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Storia del patrono e ricerche per la mostra “Al dì d’la festa”

La ricorrenza di Sant’Evasio è il 1° dicembre
Lo scorso 12 novembre, come ogni anno, è stata celebrata la festa di Sant’Evasio, patrono della città di Casale; quest’anno la solennità è stata particolarmente importante poiché ha segnato l’avvio dell’anno giubilare per i festeggiamenti dei 550 anni di erezione della Diocesi ed è stata caratterizzata dalla celebrazione della Messa Pontificale da parte del segretario di stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin.
I casalesi sono abituati ad associare a Evasio la data del 12 novembre, con la chiusura delle scuole e degli uffici, la distribuzione dei “galletti” (i biscotti che ricordano le vicende del trafugamento delle reliquie del Santo e del successivo ritorno delle stesse in città) e le celebrazioni in Cattedrale, e forse danno per scontato che sul calendario in quella data compaia il nome del patrono come Santo da celebrare.
In realtà, la ricorrenza di Sant’Evasio è il 1° dicembre, come riporta il Martirologio Romano, il testo liturgico “ufficiale” sul quale sono riportate le notizie relative ai Santi martiri e sulla base del quale vengono redatti i calendari che riportano le date in cui si fa memoria delle loro figure.
E allora perché il 12 novembre?
Ce lo si è chiesto all’Ufficio Beni Culturali della Diocesi, in occasione delle ricerche storiche sulla cui base è stata allestita la mostra “Al dì d’la festa” tuttora ospitata presso il Museo del Duomo: sugli antichi documenti dell’Archivio Diocesano, nei Messali miniati, negli Antifonari della Cattedrale, infatti, i festeggiamenti per Evasio sono attestati al 1° dicembre. Scorrendo però i registri dei convocati del Capitolo, che contengono i verbali delle riunioni dei Canonici, sono state ricostruite le vicende che hanno portato allo spostamento di data.
Bisogna tornare indietro al XVIII secolo per vedere come esistesse la volontà di spostare la festa, che spesso coincideva con l’inizio dell’Avvento, al 7 ottobre, giorno in cui si ricordava il ritorno a Casale delle reliquie del Santo dopo il furto sacrilego avvenuto nel 1215. Da quanto si può intendere dai convocati capitolari, per molto tempo vennero in realtà celebrate entrambe le ricorrenze, anche se i canonici tenevano a sottolineare che «il primo dicembre è il vero giorno del trionfo del santo a cagione del martirio, vero giorno per noi perché con il suo sangue sparso per la fede ci pone sotto la sua protezione, difatti pel corso di tanti secolo dopo la sua morte è sempre stato venerato Sant’Evasio in tal giorno e anche il popolo e la gente comune brama così».
La coincidenza con l’Avvento non era gradita in particolare alla cittadinanza, poiché le prescrizioni della Chiesa prevedevano che il periodo di attesa del Natale fosse simile alla Quaresima e quindi caratterizzato dall’astensione dalle carni e da un’austerità che poco si accordava con il clima festoso auspicato dal popolo; anche a queste obiezioni il Capitolo della Cattedrale rispondeva dichiarando che «le Solennità dei Santi Patroni si fanno a bella posta per sollecitare i cristiani all’imitazione delle loro virtù e non per dar comodo ai vizi e gola e che anzi facendosi la festa nel venerdì che corre o in avvento ne’ seguenti anni quando così cade il primo dicembre è meglio, perché così secondo anche gli ordini regi e costituzioni sono proibiti i balli e i teatri».
A partire dal XIX secolo si iniziò a discutere della possibilità di trovare un altro giorno per la celebrazione della festa patronale, che non fosse né il 7 ottobre né il 1° dicembre, e l’occasione arrivò alla metà del secolo, quando la Cattedrale e la Cappella di Sant’Evasio furono interessate per diversi mesi dai restauri, diretti dal conte Arborio Mella. Nel 1861, infatti, il vescovo Luigi Nazari di Calabiana stabilì che venisse festeggiata solennemente la riapertura della chiesa con la traslazione delle reliquie del Santo nella cappella riaperta dopo i grandi lavori di restauro che avevano coinvolto la Cattedrale, e la data prescelta cadde sul 12 novembre: da quel momento, la chiesa e la città di Casale festeggiano il santo patrono proprio in quel giorno, con la Messa Pontificale celebrata in Cattedrale a cui partecipano autorità civili e religiose, e in occasione della quale il sindaco di Casale recita la preghiera di affidamento della città al patrono.
Un altro tassello per la conoscenza della storia della città è così emerso dalle carte del passato, e le ricerche in corso per i festeggiamenti dei 550 anni della Diocesi non mancheranno di fornire nuovi dettagli per meglio valorizzare il patrimonio materiale e immateriale dei Beni Culturali diocesani.
Bruna Curato, Chiara Mainini