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Monferrato, terra di prelati

Con Aldo Timossi una serie che inizia dal cardinale Ottone da Tonengo

 La Diocesi di Casale sta celebrando i 550 anni della fondazione (bolla di papa Sisto V del 18 aprile 1474). Come contributo di ricerca Aldo Timossi ha pubblicato una serie di articoli su Santi, Beati, Venerabili del Monferrato e della vicina Lomellina, ora inizia una serie (parte dal 1200) sui prelati: cardinali, vescovi, nunzi apostolici. La speranza è che il materiale raccolto possa finire in una pubblicazione unica. (l.a.)

OTTONE DA TONENGO

Sulla figura del cardinale e diplomatico Ottone da Tonengo, in oltre otto secoli dalla sua missione, sono stati scritti libri a decine, e ancora oggi l’attività è oggetto di studi particolareggiati. Figura di primissimo piano nella storia della Chiesa, specie per l’attività di evangelizzazione nei Paesi del nord Europa.

Conosciuto anche come Ottone da Casale o di Monferrato, la nascita è quanto mai oscura. Tanti autori, tante ipotesi. Chi (Fedele Savio in Studi storici, 1885) lo da come figlio “incerto” del marchese monferrino Guglielmo III in realtà raccontando di Guglielmo V, chi (il De Conti nelle sue Notizie) fratello di Bonifacio I, chi genericamente lo definisce come marchese di Monferrato. Se guardiamo a ricerche più recenti (Paravicini-Bagliani, Cardinali di Curia e famiglie cardinalizie, 1972), viene esclusa una genealogia diretta con i marchesi monferrini del 1100-1200, pur non escludendo che la famiglia di Ottone fosse a loro legata da vincoli feudali, come per altre nobiltà della zona di Cocconato e Cavagnolo.

Come dice il nome, nasce a Tonengo, piccolo borgo tra Monferrato e Torinese, probabilmente intorno al 1190. Formazione scolastica che comprende anche studi giuridici a Bologna, tanto che ad un certo punto è nominato come “iudex” delegato del vescovo di Ivrea, diocesi alla quale si lega, diventando canonico della cattedrale eporediese e assessore del Capitolo. La sua bravura è conosciuta anche a Roma, tanto che il Papa lo nomina collaboratore della giustizia pontificia.

Dopo una breve permanenza in Inghilterra nel 1225, all’infruttuosa ricerca di finanziamenti per l’ennesima crociata (sui libri di scuola indicata come sesta, in realtà prosecuzione della quinta) indetta da papa Onorio III e dall’imperatore Federico II, torna alla Santa Sede con la dignità di cappellano papale. Questo gli da modo di frequentare figure di spicco della Curia, che diventano suoi sponsor, consentendogli una rapida carriera, fino al vertice cardinalizio, cui viene elevato il 18 settembre 1227 dal neoeletto Gregorio IX. Ha il titolo della diaconia romana di San Nicola in Carcere. Nello stemma, l’aquila coronata e tre stelle a rappresentare le virtù teologali Fede, Speranza e Carità.

Lo aspettano anni d’intensa attività di rappresentanza a servizio del Papa. Fresco di berretta rossa, è alla corte di Federico II per caldeggiare l’avvio della crociata. Nel 1229 è diretto in Francia e interviene alle trattative di pace tra il re di Francia e il conte di Tolosa. Nei mesi successivi viaggia tra Alsazia, Belgio e Germania per promuovere un rinnovamento ecclesiastico che trova il clero locale molto freddo. L’estate dell’anno successivo lo vede in Danimarca e Norvegia per avviare un’azione di riforma della Chiesa scandinava. Ancora in Germania, dove indice un concilio nazionale, finito male per scarsa partecipazione del clero e resistente della nobiltà laica.

Tornato in Italia, nel 1231 è a Rieti dove nel frattempo si è stabilita la Curia papale; negli stessi risulta vescovo reatino un certo Odone, possibile ma non accertato che si tratti del Tonengo. Seguono, altri anni di viaggi e relazioni diplomatiche, compreso il tentativo di pacificare (1232) Impero e Comuni del nord Italia. Dal 1237 è in Inghilterra come legato pontificio, ha un buon rapporto con il re Enrico III e ottiene la fiducia del clero inglese, scozzese e irlandese, arrivando a convocare e presiedere, stavolta con successo, un concilio che definisce la riforma della Chiesa inglese. Di quell’evento, abbiamo anche un bella immagine nel manoscritto della “Chronica Majora” redatta a metà del ‘200 dal monaco benedettino Matteo Paris.

E’ in viaggio di ritorno in Italia all’inizio del 1241, per partecipare ad un concilio che dovrà sancire solennemente la scomunica calata due anni prima su Federico II, ormai in guerra con il Papato. Precluse dagli imperiali le vie di terra, s’imbarca a Genova con altri prelati, ma la flotta è intercettata e sbaragliata da quella inviata da Federico. Anche Ottone è fatto prigioniero, ma gli è consentito partecipare al conclave che a fine ottobre elegge papa Celestino V (ben noto per il “gran rifiuto”) dopo la morte di Gregorio IX. Lo storico del Medioevo Pietro Silanos ipotizza che l’autorizzazione alla trasferta sia stata data dall’Imperatore nella speranza che alla cattedra di Pietro fosse eletto proprio Ottone, con il quale alla fin fine non dovevano esserci rapporti del tutto malvagi!

Nel maggio 1244, una promozione, con il trasferimento alla sede episcopale di Porto e Santa Rufina. Seguono altri viaggi, altre missioni e incarichi di alto livello, compreso l’ennesimo tentativo di pacificazione con l’Impero, nonché la nomina a primo prorettore dell’Ordine degli Umiliati. Il cammino terreno di Ottone di Tonengo o da Casale termina probabilmente tra la fine del 1250 e i primissimi giorni del 1251 a Lione, dove viene sepolto nella chiesa dei Domenicani.

aldo timossi (1 - continua)-

prossimo personaggio: il vescovo Oberto Catena

FOTO. Ottone mentre presiede il concilio di Londra (dal manoscritto Chronica Majora di metà '200).

Pubblicato sul cartaceo di venerdì 12 aprile 2024.