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Prelati monferrini di Aldo Timossi -59-

Severino Poletto da Terranova a cardinale di Torino

 

Ultimo di 11 figli, Severino Poletto nasce nella frazione San Nicolò di Ponte di Piave - comune di Salgareda, cittadina a ridosso del Piave, diocesi e provincia di Treviso - il 18 marzo 1933, in una famiglia di mezzadri. Riceve il battesimo il 29 marzo nella parrocchia di San Michele Arcangelo del capoluogo, dove il 17 novembre 1940 è cresimato dal vescovo di Treviso, Antonio Mantiero. Trascorre l’infanzia fra le parrocchie di Salgareda e San Nicolò, comunità dove non esiste ricchezza, gente semplice, si vive di agricoltura.

La famiglia si trasferisce in Piemonte nel 1952, dapprima a Rosignano Monferrato, poi a Terranova di Casale. Severino passa dai primi studi seminaristici a Treviso, al seminario maggiore di Casale. Il 29 giugno 1957 è ordinato presbitero dal vescovo di Casale Giuseppe Angrisani.

Primo incarico, quale viceparroco a Montemagno, e dopo cinque anni il ritorno a Casale, tra l’altro con la nomina a prefetto di disciplina del seminario e direttore dell'Opera diocesana per le vocazioni.

E’ parte di un “gruppo missionario” chiamato spesso anche fuori diocesi per esercizi spirituali e attività di predicazione; con lui, i sacerdoti Pietro Palena, Italo Varvello, Dorino Tappa.

Nell’estate 1965 la nomina a parroco a Maria Assunta ad Oltreponte di Casale. E’ zona di immigrazione e di residenza operaia. “Senza mai definirsi prete operaio nel senso tradizionale del termine, lavora tuttavia a metà tempo, da metalmeccanico, alla Smith Europea - si legge nel sito web del Vaticano – e della sua esperienza di parroco, che dura 15 anni, si ricorda soprattutto l'intenso impegno su un duplice fronte: l'attuazione del Concilio Vaticano II per quanto riguarda la liturgia e la promozione del laicato, e l'avvio di una serie di iniziative volte a coinvolgere i credenti in una sempre maggiore responsabilità nella pastorale e nell'evangelizzazione”.

Nel 1973 cura la fondazione del Centro diocesano per la pastorale della famiglia, e l’anno dopo è coordinatore della grande Missione cittadina, nel 500° anniversario di fondazione della diocesi. Nel 1977 consegue la licenza “summa cum laude” in teologia morale all'Accademia Alfonsiana, Pontificio Istituto Superiore di Teologia Morale. Nell'autunno del medesimo anno è nominato delegato vescovile per la pastorale. Intanto Insegna religione nell’istituto per segretarie d’azienda “Jaffe”.

La stagione episcopale comincia per don Severino nel 1980: il 3 aprile è nominato dal Papa vescovo coadiutore di Giovanni Dadone, arcivescovo di Fossano, che per problemi di salute aveva chiesto un aiuto. “Il Monferrato” pubblica una lunga nota biografica, e al cronista che gli chiede cosa si prova, risponde che “si ha paura, la nomina non è certo onorifica...si supera tutto con l’aiuto di Dio, con la fede”. Rivolge il suo primo saluto ai Fossanesi con le parole dell'apostolo Paolo: “La Grazia del Signore Gesù sia con voi. Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù”. Sabato 17 maggio, nella cattedrale evasiana, l'arcivescovo di Torino, cardinale Anastasio Ballestrero, co-consacranti il vescovo Carlo Cavalla e l'arcivescovo Dadone, gli conferisce l'ordinazione episcopale. Il successivo 22 giugno è accolto a Fossano da una folla di oltre 5000 persone; appena sceso dalla vettura in compagnia del vicario generale casalese, monsignor Felice Moscone, si china a baciare la terra.

Il 29 ottobre dello stesso anno diviene vescovo residenziale, succedendo per coadiutoria. Ancora dal sito web vaticano: “A Fossano si dedica con entusiasmo in particolare ai giovani, alla famiglia, alla formazione di catechisti per adulti: sono gli ambiti più importanti sui quali stimola l'operosa attività delle forze vive di quella diocesi. Nel 1986 nasce a Fossano la sezione dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose che serve tutte le cinque diocesi della provincia di Cuneo”. Per un decennio, monsignor Poletto è anche segretario della Conferenza episcopale piemontese, della quale diviene poi presidente.

Il 16 marzo 1989 gli viene affidata la diocesi di Asti, successore di Franco Sibilla, che lo presenta quale “pastore sapiente e capace, molto generoso nei suoi impegni, ricco di vita spirituale, pienamente allineato nel rinnovamento spirituale che la Chiesa italiana sta promuovendo sulla linea del Concilio Vaticano II”. Anche ad Asti per Poletto sono “anni intensi, caratterizzati dalle Missioni diocesane rivolte ai giovani, agli sposi, ai bambini e ai ragazzi, agli anziani”. Avvia la sperimentazione delle Unità pastorali, per razionalizzare e rendere più efficace la presenza e il servizio della Chiesa sul territorio. Il 25-26 settembre 1993 accoglie in visita Giovanni Paolo II, che nell’occasione proclama beato monsignor Giuseppe Marello.

Il 19 giugno 1999 arriva per Poletto la nomina ad arcivescovo metropolita di Torino, e il 5 settembre prende possesso della cattedra. Due settimane dopo è anche custode pontificio della Sacra Sindone, e durante l’Ostensione del 2000 (che si ripeterà nel 2010) accoglie scienziati riuniti da tutto il mondo per il primo simposio internazionale di studi sindonici.

Nella sua prima omelia si presenta con la consueta umiltà: “Desidero professare davanti al Signore e a voi che io intendo vivere il mio servizio episcopale come un'offerta totale della mia vita, fino all'ultimo respiro, per annunciare Gesù Cristo, per cercare esclusivamente di esservi guida ed esempio, per aiutarvi a camminare nella sequela di Cristo, unica condizione per raggiungere la salvezza". “In sequela Christi” è il suo motto episcopale, seguire l’esempio di Cristo, secondo le parole dell’evangelista Matteo “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me”. Nei mesi seguenti si presenta con un libro, “Il mio cuore è per voi”, nella quale si rivolge alle famiglie “chiesa domestica”, con gli anziani “dono e impegno”, e i giovani “speranza del futuro”. Chiaro il monito ai sacerdoti: “Dobbiamo essere uomini di Dio; ci deve essere coerenza tra ciò che predichiamo e come viviamo; dobbiamo essere distaccati dalle cose di questo mondo”. Trascorsi alcuni mesi, indica in concreto gli orientamenti prioritari sui quali “spendersi”: il Piano pastorale diocesano, la centralità e la rivalutazione della parrocchia, la formazione delle unità pastorali, la formazione di nuove figure pastorali e la “rivisitazione” del ministero ordinato, la riforma della curia.

Nel concistoro del 21 febbraio 2001 papa Giovanni Paolo II lo crea cardinale presbitero di San Giuseppe in Via Trionfale.

Tra i tanti impegno degli anni successivi, nel marzo 2003 è a Nicastro, per il 40° della morte del vescovo Vittorio Moietta; prega “sulla tomba di questo indimenticabile vescovo, il quale per me è stato straordinario e carissimo direttore spirituale, sia negli anni della mia formazione nel seminario di Casale, sia nei primi anni del mio sacerdozio”.

Il 18 e il 19 aprile 2005 partecipa come cardinale elettore al conclave che porta all'elezione di papa Benedetto XVI. Il 10 marzo 2008, poco prima di compiere 75 anni, presenta le dimissioni, ma il Pontefice gli prolunga di due anni la nomina. L’accoglimento della rinuncia, nell’ottobre 2010. Da arcivescovo emerito si ritira a Testona, frazione di Moncalieri. Non immagina di dover ancora partecipare ad un conclave, ma questo succede dal 12 al 13 marzo 2013, quando viene eletto papa Francesco; Poletto compirà gli 80 anni ( limite a partire dal quale non è più possibile essere elettore in conclave) il 18 marzo, quindi per una differenza di pochi giorni può tornare nella Sistina.

L’ultima di non poche visite a Casale, nel maggio 2021, per la consacrazione a vescovo di monsignor Giampio Devasini.

All’inizio del dicembre 2022, l’arcivescovo di Torino, Roberto Repole (ora cardinale) lo incontra per l’ultima volta, è sereno, confessa: “mi sto preparando alla morte, sono in cammino verso il Signore”. E quel cammino si chiude il 17 dicembre. Dopo le solenni esequie nella cattedrale torinese, secondo le sue volontà è sepolto nel santuario della Consolata. Nel testamento spirituale ha scritto: “"Chiedo perdono a Dio e a tutti delle mie mancanze e omissioni. Gesù è stata la ragione unica e profonda della mia vita (...) non ho nulla e nessuno da perdonare, ma vorrei che coloro che possono aver sofferto per causa mia mi offrissero il loro perdono e la loro comprensione". Nel farne memoria, Papa Francesco ne sottolinea la “figura di servitore fedele, che con rettitudine e impegno ha offerto la vita al Signore e alla Chiesa”. Un ricordo personale: nel 2008 ebbi l’onore di essere da lui designato nella Consulta giuridica della Regione ecclesiastica Piemonte-Valle d’Aosta, coordinata dal vescovo - ora cardinale - Giuseppe Versaldi.

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FOTO. Il presule casalese con Papa Benedetto XVI