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Santi, beati, venerabili (9)

Beato Franceschino da Casale e Guglielmo detto di Monferrato
Molti secoli addietro, vissero figure native di Casale ma quasi del tutto sconosciute. Se ne trova notizia “navigando” a lungo su internet, sfogliando a video repertori, edizioni librarie e documenti altrimenti reperibili con difficoltà, spesso in biblioteche straniere (quanti libri pregiati, con timbro di biblioteche o enti religiosi italiani, si trovano in raccolte pubbliche straniere, s’immagina presi…a prestito nel periodo della seconda grande guerra!). E’ il caso dei beati Francesco o Franceschino da Casale e Guglielmino di Monferrato, vissuti rispettivamente nel ‘400 e nel ‘200.
Dagli “Atti de’ santi che fiorirono ne’ domini della reale Casa di Savoja”, edizione 1757, sappiamo di Francesco che “nacque in Casale di Monferrato, e se a cagione della sua piccola statura fu chiamato Franceschino, per la santità però della vita fu grande davanti a Dio, e davanti agli uomini”. Siamo forse di fronte ad una sorta di uno e trino, poiché di Francesco da Casale, consultando più fonti se ne trovano altri due! Un beato Giovanni Francesco, già “canonico lateranense”, defunto nel 1508 a Fiesole (Ponso, “Duemila anni di santità in Piemonte”); un francescano che nella seconda metà del ‘500 guarisce il marchesino Antonio Theodoli “dandogli da bere alcune poche fila” del saio miracoloso del beato Felice di Cantalice.
Prestando fede agli “Atti” – in qualche modo garantiti dal profilo dell’autore, fecondo agiografico e storico della Chiesa, nonché dall’altisonante “Regia stamperia” - il “nostro” beato Franceschino nasce a Casale nell’ultimo scorcio del 1300. Sentita la vocazione fin da giovane, decide di entrare nel convento agostiniano di Santa Croce, alla periferia di Mortara, appartenente ai Canonici Mortariensi. “Se pei suoi angelici costumi fu ben tosto sollevato al grado di diacono , per la sua profonda umiltà , che lo faceva avere bassissima opinione di sé, non volle salire più oltre , imitando il santo d'Assisi di cui egli portava il nome”. Di fatto ha il ruolo di portinaio. E’ “discreto nel parlare, dolce nel conversare, con faccia d’angelo”.
Già in vita si attribuiscono miracoli grazie alla sua intercessione: molti afflitti da malattie incurabili bussano alla porta della Canonica, lo incontrano e vengono subito risanati. E’ amico dei poveri, misericordioso, pieno di compassione. Un prodigio è descritto nei particolari. Un giorno che davanti al convento c’era più ressa del solito, chiede al priore di poter distribuire quel poco di vino avanzato nella brocca della mensa; esce, distribuisce vino a tutti, “e ben si vide che erasi moltiplicato nelle mani del Servo di Dio, perché non ve n'era avanzato tanto , che potesse bastare per quel numero di persone”. Il prodigio si ripete nei giorni successivi, e si moltiplica anche l’olio, e dura per molti mesi. Va sovente in estasi, la notte di Natale - si legge negli “Atti” - la Beatissima Vergine gli presenta visibilmente il Bambino Gesù, che lui abbraccia “con quel contento di cuore, che non si può spiegare con parole”.
Cessa di vivere in età avanzata, intorno al 1450/52: “Pieno di giorni, ricco di meriti e chiaro per miracoli, muore nel monastero, ivi è sepolto” e continua a fare grazie a ricorre alla sua intercessione, “tanto nei bisogni spirituali, che nei corporali”. Purtroppo della sua sepoltura si perdono le tracce, essendo stato il convento semidistrutto durante le guerre. La festa era fissata nel giorno 13 luglio.
Se di Francesco da Casale se ne trovano ben tre, con il dubbio che si tratti della stessa figura indicata in tempi e posti diversi, arretrando di tre secoli si trova un beato altrettanto difficile da identificare. Si tratta di Guglielmo detto di Monferrato, indicato come “di nobile discendenza, parente prossimo se non figlio di un marchese di Monferrato che l’imperatore mandò in legazione nel reame di Arles e a cui affidò la quarta crociata”. Forse parente, certo non figlio! Il marchese crociato dovrebbe essere Bonifacio I, al governo del Monferrato dal 1192, chiamato nell'estate 1201 a sostituire Tebaldo III di Champagne, comandante della quarta crociata, morto poco prima. In effetti ebbe tre figli: Agnese, Demetrio e Guglielmo. Quest’ultimo sarà però il Guglielmo VI degli Aleramici, successore del padre dal 1207. Da escludere si tratti del religioso poi beato.
Chi era, dunque, Guglielmo? Lo si trova citato in molte cronache sulla vita di san Domenico, in vesti diverse: comunque originario “di Piemonte”, “nipote del cardinale Ugolino” vescovo di Ostia e futuro papa Gregorio IX, “notaio apostolico”, “vicecancelliere” della Santa Sede, “cardinale Guglielmo di Monferrato” (possibile, considerato che all’epoca oltre ai vescovi-cardinali il Papa nomina anche preti-cardinali e addirittura diaconi-cardinali, in funzione di suoi collaboratori in diocesi fuori Roma ), “vescovo di Modena” dove appare specificato come “G. di Savoia”!
Sulla sua figura seguiamo - con tutte le riserve dovute alla molteplicità di fonti e versioni - il sito “Santi e beati”. E’ un giovane con la vocazione religiosa. Lo troviamo a Roma nel 1217 per celebrare la quaresima, ospite del vescovo di Ostia Ugolino. Qui conosce Domenico di Guzmán, fondatore dei frati predicatori. Rimane conquistato dal suo modo di fare: ne nasce una cordiale amicizia. S’intrattengono su argomenti spirituali, sulla propria salvezza e su quella del prossimo. Ritrova Domenico a Parigi nel 1219, riceve l’abito dei Predicatori, quindi insieme iniziano una lunga peregrinazione, fatto di sacrifici, pasti mendicati di porta in porta, tanta preghiera.
La strada lo riporta a Roma, dove il papa Onorio III gli affida un incarico nella propria Curia (evidentemente quello di notaio-vicecancelliere). Dal 1222 al 1233 appare nella cronotassi dei vescovi di Modena, citato però come “Guglielmo di Savoia”. E’ a Bologna quando viene aperta la tomba di Domenico, morto nel 1221, ed è testimone di un episodio prodigioso: “sollevato il coperchio, sono avvolti da un intenso e soavissimo profumo, nonostante che il corpo fosse ridotto alle sole ossa”. Quando depone nella causa di beatificazione di Domenico è curiosamente indicato solo come “frater presbiter”, fratello prete.
Ancora inviato pontificio in molti Stati europei e d’Oriente, ha l’ultimo incarico come cardinale-vescovo di Sabina dal 1244 al 1251 – e qui è indicato come Guglielmo di Modena, dal precedente incarico vescovile - anno della morte.
aldo timossi (9 – continua)
FOTO. Dipinto di Franceschino da Casale, opera di Girolamo Tornielli (sec.XVI), dal complesso decorativo nella basilica di San Sebastiano, Biella