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Carlo Vidua, Conte di Conzano, nell’Egitto di Muhammad ‘Ali

Incontro con Emilio Champagne, Roberto Coaloa, Sergio Griffa e Alessandro Roccati.

 

  

L’incontro di Domenica 16 novembre, alle ore 16, presso Villa Vidua di Conzano, propone la scoperta dell’Egitto all’epoca del viaggio di Carlo Vidua. Il Conte di Conzano incontrò il rappresentante dell’Impero Ottomano al Cairo, il viceré Muhammad ‘Ali, considerato il fondatore dell’Egitto moderno.

Racconta lo storico - e biografo di Vidua - Roberto Coaloa: «La descrizione del viceré che propone Vidua nei suoi taccuini inediti è assai diversa da quella “ufficiale” delle sue lettere scritte al padre. Il ritratto è arricchito da aneddoti sulla vita militare dell’epoca e da un inizio originale: “Fa come l’ape, cerca prender informazioni da ogni parte, istruirsi, conoscere, imparare. Cominciò la sua educazione provetto, imparò a leggere e scrivere a 35 anni”. Vidua incontrò Muhammad ‘Ali, un mercoledì sera, il 19 gennaio 1820. Vidua era approdato ad Alessandria d’Egitto il 27 dicembre 1819. Da qui si trasferì a Rosetta il 30 dicembre, continuando il viaggio in barca fino al Cairo, dove arrivò il 6 gennaio 1820. Il Conte di Conzano ammirò le piramidi e scrisse su un taccuino, rammentando la Prima Battaglia delle Piramidi di Napoleone, il 21 luglio 1798: “A destra Battaglia delle Piramidi. Veramente sublime quel detto di Bonaparte: Soldats, songez que du haut de ces pyramides, quarante siècles vous contemplent”. Al Cairo, domenica 9 gennaio 1820, Vidua conobbe Bernardino Drovetti. Martedì 11 gennaio, al mattino, il viaggiatore incontrò Antonio Lebolo, che nei giorni seguenti organizzò il viaggio sul Nilo per l’illustre ospite. I due piemontesi, Drovetti e Lebolo, sono i pionieri dell’egittologia nascente, proprio grazie all’appoggio illimitato di Muhammad ‘Ali. Il Pascià era considerato dai contemporanei il vero sovrano dell’Egitto piuttosto che un suo governatore. Grazie alla fiducia incondizionata concessagli da Muhammad ‘Ali, unita alla sua abilità e spregiudicatezza negli affari, Drovetti acquisì un notevole peso politico nel governo dell’Egitto. Ciò gli permise di coltivare anche la propria passione per le antichità, creando la famosa collezione – La Drovettiana – a giudizio di Vidua “la più copiosa e la più ricca di quante ne esistono” e diventando presto il monopolizzatore, per così dire, nel settore della ricerca archeologica con cui doveva scendere a patti chiunque intendesse effettuare campagne di scavo nell’antica terra dei Faraoni».

 

I relatori della giornata, attraverso materiale inedito, racconteranno quel viaggio di Vidua in Egitto, preludio alla nascita del Museo Egizio di Torino. Non solo, parte delle collezioni egizie di Drovetti e di Lebolo furono acquistate dal re francese o dallo zar di Russia. Altre piccole collezioni finiranno nelle mani di privati. Una parte delle collezioni di Lebolo, ad esempio, furono conosciute e poi acquistate in America.

Emilio Champagne è Presidente dell’Associazione Culturale Terra Mia di Castellamonte e cofondatore dell’Archivio Audiovisivo Canavesano. Ricercatore di storia e tradizioni canavesane, ha pubblicato numerosi libri e articoli su riviste specializzate. A Conzano illustrerà alcuni documenti inediti su Antonio Lebolo, come l’atto di battesimo, quello di matrimonio (a Venezia, nel 1824, Lebolo sposò una ragazza africana che aveva conosciuto in Egitto) e l’intricato testamento.

Roberto Coaloa, professore di Storia dei Paesi Danubiani e dell’Europa Orientale all’Università Sorbona di Parigi, è il più importante studioso di Carlo Vidua. Ha pubblicato, oltre cento articoli sul conte di Conzano e alcuni saggi fondamentali, tra i quali: Carlo Vidua e Alexis de Tocqueville. Il viaggio nell’America della democrazia; Carlo Vidua, un romantico atipico; Carlo Vidua e l’Egitto; L’eredità Vidua. Luigi Leardi, la classe politica dell’altro Piemonte e la nascita del primo Istituto Tecnico d’Italiae Lord Byron, Santorre di Santa Rosa e Carlo Vidua nella Rivoluzione greca.

Sergio Griffa è responsabile delle relazioni esterne per Piemonte e Liguria della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Spiegherà come il papiro di Hor, che era stato di Lebolo, finì in America e diventò un importante documento per la dottrina della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

Nato a Torino nel 1947 ha conseguito la laurea in ingegneria civile con successiva assunzione come dirigente presso la Regione Piemonte. Direttore di una società di servizi per l’edilizia del Piemonte, ora è un libero professionista. Ha pubblicato: I Mormoni. Chi sono veramente?

Alessandro Roccati è professore emerito di Egittologia all’Università di Torino, Socio dell’Accademia delle Scienze di Torino.

Docente universitario dal 1972, ha insegnato nelle Università degli Studi di Genova, Torino e Milano. Professore all’Università di Ginevra, all’École pratique des hautes études di Parigi e all’Università Jagellonica di Cracovia. Dal 1987 al 2005 è stato professore ordinario di Egittologia a Roma. Dal 1991 ha diretto la missione archeologica in Egitto e Sudan della Sapienza - Università di Roma.

Ha curato l’edizione a stampa dei taccuini egiziani di Vidua. Per le Memorie dell’Accademia delle Scienze di Torino, ha pubblicato (con Laura Donatelli), il volume Alle origini dell’Egittologia e del Museo Egizio di Torino. Nel 2025 sono usciti i seguenti volumi: (con Elvira D’Amicone) Questo è cosa stupenda. Il museo egiziano descritto da Champollion; Sapienza egizia. La letteratura educativa in Egitto nel secondo millennio a.C.; Vita e potere nell'Egitto più antico. La documentazione storica di età menfita.

 

 

L’INCONTRO A VILLA VIDUA DI CONZANO

 

Di Bernardino Drovetti e di Carlo Vidua parleranno diffusamente Coaloa e Roccati. L’incontro di Conzano, però, intende far conoscere al grande pubblico quello che solo in maniera superficiale parrebbe un semplice aiutante di Drovetti. Si tratta di Antonio Lebolo. Era nato il 22 gennaio 1781 a Castellamonte, città del Canavese, oggi famosa per la lavorazione della ceramica e della produzione di stufe. Sedicenne sposò Maria Marchetto (che morirà il 7 novembre 1821). Diciottenne si arruolò volontario nell’esercito napoleonico, che nel 1799 aveva invaso il Piemonte. È il momento decisivo. Lebolo conosce Drovetti, che dopo mille peripezie, dopo la Restaurazione, lo nomina suo braccio destro in Egitto. Drovetti era un ex soldato di Napoleone con un passato militare di tutto rispetto. Dopo la restaurazione dei Borboni in Francia conservò il titolo di console francese in Egitto; vestiva uniformi splendenti, portava trionfalmente basette e lunghi baffi, diffondeva un incontenibile senso di autorità che derivava dalla grandeur di cui era rappresentante ufficiale.

Lebolo, invece, aveva una grande barba e vestiva alla maniera araba. Era un avventuriero di prima classe, avido di facili guadagni, visionario di future glorie. Dal mattino presto a notte fonda, Lebolo scavava nella Valle dei Re, nell’antica Tebe. Le sue scoperte furono eccezionali. In una tomba a pozzo a Qurna, Lebolo trovò numerose mummie, le migliori arrivarono a Torino con la collezione Drovetti, altre a Berlino e a Londra, altre ancore raggiunsero l’America. Drovetti prese il merito di queste imprese e conobbe in vita la fama, grazie anche a Chateaubriand, che lo immortalò nei suoi libri. Lebolo, invece, rimase nell’ombra: fece il lavoro sporco, protetto dal viceré ottomano, comandando duecento uomini, a volte trecento, armati di pistole e sciabole.

Tornato in Europa, Lebolo, oltre alle mummie, portò nel cospicuo bagaglio altri tesori e presentò, ritornando a Castellamonte, la nuova moglie, battezzata e sposata a Venezia (allora territorio asburgico) nel giugno 1824. Come si legge dal documento ufficiale del matrimonio, «Il Signor Antonio Lebolo, al presente domiciliato in Alessandria di Egitto» sposa una donna di colore, che la fonte storica nomina come «Anna Maria Darfour». Lebolo morirà nel suo paese il 19 febbraio 1830, ma la storia non è ancora finita.

Il suo papiro di Hor ebbe un impatto fondamentale sulla dottrina della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Prima della sua morte, Lebolo preparò un testamento disponendo la vendita di quello che rimaneva della sua collezione, che Vidua, prontamente, in Egitto, aveva giudicato di gran valore. Il documento legale citava undici mummie. Questo documento, datato 30 luglio 1831, eleggeva Giovanni Metua amministratore dei beni dei figli di Antonio Lebolo ed elencava i beni del defunto, ovvero le undici mummie consegnate al signor Albano Oblassa in Trieste affinché potesse venderle. Le undici mummie furono spedite da Trieste a New York, dove, nel 1833, furono acquistate da Michael Chandler, personaggio eccentrico che raccontava di essere figlio di Lebolo. Nei due anni seguenti Chandler girò la nascente democrazia americana, mettendo in mostra le mummie e vendendone alcune.Nel luglio del 1835 Chandler si recò con le restanti quattro mummie e i papiri associati a Kirtland, allora sede della Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni. Chandler vendette la collezione egizia a Joseph Smith, predicatore e guida del movimento. Smith aveva pubblicato nel 1830 The Book of Mormon, raccogliendo migliaia di membri, che furono comunemente identificati come mormoni. Secondo la tradizione, Smith avrebbe scoperto che uno di quei rotoli conteneva gli scritti del patriarca biblico Abramo e fu ispirato nel 1835 a redigere The Book of Abraham, compreso nelle opere canoniche della Chiesa.

FOTO- Al centro Bernardino Drovetti. Antonio Lebolo è il primo in piedi a sinistra, vestito alla maniera araba.