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Paesaggi sonori & Architetture Risonanti

Incontro con la ricercatrice e artista Sofia Boarino, conzanese d’adozione

  Tutto è suono: e attraverso il suono riconosciamo e ci riconosciamo nel mondo. Lo sapevano gli antichi progettisti dei teatri greci, “campioni” di acustica, e gli artefici delle geometrie delle chiese medievali (un esempio, il Battistero di San Giovanni a Pisa, la cui cupola restituisce una perfetta polifonia di voci). Ne hanno poi perfezionato la teoria “ecologisti sonori”: Murray Schafer, esponente del Soundscape movement negli anni ’70, Heinrich Keller, Bernard Krause. La più celebre Yoko Ono si lanciava in esercizi di “attivazione sonora”: urlare contro il muro, contro il vento e contro il cielo. Questi personaggi erano, comunque accomunati dal desiderio di preservare la grande “sinfonia del mondo” e di ridare dignità al suono, annichilito dal cosiddetto “oculocentrismo”, dalla glorificazione dell’aspetto visivo.

Si inseriscono in questo solco di idee il lavoro e l’arte di Sofia Boarino, conzanese d’adozione (più precisamente di San Maurizio), che domenica ha incassato un “sold out” di presenze all’Auditorium San Biagio con l’incontro “Paesaggi sonori & Architetture Risonanti”. Ricercatrice e artista, Boarino è specializzata in neuroarchitettura, lighting design e architettura sonora, in forza un lungo e “stellato” portfolio di progetti: il più recente, “Sound Greenfall”, è stato selezionato per la Biennale di Venezia 2025 dal curatore Carlo Ratti.

Boarino rigetta il monopolio della dimensione visiva e “oculocentrica” nell’architettura e nel design. I suoi rendering “risonanti” sposano, invece, un approccio umanistico-sensoriale che individua nel suono, e in particolar modo nella “biodiversità” sonora, la formula per riconoscere e soddisfare i fabbisogni psicofisici. Non più isolamento, schermatura e riduzione acustica, ma l’incastro del “paesaggio sonoro” nel puzzle architettonico.

La giovane ricercatrice riassume la lezione dei Maestri del passato. Nell’orbita del Soundscape Movement Murray Schafer, convinto che il mondo sia un’immensa sinfonia in continuo riverbero, si scaglia contro i paesaggi industriali e post-industriali, colpevoli di aver oscurato la biodiversità sonora con i loro rumori meccanici. Per tornare ai suoni indistinti dell’ “hi-fi landscape”, l’ecologo acustico punta alla rieducazione dell’orecchio attraverso “passeggiate sonore”: un’esperienza rivissuta l’anno scorso in un workshop in Toscana. Heinrich Keller parla, invece, di “archeologia” del suono e di “restauri” sonori, mentre Bernard Krause introduce le “nicchie acustiche”. Un calderone teorico e di idee a monte che ha forgiato il modus operandi e l’expertise di Boarino, progettista di “architetture risonanti” che si insinuano negli spazi quotidiani, ad uso e beneficio neuro e psicofisico delle comunità.

Reca la sua firma “Sound of Etna”, padiglione sensoriale che rende percettibili i suoni e gli infrasuoni (normalmente tra i 10 e i 20 Hz) emessi dal vulcano più alto d’Italia e d’Europa, peraltro dotato di uno spiccato “talento canoro”. Per questo progetto Boarino ha collaborato con gli scienziati dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia di Catania.

Lasciamo la Sicilia e varchiamo il confine italo-elvetico. A Chiasso possiamo ammirare, e “ascoltare”, “Hit the Beat”, vincitore nel 2021 del Premio Premio “SWISSENGINEERINGTICINO”. Si tratta di una avanguardistica “cittadella” architettonica, completa di Università delle Arti Sperimentali e Musica Elettronica e rivoluzionaria concert hall, nella quale il concept fondante è il paesaggio sonoro permeato dalla ferrovia, catalogato in una “libreria” acustica a cielo aperto che a sua volta funge da identikit “timbrico” della cittadina di frontiera, importante capolinea subalpino di direttrici che provengono da nord e da sud. Svetta, in particola modo, il padiglione “Train forest” che entra in risonanza con lo sferragliare dei treni in movimento.

Approdiamo quindi alla recente “Sound Greenfall”, esposta all’ultima Biennale di Venezia. La “cascata di suoni verdi” è una scultura sonora, posizionata in un giardino fiorito di menta, che parla di bioacustica, ecologia e neuroscienze. Una serie di lastre metalliche emette una vera e propria “serenata” che allieta uomo e vegetazione, con una specifica frequenza sonora scientificamente studiata da Boarino in team con esperti delle Università di Harvard e di Cambridge (per le neuroscienze) e del CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche di Firenze.

Il gruppo ha monitorato l’attività elettrica della Mentha Pulegium, specie simile alla menta romana, e del cervello dell’uomo. I risultati sono stati incredibili: la menta è cresciuta più rigogliosa e “felice” mentre sulla componente cerebrale esposta, Boarino e colleghi hanno rilevato un incremento, nel lobo parietale, dell’attività cerebrale alfa, responsabile del rilassamento, dell’introspezione e della rigenerazione cognitiva. Ma non solo. I benefici delle “serenate” si sono mantenuti anche dopo l’esposizione al suono.

Con le sue lamine vicine una dall’altra che “spezzano” il paesaggio, “Sound Greenfall” immerge i visitatori in un bagno sonoro mentre ammirano i colori e la natura circostante, completa dei sui profumi, uscendone rigenerati. Lo scopo principale di questa installazione – afferma Boarino – è quello di “tagliare” la differenza emotiva e teorica che ci separa dalla natura: a livello biologico e cellulare abbiamo bisogno delle stesse cose. La designer l’ha pensata per i luoghi di cura, dalle cliniche ai centri di riabilitazione, fino ai giardini botanici e alle scuole.

 

Paolo Giorcell