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Meteoriti in Monferrato

Una pioggia a Villanova-Motta - Conservati a Torino - Il mistero della Bordona a Fubine (ricerca di Aldo Timossi)

Dall’asteroide a me intitolato come “13174 Timossi”, in orbita a 500 milioni di chilometri dalla Terra, osservo i cuginetti, i piccoli meteoriti o meteoroidi o aeroliti o bolidi, che continuamente cadono sul nostro pianeta. Alcuni han raggiunto zone del Monferrato o appena intorno, e sono diventati oggetto di studio in tutto il mondo.

Il primo di cui si ha notizia risale al 1840. Venerdì 17 luglio, sette e mezza del mattino, i contadini Giuseppe Doria e Giovanni Cabiati sono al lavoro in regione Fassinone, verso Madonnina di Serralunga. “Sereno era il cielo, tranquilla l’aria, quando quasi istantaneamente sentissi un rombo, tratto tratto interrotto da scoppi consimili a colpi di cannone. Videsi una massa infuocata avvicinarsi celermente alla terra lasciando dietro di sé una colonna vaporosa”. Non distante dai due, l’oggetto si pianta in un campo coltivato a meliga. Si avvicinano. Quel sasso scuro di forma triangolare, levigato, è caldo, ha odore di zolfo. Lo estraggono, valutano pesi sui 4 chili.

Viene portato in Comune, poi consegnato al Comandante della Polizia di Casale, che lo invia all’Accademia delle Scienze di Torino, quindi al Museo mineralogico. Qui è classificato come condrite ordinaria: un terzo di ferro, un terzo di silicio, il resto magnesio, ossido di ferro, nichelio, cromo, zolfo, tracce di manganese e cobalto. Età 4/5 miliardi di anni, quindi risalente alla formazione del sistema solare.

A Torino arriva anche un secondo reperto, caduto contemporaneamente nei pressi della cascina Pastrona di Casale (verso Coniolo, sul Po, ndr), all’epoca proprietà del conte Magnocavalli. Pesante 1,33 chili, “è rivestito esternamente di sottilissima crosta o vernice metallica un poco ossidata; la sua forma è quella di un segmento di una sfera, la parte inferiore fratturata , talchè sembra esser stata staccata da una massa maggiore”.

Nei giorni successivi, sulla “Gazzetta di Firenze”, l’Osservatorio di Brera informerà che l’evento del 17 luglio ha interessato anche la Lombardia, nei territori di Locate e Golasecca: “abbiamo sentito una forte detonazione simile ad una cannonata… apparve in cielo un globo di fuoco che scoppiò dividendosi in più parti”.

Oggi alcuni frammenti dei due reperti sono esposti in alcuni musei esteri, dal British di Londra, a quello di Storia naturale di New York, a Vienna , Parigi, persino un frammento a Calcutta. La parte più consistente è conservata nel Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino - cui si deve la cortesia delle immagini pubblicate - una realtà purtroppo sfortunata! Nato nel 1978, dal 2013 è chiuso al pubblico per interventi di restauro dopo un disastroso incendio. Lavori di ripristino per lotti funzionali dovrebbero consentire – auspica il direttore ad interim Mario Chiriotti - l’apertura di una prima area di visita entro fine anno.

Verificatosi soprattutto in territorio di Villanova Monferrato, ma nei testi scientifici indicato come Motta de’ Conti, l’evento del 29 febbraio 1868. Una relazione del barnabita Francesco Denza, astronomo e meteorologo, fondatore dell’Osservatorio del Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, così descrive: quel giorno, “tra le 10,30 e le 10,45, mentre il cielo era ingombro qua e là da nuvole sparse, in diverse località del Circondario di Casale fu sentita una forte detonazione, (…) fu vista, a distanza considerevole dal suolo, come una massa, di forma irregolare e circondata da un'atmosfera di fumo, (…) alcuni villici che si trovavano nei campi per attendere ai lavori agricoli videro e sentirono diverse masse cadere qua e là”.

Si tratta di una pioggia di aeroliti di ogni dimensione, è per fortuna piccolo quello che colpisce il cappello di uno dei contadini. I pezzi più pesanti si conficcano in due campi di grano, 600 metri a sud-est di Villanova (poco meno di due chili) e 2350 metri a nord (oltre sei chili). Un terzo meteorite cade a Motta, sul selciato di fronte all’osteria Chiara, si stima pesi 300-500 grammi ma “si divide in un gran numero di frammenti molto piccoli, di cui il più grande pesa circa 11 grammi”. Successive analisi, riportate da padre Denza, indicano il contenuto: “Cloro, zolfo, silice, acido fosforico, ferro, nichelio, manganese, rame (tracce), cromo, calce, magnesio, allumina, soda, potassa”. Aggiunge che in contemporanea, al Travaglino di Casteggio (PV) secondo un contadino sarebbe caduto qualcosa “dietro un burrone”, ma nulla viene recuperato.

In occasione di un “Viaggio d’autore” del 2010, Luigi Angelino e Dionigi Roggero vanno alla ricerca di quei siti. Per stradine tra le risaie arrivano alla tenuta dove, stando ad una memoria dei professori della Scuola Leardi di Casale, ebbe a piantarsi il meteorite più pesante. All’ingresso una targa: “Comune di Villanova Monf. Cascina Rolette”. Conferma che l’evento meglio dovrebbe essere localizzato in quel territorio comunale o almeno attribuibile ad entrambi i paesi, come di fatto sostenne il geologo Guglielmo Jervis nel repertorio “I tesori sotterranei d'Italia” del 1873 (eraun gelido gennaio 2010 partimmo da Motta con tre assessori: Mariella Perucca, Loreto D’Alessandro e Carlo Zambelli e la preziosa addetta stampa del Museo torinese Chiara Conti, il tutto si trova nell'archivio del Monferrato in rete, nota di Angelino) .

Risale al 1935 la caduta di un frammento a Montemagno. Due ricercatori del Museo regionale di Torino, Emanuele Costa e Lorenzo Mariano Gallo, riordinando le collezioni trovano un sacchetto con pezzetti di una sostanza simile a scoria di fusione ferrosa. Al materiale è allegato l’originale di una lettera con la quale il Podestà di Montemagno comunicava la trasmissione di frammenti di un meteorite caduto il 17 febbraio dello stesso anno alle 21,30. Fenomeno avvertito osservando una veloce scia luminosa, e ritrovamento da parte di un contadino che “giunto nel vigneto, notò una traccia lunga 40 metri di canne, viti e terra nettamente bruciate, al cui termine era interrato un pezzo più grosso del peso di circa kg. 6, con altri di minor grossezza”.

Allungando lo sguardo verso l’Alessandrino, il 2 febbraio 1860, alle 11,45 in una vasta zona tra Piemonte-Lombardia-Emilia, con epicentro nei paesi di San Giuliano Vecchio, Mandrogne e Litta Parodi si sente una fortissima detonazione poi un rumore simile ad un’intensa grandinata; una scia luminosa percorre il cielo e qualcosa cade 800 metri ad ovest di San Giuliano. La raccolta dei giorni successivi da un bottino di sette frammenti, il più grande (due etti e mezzo) è oggi nel Museo regionale, con il nome ufficiale di “Alessandria”.

Resta da dire di un piccolo mistero. “La Stampa” dell’Agosto 1976 titola “Meteorite scoperto sui colli di Fubine”. E’ un macigno di alcuni quintali, piantato nel giardino della tenuta Bordona fin da quando, forse a metà Settecento, ve lo trasportarono alcuni contadini, dopo averlo trovato nella regione Valle Pozzo. Sempre ritenuto nulla più di un sasso, mezzo secolo fa lo studioso Carlo Reale, docente al Politecnico di Milano, ne ha sostenuto l’origine extraterrestre, ma non è citato in alcun repertorio o trattato scientifico.

aldo timossi

FOTO. Meteorite di Motta-Villanova