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La 'nostra' autostrada, di Aldo Timossi

Quattro villaniovesi i primi al casello di Casale

E’ argomento del giorno, il tema delle concessioni autostradali. Revocare o confermare con penali miliardarie? Nel calderone, anche il nastro che attraversa il Casalese, la A26, Voltri-Sempione, alias Autostrada dei Trafori. Da Casale, poco più di un’ora per raggiungere Domodossola. Altrettanto per Genova, e da lì scendere nell’Italia centrale, pur se ad oggi bisogna attendere ancora qualche mese per il nuovo viadotto sul Polcevera, dopo il noto crollo del 14 agosto 2018 (lo percorsi due giorni prima, nel consueto itinerario verso Roma, oggi meno agevole, dovendo arrivare a Piacenza, viaggiando dietro ai TIR sulla A21 To-Brescia, e scendere a Bologna-Firenze).

Di arrivare rapidamente verso il Piemonte settentrionale, nel Casalese si discuteva già dall’inizio degli anni Trenta del secolo scorso. Pur se, per realismo rispetto alla situazione viaria dell’epoca, le ipotesi erano meno precise di quanto poi sarà realizzato. “Il Monferrato” del 29 maggio 1932 pubblica una cartina, disegnata dall’ingegner Piero Marchino, immaginando un percorso veloce tra Casale, Crescentino e Chivasso, sulla sponda sinistra del Po. Con quale scopo? Allungare l’ipotizzata camionabile da Genova, e con il nuovo tracciato “allacciare - secondo il parere del Rettorato di Vercelli, già Consiglio provinciale - vaste regioni industriali, agricole e turistiche (Biellese, Novarese, Vercellese, Canavese, Valle d’Aosta, Valsesia e regione laghi)”. Non se ne fa nulla, anche perché nell’Alessandrino c’è indifferenza, di qua o di là, basta che la nuova arteria passi dal capoluogo! 

Passa un certo entusiasmo del Ventennio per nuove strade, che pare siano priorità dell’agenda di Mussolini (le farà anche in Africa), passa la seconda grande guerra. Quasi a sorpresa, sul giornale del 26 marzo ’54 troviamo un piccolo “tamburo” a fianco della testata: “Attendiamo l'interessamento di tutti, e particolarmente delle Autorità, perché l'autostrada Genova-Europa Centro Occidentale passi da Casale”. L’anno dopo, i desiderata sono precisati. E’ il direttore del “Nuovo Monferrato”, Mario Verda, a richiamare l’attenzione di autorità e cittadinanza (giornale del 20 maggio ’55), perché, rispetto a un ipotizzato collegamento Genova-Monte Bianco, si convincano gli “Organi statali competenti ad adottare, per tale autostrada, un percorso che toccasse anche la città di Casale”. Si cita la vecchia idea del percorso verso Chivasso, ma senza una particolare difesa. Pare di capire che l’importante sia aprire al Casalese la via verso le frontiere alpine del nord, pur se, stando con i piedi per terra, l’ipotesi di arrivare verso Ivrea, e da lì, in Val d’Aosta, quindi in Francia e Svizzera.

Per pensare al Sempione, e arrivare alla gestazione della A26, occorre un salto di quasi dieci anni. A Genova s’insedia un comitato che ha l’incarico di impostare concretamente i problemi connessi alla realizzazione di un’autostrada per Alessandria e la Val d’Ossola. Casale è presente con il sindaco, Luigi Tartara. Il progetto piace alla Società Autostrade, emanazione IRI, che con ANAS sta per avviare i lavori della Milano-Napoli; trattandosi di società statale, è naturale che metta sul tavolo progetti visti con favore da Governo e Parlamento. Nella fattispecie, si tratta di mettere in cantiere un’opera necessaria, perché destinata ad alleggerire la Genova-Serravalle, per la quale si prevede l’aumento del traffico, già eccezionale.

Nei mesi successivi, giunge forse qualche voce a Casale, nel senso che l’opera possa fermarsi, almeno in un primo tempo, ad Alessandria. Nel settembre ’65, il Consiglio comunale si fa premura di chiedere “il prolungamento oltre Alessandria, sulla direttrice Casale-Vercelli-Sempione, della progettata autostrada Turchino-Genova-Ovada-Alessandria”. In assenza di risposte rassicuranti, un anno dopo parte un appello delle Province di Alessandria, Novara e Vercelli. Il CIPE ha approvato il tratto Voltri-Ovada, con innesto sulla Torino-Piacenza, ma “deve essere inteso solo come il primo tronco del grande asse autostradale che, dipartendosi dalla metropoli genovese, raggiungerà il Sempione, per innestarsi nelle vie di traffico per il Centro e il nord dell’Europa”. La richiesta è supportata, tra l’altro, da studi del CEDRES di Alessandria (responsabile, il casalese Carlo Beltrame) e dell’IRES regionale (diretto anche da Beltrame, per una “parentesi”, come ebbe a definire quel periodo).

Estate ’67. E’ Luigi Angelino (seguirà negli anni l’avanzamento dei lavori, fino al viaggio inaugurale sul percorso completo) a firmare, sul giornale dell’1 luglio, il resoconto di un meeting del Lions Club, durante il quale è finalmente illustrato il tracciato dell’autostrada, fin oltre Novara. Previsto il passaggio a ovest di Alessandria, quindi scongiurato il rischio che, pressioni lombarde, possano deviarne il disegno verso il Pavese. Conferma del passaggio verso Casale, quattro mesi dopo, con l’approvazione da parte della Regione Piemonte. A Casale c’è grande soddisfazione. Si può anche ironizzare (“Il Monferrato”del 25/11/67) sul vantaggio per le “falene” liguri che frequentano la zona cimitero, di avere un collegamento auto agevole e veloce da Genova, invece di dover prendere la “più modesta automotrice del Genova-Biella, che le scarica a Casale alle 21,40, e poi aspettare l’alba per il ritorno”!

Arriva la legge nazionale con il nuovo piano della grande viabilità, e la società Autostrade mette in cantiere i progetti esecutivi. Il 22 dicembre ’71 vanno in appalto i lavori Genova-Alessandria, con la diramazione da Predosa su Tortona per il collegamento con la Milano-Serravalle. Nella primavera ’73 arriva la prima ruspa anche sul tratto per Casale-Stroppiana con diramazione verso Santhià, che in un primo tempo pareva destinata a iniziare intorno a Villanova Monferrato. Modifica che fa gioco a Casale, perché giustifica la richiesta di un casello nord, oltre a quello già disegnato a sud, e tra i due solo il viadotto di 1200 metri sul Po.

Procedono senza intoppi i lavori tra Ovada e Predosa, aperto al traffico nell’ottobre ’76. Meno di un anno dopo, veicoli in marcia anche fino a Genova e ad Alessandria. Qualche problema per il tratto casalese: è occorsa una modifica del progetto, prevedendo di passare in galleria la collina in zona Valdolenga di San Salvatore. Si perde oltre un anno di tempo, e solamente dal giugno ’78 si può viaggiare da Casale nord ad Alessandria.

La prima auto al casello, targa AL301179, porta a bordo quattro villanovesi: il conducente Enzo Badino, la moglie Maria Rosa, Frediano e Ada Demichelis. Sulla A26 il transito si fa più intenso, potendo arrivare fino alla Liguria. Soddisfazione anche per i monferrini che nel fine-settimana vogliono gustare, senza troppa fatica alla guida, un buon piatto di pesce! 

Il mese successivo, l’autostrada raggiunge Stroppiana con diramazione Santhià, che porta sulla Torino-Milano e prosegue per Ivrea, dove s’innesta sulla Torino-Aosta. Per tanti anni, la Voltri-Sempione si fermerà qui, poiché nel frattempo la crisi petrolifera ha portato dell’approvazione di una legge (492/75) che prevede il blocco delle nuove costruzioni autostradali. 

Inaugurando, nel novembre ’82 la variante di Trino-Pontestura, il ministro Franco Nicolazzi, rilascia una lunga intervista ad Angelino e ai colleghi Mauro Demichelis e Mauro Facciolo, trattando anche dell’incompiuta autostrada. Ha parole che rassicurano.....

In effetti, superato il blocco, con una nuova legge che approva il Piano decennale della grande viabilità, passano pochi mesi e si rimettono all’opera i cantieri fino a Gravellona. Nel frattempo, luglio 1980, è aperto il casello di Casale sud, primo passaggio, innaffiato dall’immancabile spumante (Champagne?), per una vettura targata Catania.

Bisogna attendere il 14 dicembre ’87 per arrivare in autostrada fino a Ghemme, quindi il 1988 per raggiungere Gattico. Solamente nel dicembre ’94, è percorribile tutto il tracciato da Genova-Voltri fino a Gravellona. In totale poco meno di 200 chilometri, con decine di gallerie, in una delle quali, nel tratto di Masone, poche settimane fa è crollata una parte della volta, inducendo la Concessionaria ad avviare il controllo di tutte le gallerie della rete autostradale, utilizzando anche la tecnologia georadar.

Il nastro autostradale A26 finisce nell’Ossola, ma prosegue a nord come strada statale del Sempione, fino all’elvetica Briga, raggiungibile da Casale in due ore e mezza, sempre che il valico non sia chiuso per nevicate, e rammentando che in Svizzera, per viaggiare su autostrade e semiautostrade, occorre un “bollino” del costo di 40 franchi (circa 35€). 

Da Domodossola, a destra si raggiunge la Valle Vigezzo, valle “dei pittori”, con il bel santuario della Madonna del Sangue. Proseguendo invece lungo il corso del fiume Toce, si apre la Valle Formazza, semplicemente “la Formazza” (uno dei personali luoghi del cuore, fattomi conoscere illo tempore dall’amico Vanni Giachino, editore di questo giornale).....

aldo timossi

ARTICOLO COMPLETO NEL NUMERO DI VENERDI'