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Aleramo e Adelasia

Una favola d’amore a lieto fine

Il nostro Monferrato fa da sfondo a una favola d’amore a lieto fine.

E’ la storia di Aleramo e Adelasia raccontata dal frate domenicano Matteo Bandello (1485-1561), nato a Castelnuovo Scrivia (Al) e considerato tra gli autori che più hanno ispirato le opere di William Shakespeare. La novella di Bandello fa parte di una raccolta molto voluminosa e difficile da reperire. “Anche per questo motivo abbiamo voluto ripubblicarla per renderla così accessibile a tutti, non solo agli studiosi”, spiega il curatore e autore dell’introduzione al testo Carlo Cerrato, di Portacomaro,  già giornalista Rai (ha concluso la carriera capo redattore della sede di Torino, ndr).

Da pochi giorni il testo è dunque disponibile in tutte le librerie. "Aleramo e Adelasia. In una grande storia d’amore l’origine del Monferrato e di altri marchesati tra Piemonte e Liguria", è un piccolo volume di circa 80 pagine, al costo di 8 euro, pubblicato dalla casa editrice Scritturapura di Asti, in collaborazione con i consorzi Sistema Monferrato e Alexala. “Una chicca – dice Cerrato - che racconta le vicissitudini amorose di quello che sarà ritenuto il fondatore del Monferrato e che presenteremo prossimamente anche a Casale”.

La novella, il cui titolo originale è “Istoria de l’origine dei signori marchesi del Carretto e altri marchesati in Monferrato e ne le Langhe”, inizia in un giorno qualunque della metà del 900 d.c., in un luogo altrettanto imprecisato della Sassonia, dove regnava l'imperatore Ottone II. Durante una battuta di caccia, nessuno «fu che più valorosamente si diportasse (comportasse, nrd) di Aleramo», uno «de i figliuoli del duca di Sassonia». Adelasia, figlia dell'imperatore, «questa prodezza sentendo, pose gli occhi a dosso di Aleramo». E, «parendole il più gentile, cortese e valoroso barone», se ne innamorò. I due, per paura della reazione dell’imperatore al loro amore, scappano insieme e giungono in Italia, in un territorio compreso tra il Monferrato, le Langhe e Savona. Dopo numerose vicissitudini, gli innamorati ritrovano Ottone II il quale li perdona e li ricopre di ricchezze.

Realtà o leggenda? “La figura di Aleramo, ritenuto fondatore del Marchesato di Monferrato, è sempre stata avvolta da un alone di leggenda e romanticismo che fece addirittura dubitare della sua effettiva esistenza storica”, spiega lo storico monferrino Alessandro Allemano. La leggenda infatti s’intreccia con la storia. Ottone II volle concedere al genero il titolo di marchese, donandogli tante terre quante ne avrebbe potute percorrere a cavallo nel corso di tre giorni e tre notti. “Da questa leggenda – spiega Allemano - è nata la cosiddetta ‘cavalcata aleramica’, destinata a circoscrivere la parte di Piemonte e Liguria compresa nel Marchesato, che fu istituito il 21 marzo dell’anno 967”.

Alla sua morte, avvenuta prima del 990, il marchese Aleramo fu sepolto nell’abbazia di Grazzano, da lui stesso fondata.

Una storia a lieto fine dunque, ma che lascia il lettore con un interrogativo: sono solo suggestioni o Shakespeare si è ispirato anche alla fuga d’amore di Aleramo e Adelasia per raccontare la tragedia di Romeo e Giulietta?

Al. Anselmo