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Arcangelo Sassolino alla Filarmonica

Stimolante dialogo con Luigi Cerutti e Marco Porta

L’anno scorso, nell’edizione di Panorama Italics in Monferrato, la pesante incudine di Arcangelo Sassolino al centro di un sottile vetro curvo, esposta nella cappella dell’ex Cottolengo di Camagna, sembrava evocare una sorta di altare. 

Giovedì scorso lo scultore, ospite dell'Accademia Filarmonica a Palazzo Gozzani di Treville è stato presentato dalla presidente Serena Monina come l’artista italiano più riconosciuto della scena contemporanea internazionale. Il tema del «Tempo come sostanza» è stato oggetto di un vivace e stimolante dialogo con Luigi Cerutti, amministratore delegato della Editrice torinese Allemandi, e con l’artista casalese Marco Porta, mentre scorrevano le immagini delle opere sospese tra innovazione tecnologica e creatività. Il concetto di tempo si incarna, per l’artista, nella materia in modo che la scultura, da statica e fissa, diventi «liquida» e in condizione di perenne instabilità. Così è per l’opera esposta alla Biennale di Arti Islamiche di Jeddah, in Arabia Saudita, unico italiano invitato. Un monumentale disco nero cosparso di olio industriale che ruotando su se stesso rappresenta bene lo «scorrere del tempo» e compensando la gravità genera forme impreviste, in continuo movimento. Priva di connotazioni «sacre», l’opera è stata collocata con felice intuizione nel contesto religioso della Mecca, che ne indirizza la lettura, accanto alla pietra nera della Kaaba, attorno a cui girano vorticosamente migliaia di pellegrini. In altre opere, frutto dell’interesse costante per la tecnologia e la meccanica, grazie ad una rete di ingegneri, artigiani e collaboratori, sono presenti altre possibilità di configurazione del concetto di tempo, inteso come forza instabile e imprevedibile che attraversa la materia. 

Così è nel robusto tronco di legno con un grande pistone pneumatico che inizia a distruggerlo fino a quando non lo ha spezzato; oppure nella macchina che spara a grande velocità bottiglie di vetro che si infrangono contro il muro.

Dionigi Roggero