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Templari in Monferrato (3)

di Aldo Timossi - La stele di San Lorenzo di Montiglioi
Tra le accuse che portarono alla fine dei Templari all’inizio del ‘300, si è detto del “peccato” di essere nati poveri e aver accumulato proprietà e ricchezze. In effetti, l’Ordine si era trasformato da piccola start-up a multinazionale, diffusa in Oriente ed Europa, temuta e, per questo, anche non poco invisa. Il momento storico non fu estraneo alla loro eliminazione, in particolare i cattivi rapporti tra Papato e potente Regno di Francia con Filippo IV il Bello. Nel 1303 papa Bonifacio VIII era stato imprigionato da emissari francesi (il noto “schiaffo di Anagni”) e, dopo un fulmineo pontificato di Benedetto XI, il successore Clemente V aveva trasferito la Corte papale a Poitiers quindi ad Avignone. Cercava di riprendere la storica amicizia con la Francia, e per compiacere Filippo, di fatto confermò la sospensione dell’Ordine, pur ritenendolo innocente rispetto alla accuse di eresia, immoralità, sodomia e abusi vari.
Proprietà e ricchezze templari passarono agli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, il cui erede è oggi lo SMOM - Sovrano Militare Ordine di Malta. A loro passò anche il tesoro templare esistente in Italia, particolarmente cospicuo in Piemonte. Per restare alle nostre Terre, sappiamo che la precettoria di Casale-Santa Maria del Tempio risultava titolare - secondo Aldo Di Ricaldone - di cascinali, boschi, coltivi, allevamenti anche a Borgo San Martino, Camagna, Altavilla, Moncalvo (tra l’altro un Fra Robaldo de Moncalvo, “piemontese” è Maestro di tutte le domus templari italiane dal 1179), Penango, Castell’Alfero (il mulino della Olla, costruito intorno al 1220), Ticineto, Occimiano, Bozzole e Fubine (lungo la “strada franca”).
A proposito del capoluogo, secondo recenti ricerche degli studiosi casalesi Antonino Angelino e Carlo Aletto, esisteva “identità tra la precettoria di Paciliano e quella di Casale; era una sola, di Paciliano fino al 1248, diventata di Casale dopo la fusione di Paciliano col comune di Casale”; anche la presenza di siti templari in città andrebbe attribuita ai Gerosolimitani, quindi sarebbe frutto di un “equivoco” della storica Elena Bellomo (Cardiff University) , le cui indicazioni appaiono nella prima parte di questa ricognizione.
Tornando ai vasti possedimenti monferrini, i Cavalieri del Tempio avevano creato un grande sistema agricolo e produttivo. Attività feconda per il progredire dell’agricoltura, considerando che in quei tempi furono introdotte innovazioni come l’erpice e la ruota idraulica impiegata nei mulini. Si produceva per il consumo diretto, ma spesso la rendita era superiore alle necessità, e il ricavato finiva in una cassa centrale, che raccoglieva anche donazioni, nonché beni e denari ceduti degli stessi Cavalieri, obbligati al voto di povertà, e veniva utilizzata per le attività militari in Terra Santa.
Nacque un servizio bancario ante litteram, che concedeva prestiti ad ampio raggio (e ad usura, all’epoca tollerata dalla Chiesa), forniva lettere di credito a chi partiva per l’Oriente e non voleva portare con sé denaro contante a rischio di ladronaggio, dava sostegno ai poveri pellegrini di passaggio nelle singole precettorie.
Proseguendo il viaggio nel Monferrato, ecco la chiesetta di Sant’Emiliano a Scandeluzza di Montiglio. “Bell’esempio di romanico, XIII secolo, posta sulla sommità di un monticello e circondata da un boschetto, dice la tradizione che sia stata eretta dai Templari”.
Nel capoluogo di Montiglio, all’interno del Camposanto nella chiesa romanica di San Lorenzo, il “Viaggio” 136 di Angelino-Roggero (2002) ebbe a mettere in evidenza un curioso reperto di sapore templare: “…entriamo e puntiamo subito ad una stele scoperta una ventina di giorni fa, probabilmente una pietra tombale o una statua posta in facciata, può raffigurare appunto un Cavaliere templare (ipotesi che da giornalista ci appaga di più) o un frate orante”.
Realtà e (forse) fantasia, per il Monte Sion di Mombello, tra Ilengo e Piazzano. “Monte Sionne! E’ questo un colle aprico in cima del quale s’ergeva un ampio e maestoso convento oggi scomparso, e là in alto non avvi più che una casa colonica con pochi ruderi” scrive nel 1877 Giuseppe Niccolini “a zonzo per il Circondario di Casale”. Fino alla chiusura nel 1802 - occupazione napoleonica - sede di un convento francescano, fondato nella prima metà del sec. XVI da Padre Bonaventura Quarelli, dopo un pellegrinaggio in Terra Santa; il titolo ricorda il monastero di Gerusalemme retto dai Francescani dal 1335 al 1552. Un'altra versione cita quale fondatore Tommaso Illirico, predicatore dell'ordine dei frati minori.
C’è una terza ipotesi, avanzata dal professor Olimpio Musso, su possibili origini templari, “con intitolazione alla Vergine e quindi in rapporto al culto mariano dell’Ordine, la cui presenza è attestata nel territorio di Mombello dal testamento di Bonifacio II di Monferrato”. A supporto di tale tesi, lo storico Aldo Settia scrive di un’istituzione ospedaliera, quindi legata agli Ordini nati in Oriente, citata in un testamento del canonico Raimondo de Ponciano, nel 1193; si tratta dell’“hospitale de Gamenella”, che doveva sorgere nelle vicinanze, alla confluenza dello Stura con il rio Gaminella. Templari o Gerosolimitani?
Sul Sion, degli edifici storici rimane oggi la facciata settecentesca di una chiesa di medie dimensioni, poi un cordolo che corre ai due lati e alleggerisce il rustico dove si intuiscono archi e finestre gotiche.
Detto di Monferrato e Vercellese, a est lo sguardo va oltre il confine della Sesia! La Lomellina, il Pavese e la Lombardia in generale hanno avuto presenza meno fitta (e meno indagata) da parte dell’Ordine del Tempio. Basti considerare che una Guida all’Italia templare (Bianca Capone - Loredana Imperio - Enzo Valentini), dedica 35 pagine al Piemonte e solo mezza dozzina alla regione lombarda.
A Pavia ebbero almeno due domus, la mansione e chiesa di San Donnino e l’ospedale di Sant’Eustachio, entrambe situate nel sobborgo di San Guglielmo. Tra Voghera e Stradella, si trova Torricella Verzate; in quella zona passava un tempo la Via Romea, e in epoca imprecisata i Templari costruirono il castello “Pontianum”, nei pressi del torrente Verzate, e una cappella dedicata a Santa Maria di Verzario, oggi parte del complesso del Santuario della Passione.
A Casei Gerola risulta che i Cavalieri avessero insediamenti dentro e fuori le mura; quello esterno era una cascina, sita in Borgo San Pietro: nel cortile c'era un pilone su cui era dipinta l’immagine di San Pietro, un santo cui erano dedicate molte mansioni templari. Altre presenze, riguarderebbero Sartirana (un ospizio del quale non rimane traccia), e Lomello (croci templari indicate come presenti nelle chiese, in primis Santa Maria Maggiore). E a proposito di Sartirana, lo studioso locale Gian Paolo Candido, scomparso nel 2012, ipotizzava addirittura la mano templare nei lavori di sistemazione del letto della Sesia, presso la sua confluenza col Po.
A conclusione del rapido viaggio tra le presenze templari nel Monferrato e dintorni, come nota di colore va ricordata l’esistenza di un’associazione di “Templari cattolici”, con decine di sedi in Italia e numerose in altri Paesi. Tra i loro intenti, “risvegliare i valori della cavalleria e della tradizione dei poveri cavalieri di Cristo detti templari, attraverso la preghiera e la difesa della fede cattolica”. Sovente fanno da cornice a celebrazioni religiose, nel Marzo 2018 parteciparono ad una Via Crucis a Gabiano, presieduta dal Cancelliere vescovile, canonico Davide Mussone.
aldo timossi (3 - fine)
FOTO. La stele templare di San Lorenzo al camposanto di Montiglio (F. Angelino dal "Viaggio" del 2002)