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La scomparsa dell'editore Klaus G. Renner

Viveva a Ottiglio - Il ricordo di Coaloa

Domenica 2 giugno 2019 è scomparso all'ospedale S. Spirito di Casale l’editore Klaus G. Renner, nato a Berlino nel 1949. Dal 2000 viveva nel Monferrato, a Ottiglio. Avrebbe compiuto settant’anni il prossimo 27 giugno. Lascia il figlio, Philippe. A Ottiglio, negli ultimi tempi, abitava con l’artista Geesche Wolfer-vom Hove, con la quale condivideva i vari spostamenti tra Zurigo e il buen retiro monferrino. A Geesche, Klaus G. Renner ha dedicato alcune sue opere, come Apropollinaire di Stanley Chapman e Felix Philipp Ingold. 

Tra i tanti volumi, Klaus G. Renner ha pubblicato in tedesco il Pinocchio di Luigi Malerba. Del pittore e scrittore Aroldo Marinai, Renner ha stampato Gebagebageba, edito nel 2004 (con due incisioni allegate di Marinai), presentato alle Cave di Moleto dal sottoscritto, con un reading dello stesso Marinai. 

Renner ha fatto conoscere al pubblico italiano la patafisica e autori come Walter Serner. A Ottiglio, l’editore componeva i suoi preziosissimi libri: esemplari pregiati che si trovano nelle biblioteche nazionali di Svizzera e Germania. Sul frontespizio dei libri compare Ottiglio insieme a Zürich, come luogo dell’editore. Nel paese monferrino Renner sceglieva i caratteri e la carta; stampava l’opera in Svizzera a Sankt Gallen ed effettuava la legatura a Berlino. Tra il 1976 e il 1992 ha pubblicato le opere complete del dadaista Walter Serner.

Ha stampato inoltre testi rari, in copie numerate, di Guillaume Apollinaire, Paul Eluard e André Breton. In Monferrato sono nate originali idee, come la pubblicazione di opere della patafisica: autori come René Daumal, Alain Jadot, Alfred Jarry e Oskar Pastior. Per non parlare della riscoperta di autori come Pierre Henri Cami. La sua abitazione di Ottiglio è stata una casa delle meraviglie patafisiche. Ricordo come se fosse ieri di essere “sognante” sotto un ritratto di Alfred Jarry, il padre della patafisica. Per Jarry esoterico il teschio (la nostra mente, il cranio) è un carcere, e unicamente attraverso la putrefazione del cervello si ritorna nella notte dei tempi a sognare il Paradiso. Com’è noto, la patafisica inventata da Jarry è la «scienza delle soluzioni immaginarie». La logica del suo personaggio indimenticabile, Ubu (figura mitologica e simbolo di un nuovo teatro), per quanto atrocemente terrestre, è paragonabile soltanto alla poesia, la cui idiozia è sacra come la folgore. Davanti al camino della casa monferrina di Renner, frusciante di legna in lenta combustione, piccoli rumori ovattati, buio di prima notte invernale fuori dalle finestre, allegre “margaritas nei bicchieri appannati, ricordo d’aver flaneggiato, non con la mente, ma con il pancino, come Ubu Re o come Winnie the Pooh, ammirando le figure del Kamasutra surrealista di André Breton e Paul Eluard. In una sala della casa di Klaus, ricordo tutte le opere di Alfred Jarry. Klaus mi aveva regalato alcuni volumi: Le Manoir enchanté et quatre autres oeuvres inédites (La Table Ronde, 1974) e altre rarità bibliofile. Un regalo che ho molto apprezzato è stata una delle rare traduzioni italiane di Walter Serner, una bella versione di Elvira Lima di La tigre (Gelka, 1991). Walter Eduard Seligmann, figlio di un editore ebreo di Karlsbad, nacque il 15 gennaio 1889 nell’impero austro-ungarico. Serner fu il compilatore del manifesto dadaista Letze Lockerung (1918), metropolitano e vagabondo d’elezione, autore di fortunate raccolte di racconti gialli e polizieschi, rappresenta con la sua vita turbinosa il prototipo del dandy e dell’intellettuale sagace e provocatorio nell’avanguardia a cavallo tra le due guerre. Nella casa di Ottiglio, ricordo ancora d’aver discusso per ore, con l’amico Klaus e con il frère Bernard Glénat (originario della città bagnata dalla Garonna, Toulouse, ma monferrino nel cuore) del “minidramma” di René Daumal e Roger Gilbert-Lecomte, En Gggarrrde!, pubblicato nel 2006 in sessanta esemplari numerati su pregevole carta amalfitana (Cartiera Ferdinando Amatruda). Klaus G. Renner ha pubblicato di Stanley Chapman un meraviglioso scritto: un lavoro che gli valse «la stupéfaction et l’admiration» di Raymond Queneau. Non a caso Chapman ha fatto parte del celebre The London Institute of Pataphysics. Chapman, inoltre, è stato traduttore delle opere di Boris Vian (uno dei maestri della nostra generazione, satrapo del Collegio di Patafisica), Régent des Oratoires Épidéictiques, architetto, fondatore di Outrapo (Ouvroir de Tragécomédie Potentielle) e membro della Lewis Carroll Society. Stanley Chapman è scomparso il 26 maggio 2009. Poco prima, avevamo presentato a Moleto il suo Undicimila verbi, che aveva dato il titolo per alcuni anni (dall’estate 2004 fino al dicembre 2011) a un’intera rassegna letteraria («Undicimila verbi. Rassegna di letteratura, storia, arte, cinema, teatro… patafisica») da me curata nel borgo monferrino, con ospiti internazionali.

Nel gennaio 2019, ho rivisto un’ultima volta Klaus G. Renner nella sua casa di Ottiglio, assistito da Geesche Wolfer-vom Hove, in compagnia di Bernard Glénat.

Gli ho scattato alcune fotografie, mentre ci raccontava delle storie, fumando, sprezzante del cancro, l’ennesima sigaretta. Geesche ha poi ritratto il trio di amici: Klaus, il patafisico, Bernard, le chevalier, e Roberto, il flâneur.

Con Klaus G. Renner perdiamo un grande editore cosmopolita, un genio, un raffinato cultore delle lettere e dell’arte del Novecento, un surrealista bibliofilo e un amico del Monferrato.

Roberto Coaloa