Notizia »

Alla Grangia di Pobietto

Col FAI sabato 15 dalle 15 alle 19 e domenica 16 dalle 10 alle 19

Sabato 15 dalle 15 alle 19 e domenica 16 dalle 10 alle 19 per le Giornate FAI di autunno le Delegazione FAI di Vercelli e la Delegazione FAI di Casale Monferrato organizzano la visita della Grangia di Pobietto (Morano sul Po). Alle 15 di sabato ci sarà un momento inaugurale.
La collaborazione tra le due delegazioni è sostenuta dal fatto che la Grangia, un tempo afferente all’Abbazia di Lucedio, oggi di proprietà dell’Asl di Vercelli, custodisce una meravigliosa parrocchiale settecentesca che fa capo all’Arcidiocesi eusebiana.

I volontari di Vercelli guideranno la visita alla chiesa di San Nicola e all’attiguo erbario.
I volontari di Casale e gli apprendisti Ciceroni del corso di Accoglienza dell'IPSEOA (alberghiero) di Trino apriranno il Museo della civiltà contadina e illustreranno l’area esterna.
Dalle 16,30 alle 18,30 le due Delegazioni accoglieranno i visitatori nei locali del Parco del Po, dove si terrà la merenda sinoira preparata dagli allievi dell’Alberghiero di Trino S. Ronco.
La visita non necessita di prenotazione.

PER SAPERNE DI PIU'

L'area di Pobietto fu abitata fin dall'età del bronzo, come attestano i ritrovamenti del 1994 di una necropoli risalente al XII secolo a. C. (ora esposti nella sezione archeologica del Museo Civico di Casale), successivamente interessata da insediamenti romani e poi ancora da quelli medioevali dei monaci cistercensi che ne determinano l'assetto territoriale. Furono proprio i Cistercensi, nel fondare intorno al X secolo d.C. le abbazie di San Genuario (nel comune di Crescentino) e poi di Lucedio (nel comune di Trino), ad avviare una massiccia operazione di bonifica dei terreni contribuendo alla coltivazione di aree sempre più vaste e diffondendo la coltura e la produzione del riso. Bene, Pobietto era una delle tante grange ("granai") afferenti all'abbazia di Lucedio, dopo essere stata prima subordinata all'abbazia di San Michele della Chiusa. Nel 1784, con la morte del cardinal delle Lanze (ultimo abate di Lucedio),l'abbazia viene secolarizzata da Papa Pio VI e concessa all'ordine secolare dei santi Maurizio e Lazzaro. Le grange passarono successivamente sotto la dominazione napoleonica (Napoleone lascerà Lucedio e tutte le sue grange al cognato Camillo Borghese, all'epoca Governatore Generale del Piemonte). Ma da tale donazione viene esclusa Pobietto che rimane nei possedimenti del Demanio fino al 1827 per poi ritornare sotto l'organizzazione Mauriziana. Infine, dal 1857, l'amministrazione dell'area passa all'Ospedale Maggiore di Vercelli a cui tuttora appartiene.

Frutto di aggregazioni e rifacimenti che si sovrappongono nell'arco dei secoli, la grangia di Pobietto, fondata nel 1185, è una grande tenuta agricola organizzata secondo il modello delle grange monastiche (grosse aziende agricole isolate, dove il monaco "grangerius" dirigeva le famiglie nelle attività di produzione e trasformazione dei prodotti). Storicamente parte di un sistema di tenute dipendenti dall'abbazia di Lucedio, la grangia di Pobietto (una delle sette grange di Lucedio sul territorio vercellese) è un organismo in continua evoluzione e nel corso dei secoli ha subito modificazioni e ampliamenti determinati dall'evoluzione delle tecniche e dei processi agricoli. La grangia di Pobietto aveva una struttura a corte chiusa fortificata, protetta da un alto muro perimetrale con l'ingresso difeso da una torre-porta. Il complesso posto al centrodelle aree coltivate, era formato da una serie di edifici che comprendevano le stalle, le officine, i magazzini, il mulino, la cappella e l'abitazione del "grangerius". Nel ‘900, quando il riso diventò la coltivazione principale, furono costruiti fuori dal corte i dormitori che ospitavano le mondine e i lavoratori stagionali delle risaie. Tuttavia la prima immagine planimetrica attendibile della tenuta di Pobietto è realizzata dall'architetto Giovanni Battista Scapitta, ingegnere della Camera Ducale di Monferrato. che esegue i lavori nella tenuta fra l'inizio del 1700 e il 1715. A Pobietto attua un intervento di riqualificazione generale intervenendo anche sulla costruzione della chiesa nuova, in sostituzione di un più antico edificio religioso. Organizzata secondo il modello della corte chiusa fortificata, la tenuta è interessata da un alto muro perimetrale atto a difendere e scongiurare dai possibili furti delle provviste, ma soprattutto di fondamentale importanza per far fronte alle piene del Po. Il sistema murario della Grangia di Pobietto si presenta infatti identico a quelle di Darola e Montonero, ciò fa pensare che siano state fortificate pressappoco nello stesso periodo e con criteri del tutto analoghi. Il complesso è composto da un nucleo centrale, denominato il "castello" che corrisponde all'area più antica dell'insediamento. Il termine deriva dagli elementi difensivi del recinto, caratterizzato da due torrette di rinforzo del muro (ora scomparse), di cui una era situata nell'angolo nord della tenuta e la seconda disposta sopra il "crottino" della casa del parroco. A difesa dell'ingresso si staglia la torre-porta, un elemento difensivo di epoca tardo medievale comune a molti insediamenti isolati, interessata da una porzione di muro con una ghiera a ogiva che segnala dove era situata la casa del fattore (grangerius). Nella seconda metà del Seicento, l'azienda agricola subisce trasformazioni che ne richiedono un forte aumento del volume costruito. Tali ampliamenti testimoniano il passaggio dalla tipologia rurale a forma chiusa a quella della corte con distribuzione libera degli edifici, portando a un diverso sistema di conduzione dell'azienda, che si sostituisce a quello rigidamente accentrato del grangerius. Il nuovo sistema si basa su una suddivisone in tante unità lavorative corrispondenti al numero di "massari", che in base alla porzione di terra assegnatasi organizzano autonomamente il lavoro.Nella parte antica e centrale dell'insediamento dell'antico "castello" sorge la chiesa di San Nicola la cui data di erezione e di consacrazione resta tuttora sconosciuta. Dedicata a san Nicola Vescovo di Mira (Pàtara, 15 marzo 270 - Myra, 6 dicembre 343) difensore dei deboli e di coloro che subiscono ingiustizie, nel 1457, grazie alla bolla papale di Callisto III, viene elevata a vicaria amovibile rimanendo legata all'abbazia di Lucedio fino al 1474, anno in cui è inserita all'interno della diocesi di Casale Monferrato. Divenuta chiesa parrocchiale nell'agosto del 1713, l'anno successivo Giovanni Battista Scapitta in seguito all'intervento di riqualificazione della tenuta, inizia la ricostruzione della Chiesa Nuova, un'operazione che prevede l'isolamento dei fabbricati attigui al fine di qualificare l'edificio come monumento e oggetto-simbolo del nuovo rapporto tra proprietà e dipendenti. Emblematica la scelta del progettista che, adottando una posizione centralizzata e un volume a sviluppo verticale, fa assumere all'edificio la funzione di polo visivo all'interno di un complesso caratterizzato da edifici di tipo orizzontale disposti a nastro; l'unico elemento analogo verticale è la torre-porta da cui si accede all'area verde su cui insiste la chiesa. La Chiesa Nuova in stile barocco, caratterizzata da maggior volume e visibilità degli elementi decorativi, si presenta a unica navata a tre altari, con un piccolo coro e un presbiterio.

L'altare maggiore della chiesa dedicato a san Nicola, presenta un crocifisso ligneo mentre i due altari minori laterali sono rispettivamente dedicati alla Vergine del Santissimo Rosario e a san Giuseppe. Verso la fine del Settecento per concessione pontificia la chiesa di San Nicola passò all'ordine Mauriziano e nel 1805 viene riassegnata alla Diocesi di Vercelli dalla quale dipende tuttora. 

DEGUSTAZIONE
Degustazione a prenotazione obbligatoria con contributo di €10,00 comprensivo di visita. Prenotarsi via e mail ENTRO LE ORE 13 DEL 12 OTTOBRE a:
- vercelli@delegazionefai.fondoambiente.it
- casalemonferrato@delegazionefai.fondoambiente.it