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Prelati: Igino Bandi, vescovo di Tortona (76)

Nato nel 1847, a Zeme, Lomellina, a un tiro di schioppo da Casale

  

Se oggi la Chiesa annovera un san Luigi Orione, fondatore della “Piccola opera della Divina Provvidenza”, il merito è - oltre che del disegno celeste - di un vescovo arrivato dal piccolo centro lomellino di Zeme, un tiro di schioppo da Casale, appena aldilà della Sesia. E’ la storia di monsignor Igino Bandi, vescovo di Tortona da fine ‘800.

Nasce il 5 ottobre 1847 da una famiglia di agricoltori, pii e benestanti. Dopo il ginnasio nel collegio D’Adda di Varallo Sesia, entra nel seminario di Vigevano, dove compie gli studi teologici, “distinguendosi pel suo ingegno aperto e per la sua applicazione assidua allo studio”.

Ordinato presbitero dal vescovo di Novara, il 24 settembre 1870, è chiamato da monsignor Vincenzo Cappelli, vicario capitolare di Vigevano (poi Vescovo di Tortona 1874 – 1890) a coadiuvare la direzione del seminario, in qualità di prefetto, finché viene destinato come coadiutore nella parrocchia di Dorno. Per pochi mesi, perché il nuovo vescovo di Vigevano, Pietro Giuseppe De Gaudenzi, tiene d’occhio quel giovane ma promettente sacerdote, e nel 1872, aprendo il piccolo seminario, lo richiama come vice-rettore. “Ivi, la sua prudenza, la sua carità, il suo zelo trovano campo più adatto per svolgersi”. Parroco di Castel d’Agogna dall’agosto 1874, e di san Dionigi a Vigevano dal dicembre 1S76.

Il 28 agosto 1880 arriva la nomina ad arciprete della cattedrale vigevanese, nel 1886 è provicario vescovile, l’anno seguente vicario generale. “Man mano che crescono le occupazioni, crescono in Bandi l’ardore, l’attività e lo zelo instancabile. Non contento dei due pesanti incarichi di arciprete e di vicario, memore della consacrazione della diocesi al Sacro Cuore di Gesù, si occupa del monastero delle suore “sacramentine”, fonda il periodico “Il divin cuore trafitto”, per molti anni è l’anima del giornale cattolico diocesano.

A fine aprile 1890 si apre per Bandi la via dell’episcopato. E’ morto l’anziano vescovo di Tortona, Vincenzo Capelli, occorre un successore. Dalla Santa Sede, monsignor Gabriele Boccali, formalmente “uditore papale” e di fatto consigliere assai vicino a Papa Leone XIII (gli affiderà l’ultima revisione dell’enciclica “Rerum novarum”) fa sapere che il Pontefice intende nominare Igino Bandi. “Questi, atterrito dal grave peso della Croce episcopale, rimase perplesso per un momento, anzi concepì l’idea di rinunziare, ma monsignor De Gaudenzi, colla sua autorità, ne lo distolse, e il 23 giugno monsignor Bandi veniva preconizzato Vescovo di Tortona”.

Consacrazione il 14 settembre, dalle mani dello stesso De Gaudenzi, co-consacratori i vescovi di Pavia e Fossano, Agostino Riboldi ed Emiliano Manacorda. Ci sono di mezzo le elezioni politiche, vinte dalla sinistra storia di Crispi, passa qualche tempo per avere il placet del Governo. Ingresso in diocesi la domenica 1° febbraio 1891.

Appena occupata la Cattedra di San Marziano, il primo pensiero è rivolto ai seminari - il maggiore con un centinaio di chierici e il minore a Stazzano con ben 190 allievi - che riordina materialmente e moralmente. Nel 1893 erige canonicamente la congregazione dei Missionari diocesani. Forte il suo appoggio all’“Opera dei congressi”, fondata nel 1874 per “riunire i Cattolici e le Associazioni Cattoliche d'Italia, in una comune e concorde azione, per la difesa dei diritti della Santa Sede, e degli interessi religiosi e sociali degli Italiani”; Bandi partecipa al convegno annuale del 1894, che si tiene a Pavia e, nel settembre dello stesso anno, ospita la quarta adunanza regionale ligure: l’organizzazione trova ostacoli in quasi tutte le città della Regione ecclesiastica Ligure, eccettuata Tortona, dove il Vescovo la protegge e la sostiene.

Il 13 giugno 1896 esce il primo numero de “Il Popolo - Corriere settimanale illustrato della Diocesi di Tortona”, “frutto del cuore generoso e dell’intelligenza lungimirante” del vescovo. “Troppe pubblicazioni guaste ed antireligiose” aveva commentato qualche mese prima, annunciando ai clero la proposta del nuovo giornale, “che sarà la nostra bandiera, sarà anche, o venerabili Fratelli, il vero vostro coadiutore; perché farà giungere la sua voce dove la vostra non può giungere”. Una bandiera che non piace ai socialisti, il cui foglio settimanale “Martin Malalingua” accusa il nuovo periodico di avere un “linguaggio perfido e infame”. Ne attribuisce l’ispirazione al vescovo e non manca di prenderlo in burla per il fatto che si definisce “Principe di Cambiò”; in realtà monsignor Bandi in qualche documento appare come “princeps campi beati”, da cui “cambiò”, titolo cui ha diritto, essendo antica dizione del feudo di Cambiò, concesso nel 1784 dal re di Sardegna Vittorio Amedeo III all’allora vescovo Carlo Maurizio Peyretti, con il titolo di principe per sé e per i suoi successori. Anche il “Fascio democratico”, altro foglio legato ai socialisti, non è tenero con la Chiesa cattolica, tanto che nella primavera del 1900 il vescovo arriva a “proscrivere e condannare” il giornale, infliggendo la scomunica “da incorrersi issofatto, a tutti coloro che direttamente concorreranno alla compilazione di detto periodico”, e proibendo “a tutti i nostri fedeli diocesani, di associarvisi, di leggerlo, di ritenerlo e di favorirne lo smercio, sotto il reato di grave colpa”.

All’inizio del nuovo secolo, il pensiero costante alla situazione degli aspiranti presbiteri lo porta a dar loro una casa, aprendo prima la “Casa oblatizia”, e più tardi un convitto ecclesiastico. Preoccupato per la situazione delle famiglie, istituisce le “Provvidenziali Associazioni Catechistiche”, le leghe delle madri cristiane per la santificazione della famiglia, le compagnie di San Luigi, gli oratori e ricreatori festivi; si occupa anche dell’aspetto economico, dando impulso alla “Mutuo soccorso San Marziano”, con succursali in quasi ogni parrocchia, e istituendo le “Cucine economiche di beneficenza”.

Il 21 marzo 1903 sottoscrive l’atto di elevazione della “Piccola opera della Divina Provvidenza” ad istituto di diritto diocesano. Il merito dell’iniziativa è condiviso con don Luigi Orione (santo dal 2004), nativo di Pontecurone, dapprima allievo di don Bosco a Torino, arrivato al seminario di Tortona nel 1889, a 17 anni. Nell’aprile 1895 è ordinato presbitero. Attento alle esigenze sociali e pastorali del popolo, continua a collaborare al fianco del vescovo nelle iniziative benefiche fin dalla creazione del collegio ecclesiastico, è strenuo difensore della devozione alla Santa Sede e al Papa Leone XII. Con un gruppetto di chierici e sacerdoti forma il primo nucleo dell’Opera, e nel 1899 costituisce il ramo degli “Eremiti della Divina Provvidenza”, dediti alla preghiera, al lavoro, all’insegnamento evangelico nelle diffuse colone agricole. Quindi la diffusione dell’impegno, con la congregazione dei “Figli della Divina Provvidenza”, sacerdoti e religiosi fratelli consacrati “per portare i piccoli, i poveri, il popolo alla Chiesa e al Papa”.

Tra tanto attivismo di monsignor Bandi, vanno annoverati ben due sinodi, nel 1898 (non si teneva in diocesi da ben 55 anni) e 1901, tre visite pastorali in una diocesi che comprende quasi 300 parrocchie, una decina di adunanze prosinodali dei vicari foranei, visite ad limina nel febbraio 1895 e gennaio 1900. La chiamata di Domineddio lo coglie l’8 settembre 1914, al termine di un periodo di malattia trascorso a Stazzano, nella villetta attigua al seminario. Nelle stesse ore a Roma si tiene la solenne incoronazione di Papa Benedetto XV, che appena eletto il 3 settembre gli aveva inviato affettuosi messaggi di benedizione. Esequie nella cattedrale di Tortona gremita di fedeli che riempiono anche la piazza, celebrano quattro vescovi e 600 sacerdoti. Sepoltura nella Cappella dei vescovi del camposanto tortonese.

aldo timossi

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