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Il vescovo Sacchi all'isral

Storia dei pellegrinaggi

Giornata importante giovedì scorso per il Corso di formazione di Geografia in Alessandria organizzato dall' ISRAL e dall' AIIG.

Relatore è stato mons. Gianni Sacchi, vescovo della Diocesi di Casale Monferrato. Tema: L'itinerario della pellegrina Egeria nella Terra Santa. Da un resoconto di un pellegrinaggio dal IV secolo ai giorni nostri.

Il vescovo ha iniziato col descrivere un efficace quadro della storia dei pellegrinaggi, soffermandosi particolarmente su quelli diretti in Terra Santa, sino a quando nel 1333 i Francescani iniziano e prendersi cura di questi luoghi; e poi avanti, sino ai giorni nostri. 

Quello di Egeria è un viaggio veramente eccezionale: Sinai, Egitto, Palestina, Mesopotamia. Particolarmente se si pensa al periodo storico: il viaggio si svolge tra il 381 e il 383. Altro elemento di eccezionalità è che la protagonista è una donna (un tale viaggio le era sicuramente stato sconsigliato da uomini di Chiesa e da Vescovi, per le difficoltà, i pericoli e anche per le insidie di immoralità). Eppure Egeria intraprende ugualmente questo viaggio. Perché?

Da quel che si può evincere dal testo stesso concorrono diversi elementi: innanzi tutto l'aspetto religioso e devozionale, ma anche la curiosità geografica. Il fatto che sia una donna, intelligente e colta, fa sì che noi abbiamo, dalla sua narrazione, estrema attenzione a tutta una serie di particolari che riguardano tutti i campi del sapere e dell'attività umana, e particolarmente gli aspetti liturgici. La viaggiatrice nella narrazione si rivolge spesso alle “consorelle”, probabili suore o monache di qualche convento cui la nostra Egeria era particolarmente legata dal lato affettivo. Per noi l'unica fonte è l'opera “Diario di viaggio”, scritta dalla stessa Egeria, scoperto ad Arezzo nel 1884 in un codice di pergamena risalente all'  XI secolo.

Purtroppo l'opera ci è arrivata monca: manca una parte iniziale ed una finale. Ma chi era Egeria? Possiamo solo formulare delle ipotesi. E' sicuramente una donna colta, influente, con notevoli possibilità economiche. Ha sempre con sé un seguito, è spesso scortata da militari, accompagnata da monaci e vescovi. Da dove veniva? Anche qui non ci può essere certezza assoluta, ma sembra probabile che provenisse dall'occidente europeo, tant'è vero che parla spesso del fiume Rodano, talora rapportato all'Eufrate. Andando più nel particolare appare tesi molto verosimile che venisse dalla Galizia e che fosse una ricca vedova, forse poi, dopo il viaggio, fattasi monaca o addirittura divenuta madre badessa. Il suo viaggio si può articolare in due parti (vedi cartina), il percorso attraverso i luoghi biblici e quello tra i luoghi di Gesù, con una descrizione molto precisa ed accattivante della liturgia. Estremamente interessante è che colleghi sempre i luoghi alla loro storia, basandosi sia su conoscenze personali (ricordiamo che era donna molto colta), sia su testimonianze di persone locali. Per quel che riguarda Gerusalemme si sofferma particolarmente e con grandi precisione ed efficacia sulle consuetudini e la liturgia della settimana santa, con attenzione precipua al venerdì santo e al giorno di Pasqua. Per il venerdì santo si mostra particolarmente colpita dalla partecipazione viva, corale e addirittura dal pianto di tutto il popolo.

C'è un aspetto estremamente interessante, riguardo al legno della croce di Cristo, che viene posto su un tavolo per la devozione dei fedeli: “Dopo che è stato deposto sulla tavola, il vescovo, seduto, appoggia le mani sulle estremità del legno santo e i diaconi, che gli stanno intorno in piedi, sorvegliano”. Ma cosa stanno a sorvegliare i diaconi? Subito Egeria stessa ne dà spiegazione: “Si fa una simile sorveglianza per questo, perché è consuetudine che, venendo a uno a uno, tutto il popolo,  sia fedeli che catecumeni, chinandosi sul tavolo, bacino il legno santo e passino oltre. E poiché, non so quando, si dice che uno ha dato un morso e ha rubato una scheggia del santo legno, ora viene sorvegliato dai diaconi, che stanno in piedi in cerchio perché nessuno che arriva osi fare di nuovo lo stesso atto”.

Quindi c'era qualche fedele talmente zelante che non si limitava a baciare la croce, ma la morsicava con l'intento di portarsene a casa un pezzetto. Solenne la celebrazione della Pasqua, in cui venivano anche battezzati i catecumeni, dopo la cosiddetta Mistagogia, cioè il fatto che i neofiti venivano istruiti sulla vita cristiana. Il catecumeno, uscito dal fonte battesimale, riceveva una scodella di latte, come inizio di nuova vita, quasi a ricordare il neonato che riceve il latte dal seno materno. Le lingue usate durante la cerimonia erano il greco e il siriaco. Il vescovo però parlava solo in greco, ma subito un presbitero traduceva il greco in siriaco, in modo che tutti potessero capire. Si potrebbe dire che in tal modo, già allora, avessero inventato la traduzione simultanea. Il testo a noi pervenuto si sofferma poi ancora sulla Pentecoste, sulla catechesi dopo il battesimo e sulla “Festa delle Encenie”, cioè “ (…) il giorno in cui la santa chiesa che si trova sul Golgota e che chiamano Martyrium fu consacrata a Dio; ma anche la santa chiesa che si trova all'Anastasi, cioè nel luogo in cui il Signore risorse dopo la passione, in quel giorno fu anch'essa consacrata a Dio”.

E più avanti: “Poi il terzo giorno sull' Eleona, cioè nella chiesa che è proprio sul monte dal quale il Signore salì ai cieli dopo la passione: all'interno di questa chiesa è la grotta nella quale il Signore insegnava agli apostoli sul Monte degli Ulivi. Il quarto giorno … “. Ma qui purtroppo il nostro manoscritto si interrompe.

Penso sia utile segnalare che l'interessante testo di questo mirabile viaggio di una donna nel IV secolo sia oggi rinvenibile presso le edizioni Paoline.

                                                                                           Evasio Soraci