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A Madera per l'ultimo imperatore

Tra i presenti l'arciduca Martino - Conferenza di Roberto Coaloa

Mercoledì 5 aprile 1922, cento anni fa, a Madera, si svolsero i funerali dell’Imperatore Carlo d’Asburgo, morto trentaquattrenne il 1° aprile alla Quinta do Monte nella collina di Funchal, stroncato dalla polmonite. Era l’ultimo sovrano della Casa d’Austria e fu sepolto, eccezionalmente, a Funchal nella piccola chiesa di Nossa Senhora do Monte e non nella leggendaria Cripta dei Cappuccini a Vienna.

 In questi giorni d’inizio aprile, gli eredi di Carlo e Zita (che ebbero ben otto figli e tantissimi nipoti) si sono ritrovati per il centenario della morte del Beato Carlo a Madera. Nella foto di gruppo spicca secondo a sinistra l’arciduca Martino d’Austria-Este che abita a Sartirana con la moglie Katharina Isenburg e quattro figli. Foto scattata sulla scalinata della chiesa di Monte dallo storico casalese Roberto Coaloa, autore del bel libro 'Carlo d'Asburgo.L’ultimo imperatore’, ristampato per l'occasione e poi relatore il 5 aprile nel giardino della Quinta do Monte, ora Quinta dell'Imperatore sulla morte di Carlo e in particolare sui funerali.

Francesco Giuseppe, il penultimo Imperatore della Duplice monarchia, morto a ottantasei anni, era stato sepolto nella Cripta dei Cappuccini, a Vienna. Era il 30 novembre 1916. Una celebre fotografia ricorda l’evento: il feretro del vecchio monarca, sul fosco carro funebre trainato da otto cavalli neri, seguito dalla nuova coppia imperiale, l’Imperatore Carlo e Zita. Al centro della coppia, il principe ereditario Otto.

Lo stesso carro funebre trasportò Zita, morta a novantasei anni, a Vienna nella Cripta dei Cappuccini, il 1° aprile 1989. La stessa cerimonia pubblica ebbe Otto, morto a novantotto anni, il 16 luglio 2011. Migliaia di persone accompagnarono il feretro attraverso Vienna, sino alla soglia della Cripta dei Cappuccini, dove si svolse l’antica cerimonia tradizionale, nella quale l’illustre salma deve lasciare ogni simbolo del potere temporale prima di poter riposare nelle tombe antiche della Casa d’Austria. Seguendo un rituale antico di secoli, il maestro di cerimonia bussa tre volte alla porta chiusa della Cripta dei Cappuccini e due volte invano. Per Zita, ad esempio, la prima volta, quando il frate guardiano domandò chi chiedeva di entrare, il maestro di cerimonia elencò a voce alta più di quaranta titoli portati dalla defunta. Dopo quelli di Imperatrice d’Austria e regina di Ungheria, questi coprivano tutta la carta geografica d’Europa, a partire da regina di Boemia, Dalmazia, Slavonia, Galizia e Illiria a duchessa di Lorena, ecc. Nessuno di questi titoli doveva impressionare il frate che, come esigeva il rituale, dichiarò di non conoscere questa persona. Una risposta analoga venne dopo che il maestro di cerimonia bussò per la seconda volta, quando la salma fu descritta più concisamente come quella di «Sua Maestà imperatrice e regina». Solo quando venne proclamata la terza identità di «Zita, una peccatrice e comune mortale» si aprì la porta e la bara venne portata all’interno per l’ufficio funebre della famiglia.

Perché l’ultimo Imperatore Carlo d’Asburgo, beatificato il 3 ottobre 2004, non è stato sepolto a Vienna?

Tutti, proprio tutti, concordano che la salma del «Rei Santo», come già lo salutarono gli abitanti dell’isola portoghese nel 1922, resti nella piccola chiesa di Nossa Senhora do Monte. 

Il 5 aprile 1922,ricorda Coaloa, al funerale  si strinse quasi tutta l’isola, ben trentamila persone. Alla presenza del vescovo di Funchal, António Pereira Ribeira, la salma fu poi sepolta nella cappella laterale sinistra della chiesa di Nossa Senhora 

La bara -ricorda ancora Coaloa- fu trasportata alla tomba su una bassa carretta a due ruote, tirata da alcune persone del seguito, perché lì di cavalli da tiro non ce n’erano. Vestiti di nero, in maniera dimessa, con scarpe logore, i tre figli più grandi – Otto, Adelaide e Roberto – seguivano la bara, con davanti, tutta nascosta da un velo, una donna alta, eretta, che la sorte non aveva piegato. Era Zita. L’altra figura, che si vede in una foto d’epoca, è l’arciduchessa Maria Teresa.

A portare in esilio a Madera la coppia imperiale asburgica erano stati gli inglesi, gli ex nemici della Grande guerra. Re Giorgio V intervenne personalmente, con uomini fidati, a salvare dal caos dell’Europa in fiamme Carlo e Zita, che nel 1921 avevano tentato due volte di restaurare la monarchia in Ungheria, invano. Il re inglese non voleva che si ripetesse una strage come quella dello zar Nicola II e di tutta la famiglia imperiale russa. Lo sbarco a Funchal, sulla costa meridionale di Madera avvenne alle tre del pomeriggio di sabato 19 novembre 1921. Già al mattino gli ufficiali del Cardiff avevano formalmente salutato la coppia in quadrato. Il filmato d’epoca mostra la scena dello sbarco a Madera, alla quale noi possiamo aggiungere dei dettagli che ci sono stati tramandati dai testimoni di quella giornata, arricchendo le immagini in bianco e nero con delle virtuali pennellate di colore. Una piccola imbarcazione, la Corbeia, porta il capitano inglese del Cardiff, Maitland-Kirwan, sul molo di Pontinha. Carlo ha un cappello di feltro grigio e indossa un impermeabile giallo. Zita è vestita con un elegante tailleur blu marino e ha il capo coperto da un berretto da viaggio cinto da un nastro rosso. Il console britannico sale a bordo per salutare i sovrani ma non ha con sé alcuna istruzione, può appurare, tuttavia, che l’entourage dell’Imperatore è formato solamente dal conte e dalla contessa Hunyady e da due domestici. Il conte e la contessa Hunyady, per quanto ricchi in Ungheria, non potevano permettersi l’aggravio finanziario di un lungo soggiorno in un paese a valuta inglese, e nel dicembre 1921 lasciarono l’isola. Nel gennaio 1922, quando l’Imperatrice ritornò in Svizzera per assistere suo figlio Roberto malato, Carlo sarebbe rimasto completamente solo se un gentiluomo portoghese non si fosse prestato a fargli compagnia.

L’Imperatore trovò dimora nella Quinta do Monte, villa adatta per l’estate, ma non per la stagione invernale e primaverile. Zita, con grande gioia di Carlo, ricomparve con tutti i figli a Madera nel febbraio 1922 con il piroscafo Avon. Il 14 marzo, l’Imperatore si ammalò gravemente, ma già mesi prima era arrivato sull’isola sfinito. Morì il 1° aprile 1922, a mezzogiorno e ventitré minuti. Alla mani ha un crocifisso e sul petto il Toson d’oro. Morì riecheggiando gli ultimi momenti di Carlo V e Filippo II, guardando dal letto attraverso una porta aperta la messa che veniva celebrata nella sala adiacente. E come Carlo V, nel monastero di Yuste, egli chiese i sacramenti una seconda volta prima di morire, e forse per lo stesso motivo....

Possiamo ancora aggiungere che in due occasioni due  gruppi di casalesi avevano reso onore alla tomba imperiale di Monte (nel corso di una crociera Il Monferrato-Stat) guidati da Luigi Angelino e Simona Piccioni Pia.

l.a.

Foto da Madera