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Il pittore Angelo Morbelli
Di Evasio Soraci- I quadri della Colma
Con la ricorrenza del centenario dalla morte, il pittore Angelo Morbelli (1853 – 1919) ha avuto il pieno riconoscimento e la risonanza che meritava: mostra a Milano, mostra a Novara.
Per altro a Novara proprio in questi giorni è presente (al Castello, ndr) una più generale mostra sul Divisionismo, che offre ai visitatori anche sette opere di Morbelli (vedi elenco in un articolo nel nostro sito, ndr). C'è poi l'esposizione permanente di suoi quadri al Museo Borgogna di Vercelli.
Come sappiamo recentemente e per un lungo periodo il Museo Civico di Casale ha allestito una sala per una mostra dedicata a questo grande pittore, mentre alla Colma di Rosignano (luogo a cui è legata gran parte della sua vita e della sua opera) gli “Amis d'la Curma”, sodalizio cui va il merito di avere ormai da diversi anni valorizzato la figura e l'opera di Morbelli (a cominciare dal riordino del suo studio), ha avuto la geniale idea di esporre, su appositi cavalletti, alcune opere del pittore lungo la stradina che attraversa la frazione, creando, lungo questa sorta di “percorso Morbelli”, come un'osmosi, una sorta di continuità tra i paesaggi rappresentati sulla tela e quelli (visivi, sonori, olfattivi) che chi guarda può ammirare nella realtà collinare circostante (il tutto in accordo col Comune di Rosignano, ndr, riallestendo e ampliando questa mostra 'en plein air' già nata con la Provincia, grazie allora a Davide Sandalo, ndr).
Più che soffermarmi sulla vita e sugli aspetti più prettamente artistici di Morbelli (c'è chi l'ha già fatto diffusamente e meglio di quanto non saprei farlo io), vorrei limitarmi, a proposito di questo grande pittore, a qualche riflessione sul rapporto arte – geografia. Naturalmente è una geografia mediata dall'arte, che, oltre a darci qualche idea su paesaggi e aspetti che sono esistiti (e esistono), ci dà anche uno spazio vissuto, in cui sono presenti stati d'animo, sentimenti, emozioni dell'artista. Lo vediamo anche nella rappresentazione di particolari (“La cavolaia”; “Lo spaccalegna” col suo gioco di chiari – scuri mentre una sola finestrella ci mette in comunicazione con ciò che sta all'esterno; “La cascina” che ci dà idea della casa contadina; “La partita a bocce” che ci mostra uno squarcio di vita quotidiana. Come sono resi con grande efficacia i paesaggi che non rientrano direttamente nella Colma, dal “vicino” al “lontano” geografici (“Strada del Monferrato con il castello di Uviglie” con l'efficace e originale resa dell'area boscosa tra la strada e il castello; e poi i paesaggi lagunari “Luce sulla laguna”; “Vasi di gerani” ove lo sguardo prima si posa sui fiori per poi, via via, spaziare dalla balconata alle montagne circostanti, a montagne ancora più alte sino a toccare nuvole e cielo, mentre, nella parte più alta del dipinto, il soffitto della balconata viene a inserire il paesaggio oltre i gerani, quasi fosse un quadro nel quadro; e poi ancora la grande efficacia della rappresentazione di altri paesaggi montani: “Montagne”; “Nuvole sul ghiacciaio”; “Montagne con sfondo di ghiacciaio”.
Ma è soprattutto nei dipinti della Colma, nei paesaggi attorno alla Colma, visibili dal famoso giardino della Colma, che Morbelli si rivela pittore di straordinaria grandezza, oltre ad essere quelli che meglio si prestano ad una lettura che metta in rapporto l'arte con la geografia. E' noto come il pittore avesse entusiasticamente aderito al movimento artistico – pittorico cosiddetto del “divisionismo”. E' una tecnica che il nostro artista applica con metodo estremamente rigoroso -come opportunamente rileva Alessandra Montanera, conservatore del nostro Museo Civico- e oltre tutto basato su profondi studi, anche rivolti alla fotografia, soprattutto quella di Francesco Negri, di cui il nostro artista fu grande amico. In buona sostanza i colori non vengono mai mescolati, ma la pittura si basa sull'accostamento di linee di colori, particolarmente colori primari. Tant'è vero che ciò si coglie piuttosto distintamente guardando il quadro molto da vicino, mentre continuando a guardare allontanandosi man mano dal quadro, prevale l'effetto d'insieme, sì che l'effetto di luce – ombra, chiaro – scuro, luminosità si forma soprattutto sulla retina dell'occhio di chi guarda. E' noto che Morbelli usasse anche pennelli a più punte, sembra fino ad un massimo di sei. Ciò che particolarmente affascina in questi quadri morbelliani “della Colma” è l'effetto di grande, intensa luminosità. Vien da pensare, da un lato a Paolo Veronese, col suo accostamento di colori cosiddetti “complementari” che danno appunto quest'effetto di luminosità; d'altro lato procediamo di qualche secolo per imbatterci in Matisse, che fu letteralmente “sedotto” dalla luminosità di Nizza (in Francia), ove visse e operò nell'ultima parte della sua esistenza, ispirandosi spesso a quella città, a territori contermini, alla Baia des Anges. Matisse riposa proprio -solo, in una apposita radura- nel cimitero di Nizza a Cimiez.
Forse non a caso la mostra casalese si apriva con “Distendendo panni al sole”, un autentico e assoluto capolavoro. Al centro una figura femminile che, appunto, stende lenzuola e altri panni ad asciugare al sole, mentre, oltre il davanzale in mattoni, si vede il paesaggio collinare con le sue colture (particolarmente la vite, allora ancor più diffusa rispetto ad oggi) sistemate a cavalcapoggio. Senonché i panni stesi vengono a formare una sorta di sipario, che ci porta a fantasticare su cosa possono celare i panni alla nostra vista: altre colture a cavalcapoggio, alcune persone -sia pure intraviste molto a distanza- al lavoro tra i filari, qualche cascina sparsa, qualche “casot”, cioè piccole costruzioni in legno, in pietra, in muratura, forse più spesso in pietra da cantoni, che servivano come deposito attrezzi, per ripararsi in caso di intemperie, per soste dal lavoro, per dormirvi qualche notte nei periodi in cui particolarmente ferveva il lavoro dei campi (soprattutto quando l'abitazione del contadino era distante dai campi che lavorava).
Ma conviene ancora citare “Colline del Monferrato”, che oltre ad essere un'opera stupenda costituisce anche una vera e propria lezione di geografia storica agraria e rurale, con le sue colture (in primis sempre la vite, ma non mancano altre colture e la presenza di piante) più spesso a cavalcapoggio, talora anche a girapoggio o a tagliapoggio, ma anche con la sua strutturazione aziendale a “bocage”, cioè con delimitazioni tra una proprietà ed un'altra, talora costituita proprio da una fila di alberi. Non mancano i casòt e le case sparse, mentre sullo sfondo si intravedono altri paesi.
Dalla grande visione panoramica a quella, non meno efficace, di un particolare: “Un angolo del giardino alla Colma”. Altro capolavoro è “Il telegramma”. Sempre il parapetto in mattoni, sempre i paesaggi agrari collinari sullo sfondo, ma qui colpisce un tavolo sul lato destro con sopra un foglio, evidentemente il telegramma di cui parla il titolo del quadro. Accovacciata a terra, sull'estremo lembo sinistro del quadro, una figura femminile piangente, massaia o donna di servizio. E' il 1915, e il telegramma -evidentemente- annuncia la morte al fronte di un congiunto. Il paesaggio presenta sempre la stessa luminosità, che potrebbe sembrare indifferenza al dolore cocente della donna. Ma io darei un'altra lettura. Quel paesaggio sembra voler dire: queste colline, queste viti, queste piante, questa luce, questo sole, ti aiuteranno prima o poi a superare o almeno a mitigare il dolore; ed allora, contro la guerra, il paesaggio simboleggia la pace, che rimane al di là delle traversìe, simboleggia il rispettoso silenzio contro l'assurdo frastuono delle armi, della guerra, delle urla scomposte degli interventisti nazionalisti.
Come abbiamo iniziato con “Distendendo panni al sole”, possiamo concludere con un opera che è stata esposta lungo la strada della Colma: “Riposo alla Colma”. Al centro e in primo piano una figura femminile, vista da dietro, che riposa su una sedia a sdraio. Qui, invece del sipario chiuso dei panni stesi, troviamo al contario le due colonnine di accesso alla scala in discesa, che porta dal giardino verso i campi, che vengono a costituire come un sipario che si è appena aperto sul paesaggio collinare, con le sue colture e la sua luminosità.
Evasio Soraci
FOTO. Gioco delle bocce alla Colma (il paese sullo sfondo è Rosignano)