate a luoghi o personaggi nazionali e locali protagonisti del I conflitto mondiale, ivi compresi i riferimenti all’irredentismo: Ecco, al proposito, come è strutturata la toponomastica cittadina: 1) Adamello, 2) Cesare Battisti, 3) Filippo Corridoni, 4) Col di Lana, 5) Gorizia, 6) Hermada, 7) Isonzo, 8) Monte San Michele, 9) Monte Santo, 10) Monte Grappa, 11) Montello, 12) Monte Nero, 13) Ortigara, 14) Pasubio, 15) Piave, 16) Plava, 17) Podgora, 18) 4 Novembre, 19) Viale Rimembranza, 20) Sabotino, 21) Vittorio Veneto, 22) Trento, 23) Trieste, 24) Bellinzona, 25) Corsica, 26) piazza Fratelli Comazzi (Carlo Luigi e Luigi Giuseppe, morti il 1° e il 2 luglio 1918), 27) viale Fratelli Brignone (Antonio e Cesare, morti il 23 febbraio 1916 e il 4 maggio 1917), 28) via Fratelli Montarolo (Giovanni e Carlo, morti il 20 agosto 1917 e il 24 agosto 1918).

Quando, con l’approssimarsi dell’autunno 1918, la guerra sembrava volgere al termine, ci si rese conto che l’“orribile tragedia” non aveva ancora conosciuto il suo apogeo. Ci pensò l’arrivo dell’influenza “spagnola”, accompagnata da una devastante crisi economico-finanziaria, a consacrare definitivamente il “Trionfo della Morte”: milioni di vite umane stroncate in tutto il mondo.

L’influenza “spagnola” (così definita poiché si credeva, erroneamente, diffusasi inizialmente in Spagna solo perché essendo immune dalla censura militare ne parlava tempestivamente; ma in realtà, come dimostrarono ricerche successive, portata in Europa dalle truppe statunitensi che a partire dall’aprile 1917 confluirono in Francia) causò 50 milioni di morti in tutto il mondo, mentre per l’Italia una stima scientificamente ragionevole attestò ad almeno 375.000 le vittime.

A Trino i morti per l’influenza “spagnola” furono 176 in un periodo compreso tra settembre 1918 e marzo 1919.

Il mese di settembre 1918 fu il momento più terribile per la cittadina vercellese: su un totale di 91 decessi, 60 furono attribuiti all’influenza “spagnola”, la cui mortalità era dovuta in gran parte (oltre alle gravi condizioni sociali e alle carenze sanitarie acuite dallo stato di guerra) a complicanze batteriche, come polmoniti da stafilococco, in quel tempo impossibili da curare senza l’ausilio degli antibiotici e dei sulfamidici (che allora non esistevano).

Il giorno più infausto fu sabato 28 settembre: su 19 morti complessive, 8 lo furono per l’influenza “spagnola”.

L’analisi della mortalità generale avvenuta a Trino tra gli anni 1916 e 1920 dimostra come l’influenza “spagnola” abbia determinato l’evidente incremento dei decessi per l’anno 1918 (dato statistico che coinvolse, salvo rare eccezioni, molti paesi circostanti): anno 1916 (morti 143), 1917 (180), 1918 (301), 1919 (134), 1920 (130).

Il 3 novembre 1918 a Villa Giusti, presso Padova, l’Impero Austro-Ungarico firmò l’armistizio con il Regno d’Italia che entrò in vigore il giorno successivo: 4 novembre 1918. Il giorno della “Vittoria”. Per qualcuno (Gabriele D’Annunzio) una “vittoria mutilata”, per tanti altri il giorno che almeno fece terminare ciò che della Grande Guerra disse il Papa Benedetto XV: una “inutile strage”.

Bruno Ferrarotti